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Cos’è la neve bagnata, il fenomeno che allarma l’ONU e Cortina

In un futuro non troppo lontano, sciare a Cortina d’Ampezzo potrebbe diventare impossibile, a causa di una particolare tipologia di neve, detta wet snow, neve bagnata o umida. Questo lo scenario allarmante che emerge dal report “State of Climate Services” dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), agenzia dell’ONU specializzata nella cooperazione e nel coordinamento internazionale sullo stato e il comportamento dell’atmosfera terrestre, la sua interazione con la terra e gli oceani, il clima e la conseguente distribuzione delle risorse idriche.

Cortina e il Bellunese, un caso studio per riflettere sul futuro

“State of Climate Services” è una relazione elaborata annualmente dal 2019 sullo stato dei servizi climatici, dove per servizio climatico, come da definizione fornita dall’ENEA, si intende “un processo interattivo e partecipativo volto a fornire informazioni climatiche per supportare i governi centrali, compagnie private e amministrazioni locali a gestire il rischio legato alla variabilità climatica”. Tra i 17 casi studio selezionati per il report 2022 compare la provincia di Belluno.

Nel dettaglio il Bellunese è stato sottoposto a uno “stress test climatico”, una metodologia che, unendo una classica valutazione del rischio a una analisi socio-economica, ha consentito di valutare quanto il rischio climatico possa impattare sull’economia della Provincia, con focus sulle 4 principali attività economiche locali: turismo, sport invernali, produzione industriale di occhiali e produzione di energia elettrica.

Come evidenziato nel report, nella regione alpina il cambiamento climatico in atto ha già fatto aumentare di 2°C la temperatura negli ultimi 120 anni a un ritmo superiore al doppio rispetto alla media globale con conseguenze drammatiche ad esempio sui ghiacciai. Aggregando mappe di rischio storiche e future riferite all’area del Bellunese, è stato possibile elaborare uno scenario per i decenni a venire per niente roseo, con un “aumento stimato fino al 6,2% del rischio climatico diretto e del 10,2% del rischio climatico indiretto a causa di eventi di ‘wet snow’ nel periodo 2036-2065”.

La wet snow, come premesso, è un fenomeno che potrebbe rendere impossibile la pratica dello sci, con profonde ricadute economiche. Cortina d’Ampezzo rischierebbe nell’arco di un decennio di trasformarsi da città olimpica invernale a “città senza sci”.

Cos’è la neve bagnata

A spiegarci cosa sia la wet snow e perché, pur essendo neve, mal si adatti alla pratica dello sci, e non solo quello in pista, è il meteorologo Filippo Thiery.

“Quando ci sono precipitazioni con temperature al suolo, nei bassi strati dell’atmosfera, sotto lo zero, e a maggior ragione se parliamo di diversi gradi sotto lo zero (diciamo sotto i meno 5°C), i cristalli di precipitazione nevosa cadono aggrovigliandosi in fiocchi leggeri, ovvero costituiti da pochi cristalli o addirittura possono cadere singolarmente, depositandosi al suolo sotto forma di neve leggera e asciutta, non contenente acqua allo stato liquido. Il manto nevoso, cioè la neve che si è depositata al suolo, contiene molta aria oltre ai germi di ghiaccio, quindi troviamo acqua allo stato solido e di vapore, non allo stato liquido. Si tratta di una neve a bassa densità, tipicamente da 50 massimo 100 kg per metro cubo.

Quando le temperature sono più miti, ovvero nevica attorno allo zero o anche a qualche grado sopra lo zero (a 1°C, anche 2°C può ancora cadere neve) i cristalli tendono ad agglomerarsi maggiormente tra di loro, si umidificano e formano fiocchi più grossi e pesanti, che si depositano al suolo sotto forma di neve umida, molto più densa di quella asciutta. Una neve che arriva a pesare fino a 200 kg per metro cubo.

I livelli di umidità del manto nevoso possono dunque variare fortemente, da una neve asciutta (con cui non si riesce neanche a fare le palle di neve perché per quanto la si possa pressare rimane farinosa), a una neve umida, bagnata, molto bagnata o fradicia, a seconda della percentuale di acqua allo stato liquido che contiene. La neve umida o bagnata si pressa facilmente, ci possiamo fare le palle di neve. Pressandola non rilascia però acqua. Da quella molto bagnata o fradicia, se pressata moderatamente, si riesce a estrarre acqua allo stato liquido. 

Quando ci sono inverni molto miti con persistenza di regimi anticiclonici, si verificano condizioni di siccità, quindi non ci sono precipitazioni. Ma se abbiamo fasi molto miti dovute a flussi perturbati dai quadranti meridionali, succede che in pianura, collina e a quote di bassa montagna piove, mentre alle quote superiori si verificano precipitazioni nevose anche molto abbondanti. Gli inverni caratterizzati da nevicate record sono spesso inverni miti, in quanto queste correnti sono temperate ma anche cariche di umidità.

Il problema di questa neve qual è. Che cade a temperature attorno allo zero e presenta dunque un contenuto di acqua liquida particolarmente pronunciato. Il manto nevoso appare denso e pesante e dà luogo tipicamente a valanghe di neve bagnata o fradicia, valanghe molto pesanti e distruttive, spesso di fondo, in grado di coinvolgere cioè tutto il manto e non solo la parte superficiale, in grado di innescarsi e scorrere anche su pendii poco ripidi, inferiori al 30% di pendenza. Valanghe tra le più pericolose, che nel nostro clima sono tipiche del periodo primaverile, ma che chiaramente con inverni molto miti iniziano a verificarsi anche in quei mesi che dovrebbero essere i più freddi.” 

Cosa si può fare?

É possibile cambiare il destino di Cortina e del Bellunese? Esiste un solo modo per rimodulare gli scenari futuri: investire nel cambiamento. Come evidenziato nella introduzione del report, a cura del Segretario Generale WMO, Petteri Taalas, è essenziale puntare su fonti energetiche pulite e rinnovabili – solare, eolica, idroelettrica – e migliorare l’efficienza energetica. L’obiettivo di Cortina, dell’Italia e del mondo dovrebbe essere il “Net Zero”, emissioni nette zero di gas serra, allo scopo di contenere il riscaldamento climatico.

“Ci riusciremo soltanto raddoppiando la produzione di energia elettrica a basse emissioni entro i prossimi 8 anni”, evidenzia Taalas. Il tempo non è dalla nostra parte aggiunge – e il clima sta cambiando sotto i nostri occhi. Raggiungere il target del Net Zero entro il 2050 significa andare incontro a una completa trasformazione del sistema energetico globale.”

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2 Commenti

  1. Sarei proprio curioso di vedere tutti gli impianti di risalita di Cortina e I cannoni spara neve funzionare collegati DIRETTAMENTE a pale eoliche e pannelli fotovoltaici, senza apporto di energia elettrica prodotta da combustibili fossili, gas, nucleare francese. I gatti trasformati in e-gattidellaneve con batterione ricaricate come sopra. E gli alberghi riscaldati con il geotermico ovviamente!
    Quando avete finito di pettinare bambole, arricciate anche i peli del culo dell’orsachiotto!!!

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