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Stagione invernale a rischio: c’è un’alternativa alla monocultura dello sci?

La crisi energetica ha già iniziato a proiettare ombre cupe sulla prossima stagione invernale. Dopo l’inverno 2020/2021 con gli impianti chiusi a causa della pandemia e il 2021/2022 caratterizzato da una drammatica carenza di neve in tutte le Alpi, l’aumento dei costi del gas e dell’energia in generale potrebbe infliggere il definitivo colpo di grazia a un comparto turistico che garantisce la sopravvivenza di ampie porzioni di montagna in Italia. In particolare, tra alberghi che minacciano di non aprire e l’annunciato rincaro degli skipass, fino al 13% in alcune stazioni, la stagione sembra compromessa ancor prima di cominciare.

In questo scenario, esiste un’alternativa alla monocultura dello sci per proporre agli appassionati attività più economiche della giornata in pista e per garantire ugualmente agli operatori della montagna presenze turistiche nelle stazioni in quota?

“Le alternative esistono, ma non sono in grado di sostituire di punto in bianco lo sci – esordisce con realismo Martino Peterlongo, presidente nazionale del Collegio delle Guide Alpine – perché quello è il settore che sostiene economicamente le nostre montagne in inverno. Per fare un paragone, visto che parliamo di crisi energetica, è come parlare di energie rinnovabili: ci sono, ma non possono rimpiazzare da un giorno all’altro i combustibili fossili”. Eppure, la montagna post-Covid ha segnato ovunque un aumento di praticanti delle cosiddette attività dolci, cioè quelle maggiormente in armonia con la natura e con minore impatto sui suoi equilibri.

“Proprio l’inverno 2020-2021 – si inserisce nel discorso Enrica Fantini, referente del Piemonte per l’Aigae, l’associazione che raggruppa le guide escursionistiche e ambientali italiane – ci ha portato un boom di nuovi clienti tra coloro che non potevano andare a sciare e coloro che desideravano tornare a praticare attività all’aria aperta, magari in un ambiente e in un periodo dell’anno insoliti per loro. Proprio i cosiddetti neofiti hanno rappresentato la novità più interessante del nostro lavoro perché sono cresciuti enormemente coloro che venivano a ciaspolare per la prima volta. D’altronde è un’attività economica che non richiede una specifica preparazione fisica e regala grandi emozioni. A noi accompagnatori offre l’occasione per trasmettere i primi rudimenti di quella cultura della montagna che spesso manca. Gli ultimi due inverni sono stati senz’altro molto positivi da questo punto di vista, ma di sicuro non proponiamo attività in grado di portare voli charter o riempire gli alberghi”.

La percezione generale è che anche le discipline più tecniche come scialpinismo e arrampicata su ghiaccio hanno incrementato il numero di appassionati. “Confermo – prosegue Peterlongo – che i nostri corsi di avvicinamento allo scialpinismo hanno avuto grande successo sia quando gli impianti di sci erano chiusi, sia l’anno successivo. Così come la frequentazione delle palestre di ghiaccio che sono un ottimo modo per iniziare un’attività molto particolare in ambienti attrezzati e comodi da raggiungere. Parliamo comunque di nicchie di mercato molto diversificate in cui l’aspetto economico è determinante perché concorrenziale rispetto a uno skipass“.

Resta un elemento che crea molta incertezza tra gli operatori della cosiddetta montagna alternativa: la neve.
“La carenza di precipitazioni dell’inverno 2021-2022 ha sicuramente rappresentato un forte limite nel nostro lavoro perché non possiamo certo usufruire della neve artificiale. E abbiamo visto che il pubblico chiede espressamente la ciaspolata e l’escursione, cioè la neve. Senza quella, diventa dura per tutti, anche per i comprensori, ovviamenteconclude Enrica Fantino. “La nostra è una professione resiliente – aggiunge Peterlongo – perché abbiamo la possibilità di adattarci all’andamento delle stagioni proponendo anche attività alternative alla neve, come l’arrampicata. Ma è chiaro che in inverno, la gran parte dei nostri clienti vuole lo scialpinismo e il ghiaccio. I cambiamenti climatici creano anche a noi qualche difficoltà in più“.

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3 Commenti

  1. “…In questo scenario, esiste un’alternativa alla monocultura dello sci per proporre agli appassionati attività più economiche della giornata in pista..”
    Se una gita di scialpinismo è fatta in autonomia sono d’accordo che sia più economica di una giornata su pista da sci, ma se fatta con la guida direi proprio di no, soprattutto se non hai abbastanza soci coi quali dividere la spesa.

      1. Che è quello che ho detto io. Il mio commento era riferito all’incipit dell’articolo che spacciava per essere più economica una giornata con guida alpina rispetto ad una giornata sulle piste da sci

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