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Carso triestino, scoperta una enorme caverna sotto una dolina “che soffia”

Nel mondo sotterraneo del Friuli Venezia-Giulia, regione culla della speleologia italiana, è stata effettuata nel mese di agosto una scoperta eccezionale. Un team di speleosub ha raggiunto una caverna finora inesplorata, a una profondità di 350 metri, di dimensioni gigantesche: 160 metri di lunghezza, 50 m di larghezza per 60 metri di altezza. La cavità si colloca al di sotto di un avvallamento di origine carsica storicamente noto come Dolina Reka, nel territorio di Trebiciano (TS), non distante dalla Grotta di Trebiciano o Abisso di Trebiciano, sito in cui hanno preso il via le prime ricerche speleologiche, idrologiche e speleosubacquee della regione, considerato per oltre 80 anni l’abisso più profondo al mondo.

Ed è proprio dall’Abisso che ha preso il via la ricerca dell’enorme caverna, nell’ambito del programma esplorativo Timavo System Exploration, avviato nel 2013 in amichevole collaborazione fra la Società Adriatica di Speleologia (SAS) di Trieste e la Federation Francaise d’Etudes et de Sports Sous-marine (FFESSM) per aumentare le conoscenze sul percorso sotterraneo del fiume Reka/Timavo e le grotte ad esso collegate.

“Durante le sette edizioni, numerosi sono stati i successi e i risultati raggiunti, ma l’edizione 2022 ha superato ogni aspettativa”, il commento soddisfatto della Società Adriatica di Speleologia. Abbiamo raggiunto telefonicamente il Presidente della Società, Marco Restaino, per farci raccontare in prima persona il successo di questa edizione oltre le aspettative.

Per raccontare una storia bisogna partire dall’inizio. Qual è l’inizio in questo caso?

La storia inizia nel 1841 a Trebiciano, nel Carso triestino, zona notoriamente ricca di doline. In corrispondenza di una di queste fu aperta in quell’anno una grotta, seguendo una corrente di aria che fuoriusciva dal sottosuolo nei periodi di piena. Arrivati a una profondità di 250 metri, allargando strettoie e scendendo caverne e pozzi, gli speleologi si trovarono di fronte a un duomo sotterraneo enorme, sul cui fondo scorre un tratto del fiume Timavo. Questa è la Grotta di Trebiciano, che misura 330 metri di profondità, di cui 250 di pozzi e passaggi che conducono a questo immenso salone sotterraneo. Nel 2013, con l’avvio del programma Timavo System Exploration, gli speleosub francesi hanno ripreso a esplorare il percorso sotterraneo delle acque del Timavo.

Un bel salto nel tempo! E dal 1841 al 2013 non sono state effettuate esplorazioni?

La descrizione appena fornita della Grotta di Trebiciano possiamo dire che fosse tutto ciò che sapevamo fino all’agosto scorso. Nel 2013 è partita questa avventura italo-francese, per il cui avvio bisogna ringraziare in particolare Piero Luchesi che ne è stato il promotore.

Torniamo agli speleosub…

Gli speleosub francesi hanno iniziato nel 2013 a esplorare a monte, per capire da dove arriva l’acqua del fiume nella Grotta. Dunque centinaia e centinaia di metri di gallerie, trovando anche alcune piccole stanzette a pelo libero, in cui è presente aria e si può emergere. Successivamente li abbiamo spronati a puntare anche al sifone di uscita, ovvero al lago in cui sparisce l’acqua del Timavo nella Grotta di Trebiciano. E così nel 2016, trovato il passaggio giusto, hanno iniziato a esplorare delle gallerie sommerse. Sapevamo che in quella direzione sarebbero giunti a una grande, importante scoperta. E questa estate, trovato anche in questo caso il passaggio giusto, aiutati dalla visibilità molto buona dell’acqua, condizione insolita in quanto negli scorsi anni la visibilità era di un metro, quest’anno di 4/5 metri, finalmente sono sbucati in questa caverna oltre il sifone. Grande quasi quanto quella della Grotta di Trebiciano ma raggiungibile esclusivamente in subacquea.

In che senso “sapevamo che…”?

La nuova caverna, trovata seguendo il percorso sotterraneo del fiume, è in concomitanza di superficie con una dolina, la Dolina Reka, cioè “dolina del fiume”. Da questo avvallamento nei periodi di piena abbiamo notato che fuoriuscissero delle fortissime correnti di aria, che facevano presagire la presenza nel sottosuolo di una enorme caverna, in cui l’aumento dell’acqua nel periodo delle piene determinasse per un effetto di pistonaggio la fuoriuscita di tutta l’aria dalla dolina.

Una dolina “sbuffante” come quella che ha condotto alla scoperta dell’Abisso, quindi.

Sì. Ora abbiamo dunque in superficie due doline che con le piene soffiano, la Reka e quella in cui si apre la Grotta di Trebiciano. Anche la Dolina Reka è sicuramente collegata alla cavità sotterranea da alcuni passaggi che portano nel sottosuolo, ma non sono ancora stati scoperti e forse non verranno mai aperti, in quanto è stata raggiunta in subacquea.

Quindi potremmo immaginare un secondo abisso sotto la Dolina Reka?

Esattamente. Ad esserci c’è, sicuramente. Bisognerà vedere se ci saranno persone che vogliano fare della loro vita una missione, impegnarsi per decenni per aprire questi passaggi. Dubito che a breve ci saranno iniziative del genere anche perché ci sono cantieri più importanti da finire prima di iniziare a scavare nella Dolina, il cui proprietario non è tra l’altro così favorevole.

Tornando alla caverna scoperta ad agosto, il fiume la attraversa e prosegue. Potremo sapere mai dove vada a finire?

All’interno della nuova caverna il fiume continua il suo percorso misterioso in un altro lago di uscita. E lì si fermano le nostre conoscenze attuali. Ma noi, a valle dell’abisso di Trebiciano e della Dolina Reka, e quindi di questa nuova cavità, stiamo lavorando in un’altra grotta che si chiama Luftloch. Siamo arrivati a 250 metri di profondità e molto verosimilmente quest’anno riusciremo ad accedere alla grande caverna che ci aspetta sotto il fondo attuale della grotta. Il grande ambiente che si aprirà sotto i nostri piedi potrebbe essere un domani collegato alla caverna scoperta ad agosto.

Collegato in via subacquea?

Se guardiamo in superficie abbiamo la Grotta di Trebiciano, la Dolina Reka e la dolina della Grotta Luftloch. I subacquei potrebbero un domani entrare a Trebiciano, attraversare la grotta sotto la Dolina Reka, immergersi di nuovo e tornare nuovamente alla luce nel salone che potremmo trovare quest’anno sotto la Luftloch. Ci potrebbe dunque essere una giunzione di queste tre grotte, due con accesso in superficie e una no, creando un complesso di 1 km di lunghezza in cui seguire il fiume in subacquea.

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Un commento

  1. Che il Friuli fosse anche la culla della speleologia italiana proprio non lo sapevo.
    Sapevo lo fosse “solo” dell’alpinismo italiano, ecco alcuni vecchi nomi così quasi per caso: Comici, Cassin, Gervasutti, Cozzolino, Piussi, … ma non sto attento a distinguere fra i friulani e i triestini 🙂

    Bello, ma sempre loro da primi !?!?!? 🙂

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