RifugiTurismo

Cinque rifugi da non perdere in Valle d’Aosta

In Valle d’Aosta, ai piedi dei “quattromila” o di massicci minori, sorgono un centinaio di punti di appoggio a disposizione di camminatori e alpinisti.

Si indica spesso come “primo rifugio” valdostano quello inaugurato nel 1852 sui 3117 metri del Colle del Teodulo, tra Valtournenche e Zermatt. Un’epoca nella quale, in realtà, l’Ospizio del Gran San Bernardo aveva già molti secoli di storia alle spalle. I primi rifugi concepiti per gli alpinisti nascono nella seconda metà dell’Ottocento, sulle vie di salita al Monte Bianco, al Monte Rosa, al Gran Paradiso e al Cervino. La Capanna Margherita, completata nel 1893 sui 4554 metri della Punta Gnifetti del Rosa, è ancora oggi il rifugio più alto d’Europa.

I punti di appoggio dedicati ai camminatori, nella Vallée, sono tradizionalmente meno numerosi che sulle Dolomiti, e aumentano negli ultimi decenni del Novecento grazie alla popolarità del Tour du Mont Blanc (che interessa anche Francia e Svizzera), delle due Alte Vie valdostane e di altri itinerari di trekking.

Descriviamo quattro itinerari alla portata di tutti, verso rifugi di facile accesso e dedicati agli escursionisti, e un percorso ad alta quota, più impegnativo e delicato, verso il rifugio Quintino Sella del Monte Rosa. L’invito alla prudenza vale per tutti i nostri lettori, e su qualunque percorso.

Dalla Val Ferret al rifugio Bertone e a Courmayeur

(420 m di dislivello in salita, 990 m di dislivello in discesa, 3.30 ore, E)

Il rifugio che ricorda la guida Giorgio Bertone, accanto alle baite del Pré, è un posto-tappa lungo il Tour du Mont Blanc e offre uno straordinario panorama sul Monte Bianco e il suo massiccio. Consigliamo di raggiungerlo dalla Val Ferret e di scendere a piedi in Val Sapin.

Da Courmayeur, in auto o con i bus-navetta, si sale in Val Ferret fino a Planpincieux (1598 m). Si prosegue a piedi accanto alla strada fino al bivio (1600 m, il posteggio è vietato), si traversa la Dora e si seguono i segnavia 31 che accompagnano fino ai i casolari superiori di Leuché (1923 m, 1 ora). Il panorama è magnifico fin dall’inizio.

Il sentiero torna a destra (sud est) con una lunga diagonale, nel bosco di larici e poi attraverso dei pianori erbosi. Traversato un ripido pendio si raggiunge un cocuzzolo panoramico (2020 m) ai piedi del Mont de la Saxe e si scende al rifugio (1991 m, 0.45 ore).

Si riparte scendendo sul sentiero (segnavia TMB) che si abbassa verso la Val Sapin e sbuca su una strada sterrata (1470 m). La via segue verso le frazioni di Villair superiore e inferiore, e Courmayeur (1228 m, 1.45 ore). La discesa a Planpincieux richiede 1.30 ore.

Da Plan Détruit aI rifugio Champillon

(390 m di dislivello, 1.45 ore a/r, T)

Da Doues, tra la Valpelline e la Valle del Gran San Bernardo, una strada e una piacevole camminata portano al bel rifugio Champillon-Adolfo Letey, in vista del Grand Combin e del Morion. Si può proseguire verso il Col Champillon, traversato dal Tour des Combins e dall’Alta Via numero 1.

Da Doues, una strada a tornanti conduce in 11 km al Plan Détruit (o Debat, 2075 m), dove sono un posteggio e una croce. Di fronte, oltre la conca di By, si alza il Grand Combin. A piedi si segue la strada, si piega a sinistra scavalcando il Ru de By, e si sale per un sentiero tra i pascoli (segnavia 9) fino a una strada sterrata. Lungo questa, toccando le baite di La Chaz, si raggiunge il rifugio (2465 m, 1 ora).

La prosecuzione verso il Col Champillon (2710 m, 1.15 ore a/r), dove ci si affaccia sulla Valle del Gran San Bernardo e il lontano Monte Bianco, inizia risalendo a tornanti un ripido pendio, e poi piegando a sinistra per dossi erbosi e sassosi. La discesa dal rifugio a Plan Détruit richiede 0.45 ore.

Dalla Bettaforca al rifugio Quintino Sella

(930 metri di dislivello, 5.15 ore a/r, EE)

Il grande rifugio che la sezione di Biella del CAI ha dedicato nel 1885 a Quintino Sella, imprenditore, statista e fondatore del Club Alpino Italiano, è stato più volte ristrutturato ed è uno dei più accessibili punti d’appoggio d’alta quota della Vallée. Comodo e accogliente, serve per la frequentata salita ai 4225 metri del Castore. Si raggiunge per un sentiero faticoso, e che include un tratto attrezzato facile ma aereo, dove l’attrezzatura da ferrata è superflua per molti, ma può servire agli inesperti.

Da Gressoney-la-Trinité si raggiunge in auto il posteggio di Stafal (1825 m), e si sale con gli impianti al Colle della Bettaforca (2680 m), sullo spartiacque con la Val d’Ayas. Si continua a piedi sul largo sentiero (segnavia 9) che sale per ghiaie sul versante orientale della cresta, in vista del ghiacciaio del Lys.

Si tocca il Passo inferiore (2905 m) e poi quello superiore (3100 m) della Bettolina, poi si continua con percorso più ripido, tra i massi, superando un gradino morenico. Dove questo finisce si scende per la facile ma aerea cresta rocciosa, attrezzata con corde fisse e ponticelli, che supera un passo esposto e risale su rocce e ghiaie fino al pianoro dove sono il vecchio e il nuovo rifugio (3585 m, 3.15 ore), belvedere sul Castore, i Lyskamm e le vette del Monte Rosa. In discesa occorrono 2.15 ore.

Da Uselliéres al rifugio Chalet de L’Epèe

(580 m di dislivello, 3 ore a/r, E)

Il rifugio Chalet de l’Epée, sull’Alta Via numero 2, sorge su un terrazzo naturale ai piedi del canalone che sale al Col Fenêtre.

Da Valgrisenche capoluogo si sale in auto alla panoramica frazione di Bonne, e si prosegue a mezza costa in vista del lago artificiale di Beauregard. Una discesa a svolte porta a un posteggio e a un bivio (1790 m, 5 km da Bonne) che precede le poche case di Uselliéres.

Si segue a piedi la strada sterrata, e a un bivio si piega a sinistra (segnavia 9A) lasciando il tracciato per il rifugio Bezzi. Davanti al Dortoir Arolla (1910 m) si imbocca un sentiero che sale a tornanti in un magnifico bosco di larici secolari. Più in alto ci si affaccia su un pianoro erboso e si raggiungono le baite di Mont Forchat (2190 m).

Il sentiero riparte con una ripida diagonale, lascia a destra quello per il bivacco Ravelli e aggira un crinale di grandi massi. Dopo dei saliscendi si raggiunge una strada sterrata, si lascia a sinistra un alpeggio e si sale al rifugio (2370 m, 1.45 ore). Il panorama abbraccia il Monte Ormelune, la Testa del Rutor e il massiccio del Monte Bianco che chiude l’orizzonte a nord ovest. La discesa richiede 1.15 ore.

Da Thumel al rifugio Benevolo

(430 m di dislivello, 2.45 ore a/r, T/E)

L’accogliente rifugio Benevolo, eretto dalla Sezione di Torino del CAI e ceduto qualche anno fa alla guida Mathieu Vallet, sorge su un cocuzzolo erboso alla testata della Valle di Rhêmes, in vista della Granta Parei e di altre cime, ed è il punto di partenza di traversate escursionistiche e scialpinistiche di grande interesse.

Da Rhêmes-Notre-Dame si prosegue sulla strada asfaltata verso il Pélaud e le baite del Thumel (1879 m, 5 km dal paese, 1.15 ore se a piedi). Si può posteggiare accanto al tratto finale della strada o su un piazzale più a valle (1820 m).

Si continua a piedi per un’antica mulattiera (segnavia 13) che sale tra i larici, tocca un edificio del Parco Nazionale del Gran Paradiso, e continua a mezza costa per dei terrazzi erbosi, in vista di una forra nella quale scroscia una cascata. Si traversa un ponticello, ci si affaccia su una seconda cascata e si passa alla base di una parete rocciosa.

Si continua in un pianoro da cui appare il rifugio, poi si sale a una strada sterrata, ai piedi delle cascate formate dal torrente della Combassa. Traversata (2087 m) la Dora di Rhêmes si sale per un ripido sentiero segnato (si può anche passare sulla strada) e si entra in un pianoro. Lasciate a destra le baite della Montagna Lavassey si sale al rifugio (2285 m, 1.30 ore). In discesa occorrono 1.15 ore.

Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close