Crollo sul ghiacciaio della Marmolada, era prevedibile?
Mentre sul ghiacciaio della Marmolada prosegue la delicata operazione di ricerca dei dispersi nell’area investita nel primo pomeriggio di domenica 3 luglio da una imponente valanga di ghiaccio, neve e detriti, risulta inevitabile domandarsi, da inesperti, se quel crollo avvenuto sulla calotta sommitale del ghiacciaio, fosse prevedibile. Se ci si trovi dunque di fronte a una fatalità o a una tragedia annunciata. A meno di 48 ore dall’accaduto è ancora presto per avere chiara la dinamica del distacco, ma è possibile effettuare alcune riflessioni sul dove e quando esso si sia verificato. Riflessioni che chiamano in gioco i cambiamenti climatici su ampia scala, e un avvio d’estate dalle temperature roventi, successivo a un inverno avaro di precipitazioni, su breve scala temporale. Ne abbiamo parlato con Giovanni Baccolo, glaciologo e ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Ambientali e della Terra dell’Università Milano-Bicocca.
Cosa è successo domenica sul ghiacciaio della Marmolada?
“Al momento possiamo dire che è collassata su sé stessa una porzione della parte alta del ghiacciaio. A causa della pendenza che caratterizza la zona interessata, tale crollo ha innescato una frana di ghiaccio, acqua di fusione e roccia. Quando tali fenomeni di collasso si verificano in zone piatte, come avvenuto ad esempio sul ghiacciaio del Mandrone due estati fa, il ghiacciaio crolla su sé stesso e si ferma lì, senza dar luogo a valanghe. Sulla Marmolada pendenza e contesto topografico non hanno giocato a favore.”
I ghiacciai sono sistemi dinamici, che accumulano massa, perdono massa, si muovono. I crolli non rappresentano dunque un evento eccezionale. Era prevedibile ciò che è accaduto in Marmolada?
“La classica definizione di ghiacciaio, come sistema dinamico che trasferisce il ghiaccio prodotto dall’alto al basso, si adatta ormai poco alla Marmolada, da anni. A fine estate sulla Marmolada non c’è più neve, ciò significa che non è più un ghiacciaio che produce ghiaccio. Lo possiamo definire ‘fossile climatico’, che si è formato quando le condizioni climatiche erano diverse e adesso sta impiegando del tempo a raggiungere un nuovo equilibrio, che non esisterà. L’unico equilibrio che potrà raggiungere sarà la sua scomparsa totale, a parte minuscole placche di ghiaccio residue nelle zone d’ombra.”
Una sorta di ghiacciaio fermo?
“Un ghiacciaio caratterizzato da una dinamica sostanzialmente bloccata, in fortissimo ritiro, così compromesso da essere considerato pressoché morto da un punto di vista glaciologico. L’unico dinamismo è dato dalla gravità che agisce sul ghiaccio, testimoniato dalla presenza di alcuni seracchi, ma di nuovo ghiaccio non se ne produce più da tempo. Crolli e movimenti sono caratteristici di ghiacciai che trasferiscono massa da monte a valle, ci sono ghiacciai che difatti risultano monitorati, proprio per valutare rischio di crolli. Per tornare dunque alla domanda sulla prevedibilità, date le caratteristiche della Marmolada, nessuno si aspettava che si verificasse un crollo come quello di ieri. Eventi così sono molto difficili da prevedere. Ovviamente una volta che succedono cose simili, tutto cambia, e magari già da oggi o domani si inizierà a monitorare anche questo tipo di ghiacciai.”
Anche se è presto per dare risposte, qual è l’ipotesi prevalente alla base del crollo?
“Osservando le immagini prima e dopo il crollo si vede che dove ora c’è la scarpata di ghiaccio esposta, dunque dove è avvenuta la rottura della massa glaciale, c’erano dei crepacci. In alcune mie foto personali si notavano già lo scorso autunno. Ora bisognerà capire se la presenza di quei crepacci abbia favorito l’accumulo di acqua di fusione nella profondità del ghiacciaio, fenomeno che da un lato va a lubrificare la massa glaciale, dall’altra aumenta pressioni e pesi in gioco, indebolendo ulteriormente la struttura dei ghiacciai”.
Possiamo dare la colpa all’ondata di calore degli ultimi giorni?
“Nei giorni scorsi si sono registrate temperature record a Punta Rocca (3265 m). Nella giornata di domenica, sono stati raggiunti e superati i 10°C (dati Arpa Veneto, nda). Condizioni che portano il ghiacciaio, riprendendo le parole dell’esperto del CNR Renato Colucci in una intervista rilasciata alla RAI, a ritrovarsi come un cubetto di ghiaccio tolto dal freezer e lasciato a sciogliere sul tavolo della cucina. Anche se nel dettaglio la dinamica del singolo evento andrà studiata e capita, il fatto che il crollo si sia verificato proprio in questi giorni significa sicuramente qualcosa.”
C’è da aspettarsi nuovi crolli?
“Un crollo di simili dimensioni su un piccolo ghiacciaio come quello della Marmolada, innesca una redistribuzione degli equilibri e delle forze in gioco nella zona interessata. C’è da aspettarsi che si verifichino assestamenti nei prossimi giorni, che è la ragione per cui si è proceduto a una interdizione totale del ghiacciaio. Siamo peraltro all’inizio dell’estate, quindi quel settore fragile andrà monitorato con attenzione nei prossimi mesi. Una estate che ci sta mostrando il volto più preoccupante del cambiamento climatico che, personalmente, pensavo sarebbe arrivato più in là nel tempo e invece si è manifestato all’improvviso in tutta la sua potenza.
Ci troviamo di fronte a una ‘tempesta perfetta’, perché tutte le condizioni negative nella dinamica dei ghiacciai si stanno verificando in modo estremamente intenso quest’anno. Abbiamo da un lato la quasi mancanza di neve – i bilanci parlano di anomalie negative superiori al 60-70% del manto nevoso a fine primavera – , dall’altro queste temperature incredibili. Al pari della Marmolada, tutti i ghiacciai che si trovano al di sotto della quota dello zero termico o hanno ampie porzioni al di sotto dello zero termico estivo, ormai sempre più spesso attestato dai 3500 metri in su, si trovano in una condizione di fragilità estrema, con una fusione così prolungata da portare a considerare l’ipotesi di crolli tutt’altro che remota. Bisogna stare attenti come non mai quando ci si avventura su ghiacciai di questo tipo, che consideravamo ‘tranquilli’.”
Quale sarà il futuro del ghiacciaio della Marmolada?
“Come si diceva in precedenza, il ghiacciaio non produce più ghiaccio, sopravvive per inerzia anno dopo anno. Ogni anno apparirà più piccolo e più sottile, e più fragile. Quando scomparirà non possiamo dirlo con certezza, ma le stime parlano di pochi decenni.”
MOLTI UTILIZZATORI DELLA FUNIVIA,APPENA SCESI DALLA STAZIONE TERMINALE PUNTA ROCCA, SI FACEVANO PASSEGGIATINE SULLA CRESTA, PROPRIO SOPRA IL TRATTO CROLLATO. CHISSA’ SE ESISTONO FOTO DELLA VORAGINE DA QUESTA PROSPETTIVA , DALL’ORLO DEL BARATRO.
iL male della società moderna. dare sempre la spiegazione esatta ,dopo la tragedia.Alla fine sono fenomeni naturali, nulla in natura esisterà in eterno. STRAMALEDETTI SOCIAL
Un fatto concreto diventa da possibile a probabile, quando alla probabilita’ si puo’dare un valore da 0 a 100 in %, com metodi scientifici, tra cui la storia statistica di eventi simili .In questo caso nessuno. Oppure con rilevazioni strumentali..( termometri) ma anche l’occhio e l’orecchio di chi sente scorrere torrenti nel ghiacciaio e sente sotto i piedi una poltiglia che ostacola il passo scarponato e ramponato non sarà da sottovalutare.Infatti alcuni che avevano iniziato hanno desistito dal proseguire per questi motivi” sensoriali..” ovvera sapevano come deve essere un ghiacciao: bello bianco e duro…ed hanno fatto un confronto. Altre zone hanno pareti di roccia e frane monitorate, si spera con strumenti di misura collegati ad allarmi..a semafori che bloccano il traffico nella strada sottostante
Consultato arpa regionale, previsioni per la montagna, segnalava aumento di temperaturein quota oltre i 3000 e temporali. Circa i ghiacciai nessun preavviso. Visto che per le valanghe si emanano i bollettini coni vari gradi diallerta , nulla vieta che gli Arpa regionali istituiscano un servizio di sorveglianza ghiacciai e montagna in genere.
viene da chiedersi per quali fattori soggettivi certi escursionisti su quella via normale abbiano rinunciato e fatto dietrofront. Ad esempio arrancare in salita sotto sole battente su terreno poltiglioso non e’ il massimo.Per la neve fresca il servizio e’ puntuale.
L’ennesima ghiotta occasione per la solita distrazione di massa. Le soluzioni? Sempre le stesse: divieti.
Nessun fatto concreto per dire basta con i comportamenti che generano non solo questi disastri, ma tutti i disastri che segnano il nostro tempo. Per sperare che in un decennio si comincino a vedere i primi segnali di miglioramento. L’unica alternativa non è il mercato come ci raccontano, è la decrescita. Consumare poco, farlo durare tanto tempo e non buttare nulla, gli anziani di una volta ce lo insegnano. In pochi siamo disposti a “subirla” quindi avanti così, allegramente, abituandosi a tutto, poi a chi tocca tocca, allegramente verso la prossima catastrofe annunciata,
Nessuno è colpevole, anche il procuratore di Trento è fatalista: NON POSSIAMO ESCLUDERE UNA IMPREVEDIBILTA’, forse negligenza e imprudenza. Una cosa è certa, che la natura si sta ribellando allo sfruttamento totale dell’uomo, con la siccità, con le alluvioni, il caldo torrido, trombe di aria… Posso capire, ma non giustificare, le persone (non sono alpinisti), che desiderano raggiungere una vetta, farsi la foto, pubblicarla su FB. Si sentono importanti! Non si informano sul meteo, vanno… partono… In genere va sempre bene, tornano vittoriosi e raccontano le loro imprese, specialmente se si è presentata qualche difficoltà. LE GUIDE ALPINE, NO, SONO PROFESSIONISTI E SONO OBBLIGATI A INFORMARSI, PERCHE’ HANNO LA RESPONSABILITA’ DELLE PERSONE CHE PAGANO E VOGLIONO RAGGIUNGERE LA META IN SICUREZZA. VAIA, RIGOPIANO, VELINO non hanno insegnato niente.
Evento prevedibile
Ma d inverno si monitora
D estate no
Fanno cause danni per COVID e questo evento non è prevedibile ?
Follia
Come mai i Austria con l’arrivo dell’estate non fanno più escursioni in alta quota?Credo ci sia un buon motivo!