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“Basta ferraglia, basta nuove ferrate”. Il grido d’allarme di Mountain Wilderness

“Basta ferraglia, basta nuove ferrate”. Suona come un grido d’allarme il titolo della campagna recentemente lanciata da Mountain Wilderness contro la realizzazione di ulteriori ferrate su Alpi e Appennini. Un argomento già toccato dall’associazione ambientalista a più riprese negli scorsi anni, che si è ritenuto opportuno portare nuovamente all’attenzione del vasto pubblico “fiduciosi che primo o poi il messaggio culturale, che negli anni abbiamo seminato, possa trovare terreno fertile nelle nuove generazioni di alpinisti ed escursionisti.”

Una campagna che nasce con la finalità di indurre la collettività a porsi una domanda, sintetizzata egregiamente dalla Guida Alpina e Maestro di Alpinismo Michele Comi in una riflessione condivisa sul portale di MW: “Perché continuare a fare ferraglia anziché disfare l’esistente?”.

Ferrate, cosa sono e dove sono

Per comprendere le motivazioni alla base di questa nuova campagna, su un tema che nuovo non è, risulta opportuno fare una premessa: inquadrare il problema.

Come scrive MW, le ferrate sono un “insieme di strutture e attrezzature realizzate artificialmente su una parete rocciosa (con cavi metallici, maniglie, staffe, ponti tibetani) per facilitarne la salita. Tale azione, senza la presenza e l’utilizzo delle strutture artificiali, necessiterebbe della conoscenza e dell’impiego di tecniche di arrampicata su roccia con attrezzature individuali di autoprotezione.” 

La distribuzione di tali vie attrezzate è disomogenea su scala nazionale. “Solo sulle Dolomiti se ne contano circa 150; alcune hanno una valenza storica o paesaggistica riconosciuta, la maggior parte sono nate a scopo turistico o sportivo. Negli ultimi decenni i percorsi attrezzati hanno conquistato tutte le Alpi, le ferrate “alla francese” sono costruite principalmente a scopo ludico, generosamente attrezzate con cavi, maniglie, staffe e, se possibile, un ponte tibetano sospeso nel vuoto per un divertimento estremo. Sugli Appennini la loro presenza è meno invadente, ma le troviamo dalle Apuane al Gran Sasso, dall’Emilia alla Sardegna.”

Il problema su cui focalizzarsi non è rappresentato dalle vecchie ferrate ma, come evidenziato nel titolo della campagna, dalle nuove. “Alcuni percorsi, per lo più sentieri attrezzati – scrive l’associazione – , sono diventati dei classici, ormai appartengono al patrimonio della montagna; la maggior parte delle ferrate esistenti sono state invece realizzate per aumentare la frequentazione di pareti spesso riservate alla pratica dell’alpinismo e del tutto innaturali per l’escursionista, senza troppo curarsi dei risvolti legati alla tutela e al modello di frequentazione degli ambienti attraversati.”

Dubbi sulle nuove vie ferrate

Lasciando dunque da parte le vecchie ferrate, che come evidenziato in precedenza, sono ormai parte integrante del patrimonio della montagna, sono tanti i dubbi sollevati dalla realizzazione di nuovi percorsi. L’associazione li suddivide in 3 categorie: dubbi connessi all’ambiente, alla frequentazione e responsabilità giuridica e all’etica.

La campagna “basta ferraglia, basta nuove ferrate

Sulla base delle precedenti riflessioni, ricordando che tra i compiti istituzionali di Mountain Wilderness vi sia il  “dar vita ad azioni provocatorie ed esemplari, capaci di scuotere l’opinione pubblica, facendo crescere tra i cittadini la consapevolezza dell’importanza di problemi considerati fino a quel momento marginali, se non addirittura del tutto ignorati”, è nata la campagna “Basta ferraglia, basta nuove ferrate”.

“La realizzazione di nuove ferrate spettacolari è un fenomeno che riscuote grande consenso tra i frequentatori della montagna, decidendo di contrastarlo, impegnandoci in una campagna, siamo consapevoli che sarà una battaglia impopolare, difficile da far comprendere”, scrive MW.

Nel dettaglio, come funziona la campagna-battaglia? “Abbiamo scelto alcune ferrate rappresentative della tipologia di ‘ferrate costruite a scopo ludico’. Due/tre attivisti di Mountain Wilderness percorrono la ferrata, espongono uno striscione con la scritta ‘basta ferraglia, basta nuove ferrate’, fotografano lo striscione, lo tolgono e proseguono la salita. Le fotografie saranno condivise nei giorni successivi sul sito e i social di Mountain Wilderness, verranno inviate alle redazioni dei giornali, dei siti di informazione e delle testate che si occupano di montagna. L’obiettivoè quello di stimolare la riflessione attraverso la condivisione dei motivi della nostra azione. Il blitz così realizzato non lascia tracce (lo striscione viene rimosso dopo le foto), non necessita di un’organizzazione complessa, non comporta un aggravio importante di pressione antropica sull’area.”

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