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Piccoli sorsi d’alta quota: 3 Gin dal sentore d’Himalaya

Nella Giornata Mondiale del Gin, celebrazione che dal 2009 vede annualmente il mondo unirsi in un brindisi collettivo a base del celebre distillato nativo dell’Olanda, vi portiamo a scoprire 3 Gin in grado, tra un sorso e l’altro, di trasportarci lontano, fino in Himalaya.

Il Gin si ottiene dalla distillazione di un fermentato di cereali (generalmente frumento e orzo), in cui vengono lasciati macerare dei “botanicals”, ovvero un mix di erbe, spezie, radici, bacche. Nella miscela non possono mancare le bacche di ginepro, che rivestono un ruolo dominante nell’aroma finale. Esistono anche i gin puri, senza botanicals in aggiunta al ginepro. I tre distillati che andremo ad analizzare presentano nel loro magico mix di aromi alcuni ingredienti provenienti dall’Himalaya.

“Spirit of George” Gin

Prodotto dalla britannica Big Hill Distillery di Knutsford, il Gin “Spirit of George” è ispirato a un personaggio iconico della storia alpinistica degli Ottomila: George Mallory. Alpinista britannico scomparso sull’Everest (forse primo salitore, chissà se lo scopriremo mai), nel 1924, il cui corpo è stato ritrovato sulle pendici del Tetto del Mondo solo nel 1999.

“Il nostro Gin artigianale, deliziosamente secco con un pizzico di tè himalayano, è stato creato e perfezionato a Mobberley, nel Cheshire, il villaggio dove George è nato e cresciuto. Anche David e Ben (i creatori di Spirit Of George) vivono a Mobberley e sono orgogliosi di produrre Spirit Of George nello stesso villaggio – si legge sul sito aziendale – . In omaggio e per celebrare il nostro indomito eroe e fonte di ispirazione, vi chiediamo di alzare un bicchiere allo spirito di George”.

Il termine “eroe” deriva in particolare dalla convinzione della distilleria del fatto che George sia arrivato in vetta. “The Big Hill Distillery supporta pienamente il suggerimento che sia stata la prima persona a raggiungere la vetta. Che ce l’abbia fatta o meno, la sua storia è intrisa di mistero e leggenda. Questo gin è fatto in suo onore”.

Il prodotto è stato concepito in un momento in cui la rinascita del Gin era già in pieno fermento, dunque per poterlo piazzare con successo sul mercato nazionale e internazionale, serviva una idea vincente, speciale. “Non solo doveva avere un buon sapore, avere un bell’aspetto, ma aveva anche bisogno di una bella storia che legasse tutto insieme”. Infine, serviva il giusto mix di botanicals perché il Gin “fosse effettivamente complementare e pertinente alla storia passata”. Hanno così deciso di importare, instaurando una collaborazione diretta con i coltivatori locali, delle piante e spezie del Nepal, quali  zenzero, chiodi di garofano, cannella e cardamomo e il sopracitato tè d’Himalaya.

Per maggiori informazioni: www.bighilldistillery.com

Gin “K2”

Una new entry dell’italiana Cillario&Marazzi Spirits Co., presentato in anteprima a Identità Golose 2022 a Milano, è il Gin “K2”. Cambio di vetta, cambio di ingrediente magico. In questo caso a farci salire in quota é un distillato ispirato al Karakorum, contenente due ingredienti provenienti dalle pendici dell’Himalaya: ginepro e boccioli di rosa.

La Cillario&Marazzi Spirits Co. è una distilleria artigianale di Cadegliano Viconago (VA), specializzata nella produzione di distillati e infusi di alta qualità, nata dall’incontro tra i milanesi Attilio Cillario e Gigi Marazzi, accomunati, come si legge sul sito aziendale, “dalla stessa passione per il buon bere e dalla convinzione che un prodotto di qualità nasca solo da un connubio perfetto fra materie prime eccellenti e lavorazione curata nei minimi particolari”. Accanto alla produzione per il vasto pubblico, l’azienda è specializzata in produzione di Gin sartoriale, cioè progettato secondo il gusto, le richieste e le necessità del singolo cliente. Un po’ come le camicie. Un servizio nato per rispondere alle esigenze di Barman, Cocktail bar, ristoranti, hotel, aziende, ma anche privati.

Per maggiori informazioni: www.cillarioemarazzi.it

Hapusa Himalayan Dry Gin

Terzo prodotto da scoprire è lo “Hapusa Himalayan Dry Gin”, dell’ indiana Nao Spirits, il cui motto è decisamente invitante: “You have heard some many stories from far-away India. Now you shall be able to drink them” (Avete sentito tante storie sulla lontana India. Ora sarete in grado di berle”).

Alla Nao Spirits va il merito di essere produttrice dell’unico London Dry Gin dell’India. “Non abbiamo inventato il Ginsi legge sul sito aziendale – Lo abbiamo solo reso grandioso in India”. Una storia molto interessante quella dei produttori del Gin made in India. Nel 2015, mentre il mondo viveva quella che viene definito un “Gin-ascimento”, un boom del Gin, due proprietari di bar di Delhi si sono ritrovati senza scorte. “Il Paese in cui è stato inventato il Gin Tonic e in cui è possibile trovare i botanical esotici utilizzati per la produzione del Gin praticamente nelle cucine di casa, era ancora in anni bui. Se volevano il Gin, avrebbero dovuto produrselo da soli”. E così è stato. Giocando a fare i maghi dei botanicals sono arrivati a elaborare due prime ricette. Inizialmente i distillati sono stati serviti nei propri bar, poi si è iniziato a pensare al mercato internazionale.

Nel Gin Hapusa, acquistabile senza difficoltà online, “c’è una montagna”. Questa la descrizione breve fornita dai suoi ideatori. In questo caso si gioca in casa, ginepro himalayano e altri aromi raccolti tra le vette dell’India, come zenzero, curcuma, cardamomo e semi di coriandolo, mango e mandorle. “Al naso regala la sensazione di foreste di pini e fiori selvatici.”

Per maggiori informazioni: www.naospirits.com

Il Gin Tonic è nato in India?

“Il Paese in cui è stato inventato il Gin Tonic”, dicevamo. Davvero il Gin Tonic è nato in India? La risposta è sì, ed è davvero una bella storia da scoprire. Tra le varie versioni circolanti in merito, la più diffusa vede nascere in India un prototipo di quello che sarebbe poi divenuto il classico cocktail a base di Gin e acqua tonica, generalmente servito con una fettina di lime e tanto ghiaccio, nel periodo coloniale britannico.

All’epoca i soldati britannici erano tenuti a ingerire un antimalarico che in sostanza potremmo immaginare a sua volta come un prototipo di acqua tonica, una bevanda a base di acqua e corteccia di Cinchona, contenente il chinino (aroma della moderna acqua tonica), dal sapore decisamente amaro. A qualcuno venne in mente di provare ad addolcirlo con il Gin. Fu decisamente una buona idea.

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Un commento

  1. In zone dolomitiche: infusione di bacche fresche di ginepro in grappa. Anche di pigne di pino mugo e o salvia autoctona e buccia di limone o mirtilli e anche altre erbe.

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