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Crollo del seracco del Grand Combin, quali sono le cause?

Dopo la tragedia di venerdì 27 maggio 2022, quando un seracco è crollato lungo la via di salita al Grand Combin (4314 m) provocando la morte di 2 alpinisti e il ferimento di altri 9, ci si interroga sulle cause dell’incidente, soprattutto al termine di uno dei mesi di maggio più caldi della storia recente. Per approfondire la vicenda, ci siamo rivolti a Daniele Cat Berro della Società Meteorologica Italiana che, oltre a emettere un apprezzato bollettino meteo sul sito Nimbus.it, si occupa di studiare l’impatto dei cambiamenti climatici sugli ambienti d’alta quota e sui ghiacciai in particolare.

Il caldo delle ultime settimane potrebbe aver influito sul crollo del seracco al Grand Combin?

Probabilmente sì, ma è difficile – forse impossibile – determinare con precisione il ruolo effettivo delle temperature elevate su un fenomeno di quel genere che possiamo definire fisiologico per un ghiacciaio. Mi spiego meglio: dobbiamo immaginare i ghiacciai come dei fiumi congelati che lentamente scorrono verso valle per la gravità e la cui morfologia è determinata dalle caratteristiche del terreno sottostante. Nello specifico, il seracco si forma nei bruschi cambi di pendenza che rompono il flusso del ghiaccio un po’ come le rapide si comportano con l’acqua di un torrente.

I ghiacciai sono sempre in movimento?

È un processo che avviene costantemente, anche in pieno inverno con temperature rigide, ma che indubbiamente può essere favorito dal calore che indebolisce la consistenza del ghiaccio e libera acqua che ne lubrifica gli attriti con le rocce su cui poggia. Da un punto di vista scientifico, però, possiamo soltanto restare nel campo delle ipotesi perché in un contesto così complesso sarebbe scorretto stabilire un nesso causale diretto tra l’aumento delle temperature e il crollo del seracco.

Quindi è un fenomeno sostanzialmente imprevedibile?

Assolutamente sì, se pensiamo che il crollo al Grand Combin è avvenuto intorno alle 6 del mattino, generalmente l’ora più fredda della giornata. Oltretutto è un evento di cui siamo venuti a conoscenza per le tragiche conseguenze che ha provocato sugli alpinisti, ma non sappiamo se, nel corso dell’inverno, si siano verificati altri distacchi magari più grandi di questo.

Le cronache ci raccontano di altri incidenti analoghi.

Purtroppo i seracchi rappresentano un pericolo concreto per gli alpinisti proprio a causa dell’impossibilità nel valutarne la tenuta. Pensiamo per esempio a quello che sorge sulle pendici del Mont Blanc du Tacul, lungo la via normale al Monte Bianco, i cui crolli hanno coinvolto cordate in diverse occasioni. Oppure al ghiacciaio delle Grandes Jorasses che da diversi anni minaccia l’abitato di Planpincieux sopra Courmayeur. In quella zona, tra l’altro, si verificò un drammatico incidente nel 1993 quando un seracco precipitò provocando la morte di 8 alpinisti. Curiosamente quell’estate fu particolarmente fresca.

Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato le foto scattate dalla webcam che avete installato sul ghiacciaio del Ciardoney, versante piemontese del Parco del Gran Paradiso, per monitorarne in tempo reale le condizioni. Cosa ci mostrano?

Danno una triste immagine visiva dei dati scientifici che abbiamo raccolto negli scorsi mesi, cioè che a Torino abbiamo vissuto l’inverno più anomalo per tepore e siccità dal 1802, anno in cui si è iniziato a misurare con precisione temperature e precipitazioni. In questo momento, sul ghiacciaio del Ciardoney, la fusione della neve è in anticipo di circa 40 giorni rispetto agli anni precedenti. Se le condizioni meteo lo consentiranno, in settimana saliremo in quota per misurare con maggior precisione l’entità del deficit.

Pur nell’impossibilità di stabilire una correlazione diretta tra i cambiamenti climatici e il crollo del seracco al Grand Combin, possiamo affermare che il precario stato di salute dei ghiacciai alpini esporrà anche gli alpinisti a scenari nuovi: imprevedibili e difficili da interpretare.

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2 Commenti

  1. Mi avevano insegnato a non passare sotto i seracchi nelle ore più fredde, perché c’è il massimo della dilatazione del ghiaccio e si possono rompere e cadere.
    Ma nemmeno quando cola troppa acqua per il caldo.
    Ho sempre seguito queste indicazioni e li ho sempre visti cadere da lontano.
    Uno dei tanti rischi da valutare, ma penso che oggi siano peggiorate le condizioni dei seracchi: sono troppo “caldi”.

  2. Mi auspico vivamente che i ghiacciai si rimpolpino, perché la montagna con la neve ed il ghiaccio è non bella, ma bellissima, stupenda. Spero vivamente sia solo un discorso di tempo…..

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