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Gran Paradiso. La neve fonde in anticipo, sul Ghiacciaio Ciardoney è già estate

Dai ghiacciai alpini continuano ad arrivare notizie sconfortanti al termine di un inverno siccitoso, estremamente povero di precipitazioni, seguito da un anticipo d’estate in pieno maggio che va a vanificare gli accumuli nevosi di aprile. Se sul Presena si stendono teli per preservare la neve nei mesi estivi, sul Ghiacciaio Ciardoney del Gran Paradiso non servono teli, c’è ben poco da salvare.

Fusione estremamente precoce

Il 24 maggio la Società Meteorologica Italiana – NIMBUS, ha diffuso attraverso la pagina ufficiale Facebook, la notizia di una fusione della neve estremamente precoce nell’area del Ghiacciaio di Ciardoney, situato alla testata del vallone di Forzo, a una altitudine mediana di 3040 m. Il ghiacciaio, come riportato sul sito della Società, “fin dal 1985 è visitato con continuità da Luca Mercalli e Fulvio Fornengo nell’ambito delle campagne del Comitato Glaciologico Italiano, dopodiché dal 1992 è oggetto anche di dettagliate ricerche sul bilancio di massa, condotte dagli operatori della Società Meteorologica Italiana con il sostegno logistico di Iren Energia e del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Ogni anno, tra fine maggio e inizio giugno, si misurano spessore e densità della neve accumulatasi nell’inverno, che rappresenta l’alimentazione del ghiacciaio, mentre nella prima metà di settembre si valutano le perdite di spessore glaciale tramite paline ablatometriche in legno infisse nel ghiaccio.”

I rilievi del 2022 saranno effettuati a breve ma, ad occhio, ci sarà poco da misurare. Come riportato nel post FB, Una stagione di accumulo scarsissima di nevicate e un maggio che probabilmente diverrà il più caldo in oltre due secoli al Nord-Ovest italiano si sono alleati nel determinare una fusione della neve straordinariamente precoce in alta quota. Alla stazione meteorologica SMI di fronte al Ghiacciaio Ciardoney (2850 m, Gran Paradiso) le immagini webcam mostrano che in corrispondenza dell’asta nivometrica il manto nevoso si è esaurito stamattina, 24 maggio. Si tratta della data più precoce non solo del breve periodo di tele-osservazione della neve da webcam (dal 2013), con un anticipo di un mese e mezzo rispetto al consueto, ma anche di tutto il trentennio in cui, dal 1992, si è svolto il bilancio di massa (non si è mai riscontrato il pianoro frontale del ghiacciaio libero dalla neve già tra fine maggio e inizio giugno). Inoltre, con ragionevole probabilità l’eccezionalità si estende nel passato a un periodo molto più lungo, forse ultrasecolare, tenendo presenti i dati meteorologici di Torino che in 220 anni non hanno mai evidenziato una simile combinazione di caldo e siccità invernale-primaverile.”

Cosa aspettarci

“E’ possibile che alcune nevicate avvengano ancora nelle prossime settimane (è normale, a quelle quote), ma è difficile che ciò cambi radicalmente le premesse di una stagione – aggiunge la Società – che, anche qualora l’estate non fosse così calda, si annuncia fin da ora molto negativa per il bilancio dei ghiacciai alpini. Se poi consideriamo che i modelli di previsione stagionale dei principali centri di calcolo sono allineati nell’intravedere un periodo giugno-agosto ben più caldo della media in Europa, le probabilità di assistere a una deglaciazione massiccia nel 2022 sono molto elevate. Ulteriori notizie dal ghiacciaio la prossima settimana, quando prevediamo di salire per la valutazione del (magro) bilancio invernale e per ripristinare la trasmissione dei dati meteo in tempo reale.”

Se le parole non bastano

Il post estremamente chiaro ed esplicativo di NIMBUS è accompagnato da due immagini che mostrano dei grafici (disponibili nella gallery), forse ancora di maggiore impatto rispetto alle parole. In un primo grafico viene mostrato l’andamento dello spessore del manto nevoso (y) in funzione dei mesi dell’anno da settembre ad agosto (x), tra il 2012 e il 2022, osservato da Snowcam. Vi è un unico caso in cui si arrivi a zero prima dell’estate, ed è l’annata 2021-2022, caratterizzata tra l’altro da uno spessore massimo, raggiunto alle porte dell’inverno, di poco superiore al metro.

Il secondo grafico mostra invece le date di scomparsa del manto nevoso persistente, in riferimento al periodo 2013-2022. La data media di scomparsa tra 2013 e 2021 risulta corrispondere al 9 luglio. E difatti ritroviamo tanti puntini gialli (le date) posizionati attorno a tale giorno, oscillando tra un 21 giugno (data più precoce della serie) del 2021 e un 26 luglio (più tardiva) del 2013. Bene, cosa succede invece nel 2022? Lo ritroviamo in basso a destra, un pallino rosso, un pallino d’allarme che ci informa di uno scioglimento da record avvenuto il 24 maggio, totalmente fuori range.

Non è un caso isolato

La situazione drammatica del Ghiacciaio Ciardoney è balzata agli occhi degli esperti grazie alla presenza della stazione meteorologica dotata di webcam, ma è purtroppo plausibile che non si tratti dell’unico ghiacciaio in tali condizioni di sofferenza. Saranno i rilievi condotti nelle prossime settimane a fornire una immagine più ampia. Intanto giungono notizie poco confortanti dal Ghiacciaio del Grand Etret, su cui sono stati effettuati rilievi da parte dei tecnici del Parco Nazionale del Gran Sasso nella giornata di giovedì 26 maggio.

“La squadra di 11 guardaparco specializzati nelle rilevazioni dei ghiacciai, è salita su quello del Grand Etret per i consueti rilievi di accumulo – riporta l’Ente – . La squadra, come avviene dal 1999, è salita a piedi e ha calzato gli sci da alpinismo a partire dai 2500 m. Solitamente gli sci venivano calzati a partire da 2200 m.”

“Le rilevazioni sono molto preoccupanti – prosegue – , l’accumulo registrato nelle diverse paline è il più scarso della lunga serie storica che parte dal 1999, anno di avvio del monitoraggio di questo ghiacciaio. L’accumulo medio di neve registrato è di 127cm, di ben 204 cm inferiore rispetto a quello medio del periodo 2000-2020 (pari a 331 cm). Le previsioni, visto l’accumulo registrato, indicano che il ghiacciaio potrebbe consumare le esigue riserve invernali già nella prima metà del mese di luglio, almeno con più di un mese di anticipo rispetto agli ultimi 23 anni.”

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