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Coppia di cani uccide una femmina di capriolo incinta. Proprietari sanzionati

In montagna è sempre bene tenere i cani al guinzaglio, anche al di fuori delle aree protette. A pagare le conseguenze di eventuali disturbi o danni alla fauna selvatica, sono infatti solitamente i padroni. Esattamente ciò che è successo nei giorni scorsi a Valli del Pasubio, nel vicentino, dove una coppia di cani in libertà ha rincorso, raggiunto e attaccato, con ripetuti morsi al collo, una femmina di capriolo incinta.

A riportare la notizia è Il Giornale di Vicenza che ha raccolto la testimonianza dei diretti protagonisti di tale incresciosa vicenda, i poliziotti provinciali giunti in soccorso della futura mamma. Ad avvisare le autorità dell’inseguimento dell’ungulato da parte dei due meticci sono stati alcuni residenti. “Siamo arrivati e la capriola me la sono vista ravvoltolare per venti metri giù da una scarpata fino ad arrivare ai nostri piedi – racconta uno dei poliziotti – . Era moribonda. Le ho chiuso gli occhi perché era stremata e da lì a poco mi è morta tra le braccia.”

Visto il grembo particolarmente pronunciato, segno di un imminente parto, è stato anche tentato un cesareo in extremis. I cuccioli sono stati estratti esanimi, si è anche provato a rianimarli ma purtroppo erano già morti. In totale erano 3, un caso raro nel capriolo, che mostra una media di 1 o 2 cuccioli per parto.

I cani sono risultati essere dotati di microchip. Ai proprietari, che non hanno assistito in maniera diretta all’aggressione, è stato sottoposto dalle autorità un video comprovante il “reato” e sono stati sanzionati per disturbo della fauna selvatica e omessa custodia di animale.

Ma erano in un’area protetta?

La domanda che può sorgere spontanea è il perché di una simile sanzione al di fuori di un’area protetta. Ogni Parco italiano dispone infatti di un proprio regolamento, che generalmente prevede sempre l’obbligo di guinzaglio, talvolta della museruola. In alcuni casi risulta totalmente vietato l’ingresso dei cani o consentito soltanto in aree attrezzate o su alcuni sentieri. Qualunque sia la normativa, il proprietario di un cane dovrebbe conoscerla prima di entrare nel territorio del Parco, così da avere coscienza di quali siano i rischi di sanzioni amministrative, civili o penali.

Ma al di fuori delle aree protette, non esiste una normativa nazionale che dica con chiarezza le regole da seguire con il cane in montagna. In tal caso il riferimento diventano i Comuni, che possono liberamente predisporre un proprio regolamento sulla gestione dei cani nelle aree pubbliche, di uso pubblico e/o aperte al pubblico. A Valli del Pasubio, il regolamento comunale prevede ad esempio di mantenere i cani al guinzaglio lungo tutti i sentieri.

Caos normativo

Di fronte a quello che è un evidente caos normativo, è bene tenere a mente l’Ordinanza Martini emessa dal Ministero della Salute nell’agosto del 2013, concernente la tutela dell’incolumità pubblica dalle aggressioni dei cani. L’Ordinanza evidenzia che il proprietario o chiunque, a qualsiasi titolo, accetti di detenere un cane non di sua proprietà, “è sempre responsabile del benessere, del controllo e della conduzione dell’animale e risponde, sia civilmente che penalmente, dei danni o lesioni a persone, animali o cose provocati dall’animale stesso.”

Inoltre ordina di utilizzare sempre il guinzaglio a una misura non superiore a mt 1,50 durante la conduzione dell’animale nelle aree urbane e nei luoghi aperti al pubblico, fatte salve le aree per cani individuate dai comuni” e di “portare con sé una museruola, rigida o morbida, da applicare al cane in caso di rischio per l’incolumità di persone o animali o su richiesta delle autorità competenti”.

Evidente che si tratti di una normativa generica, in particolare nata per la sicurezza nei centri urbani, che non menziona esplicitamente la montagna, ma per certo non la esclude. Il suggerimento generale è dunque di non lasciare mai i cani liberi in ambienti in cui potenzialmente potrebbero arrecare disturbo o danno alla fauna – sia essa selvatica ma anche domestica – o a esseri umani.

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2 Commenti

  1. Parco o non-parco-protetto, la legge e’ chiara ovunque ci si trovi.Invece pure in città spesso il guinzaglio viene tolto o tenuto molto lungo..e chi avrebbe la mission di sorvegliare e sanzionare, spesso è intento in centinaia di altre pratiche burocratiche , affibiatigli dal sistema. Sempre personale insufficiente..cittadini abbandonati ai litigi interpersonali.

  2. Mi sembra che si esageri.
    Vogliamo educare gli animali, selvatici e non, secondo le nostre opinioni su di loro ?
    Norme anche per le zecche dei selvatici ?
    Mi sembra che i cervidi si siano moltiplicati moltissimo in Italia, avendo noi “permesso” pochi nemici.
    Forse tra noi ci sono troppi squilibrati che si approfittano delle situazioni, o magari le creano per loro interesse.

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