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Mottarone, un anno dopo la tragedia

Domenica 23 maggio 2021 la fune traente della funivia del Mottarone, nel comune di Stresa (Vb), cedette provocando la morte di 14 persone e il ferimento grave di un bambino. È passato un anno da quel tragico giorno e, mentre i famigliari delle vittime sono ancora alle prese con l’elaborazione del lutto e la magistratura è impegnata a trovare i colpevoli, un intero comparto economico rappresentato dalle strutture di accoglienza turistica situate sulla cima del monte sta affrontando i danni provocati dalla chiusura della funivia che collegava il Mottarone con le frequentate rive piemontesi del Lago Maggiore. Una sciagura, certamente non paragonabile a quella di chi ha perso la vita in un incidente assurdo, che serve ad allargare il discorso sulle più ampie conseguenze del disastro su un settore già fragile come l’economia di montagna. Per ricordare questo triste anniversario abbiamo scelto di raccogliere le testimonianze di chi vive e lavora sul Mottarone.

La solidarietà prima di tutto

«Certamente, nell’ultimo anno, abbiamo vissuto un drastico calo delle presenze turistiche – esordisce Assia Lometti, titolare dell’Albergo Miramonti –: è una situazione diffusa non solo quassù da noi, ma anche giù in riva al lago dove la pandemia e la guerra hanno penalizzato tutti. Provo un profondo sentimento di rabbia, non per la congiuntura economica bensì per l’ingiustizia subita dalle vittime dell’incidente e dai famigliari che ancora aspettano di conoscere il nome del colpevole».

Una difficoltà in più nella congiuntura negativa

Massimo Baccolini, dell’Albergo Casa della Neve, prova a quantificare l’entità dal danno: «Chiaramente il calo nel turismo si è avvertito in tutto il mondo per altri fattori, ma mi sento di affermare che, nella nostra struttura, il 70% di esso è stato provocato dalla chiusura della funivia. Parliamo di un impianto che trasportava oltre 100 mila persone all’anno, per la maggior parte turisti stranieri di tutto il mondo che, durante la permanenza in riva al Lago Maggiore e grazie alla comodità di accesso, dedicavano almeno una giornata per visitare questa splendida montagna, i suoi panorami mozzafiato e le sue proposte. Ora occorrono almeno 40 minuti di automobile per arrivare da noi. Abbiamo chiesto alle amministrazioni locali di attivare un servizio navetta per favorire i tanti ospiti che si muovono con mezzi pubblici, ma finora non abbiamo avuto riscontri positivi».

Ci si mette pure il meteo

«La nostra struttura – prosegue Fabrizio Bartoletti dell’Hotel Eden – è proprio attaccata alla stazione a monte della funivia. Abbiamo quindi sofferto più di tutti della situazione e siamo stati costretti a chiudere l’albergo tenendo aperto solo il ristorante. E come se non bastasse, durante l’ultimo inverno non abbiamo avuto praticamente neve, che era anch’essa un’attrattiva del Mottarone. Fortunatamente nelle ultime settimane la pioggia ha colorato di verde i parti e i pascoli, perché il paesaggio brullo provocato dalla siccità dei mesi scorsi non invogliava certo i turisti dei laghi a salire qui. Se ci fosse una navetta sostitutiva della funivia, qualcuno in più arriverebbe».

Grandi investimenti senza ritorno

«Rispetto alle altre strutture del Mottarone – conclude Ivan Fiorillo, titolare della lussuosa Villa Pizzini – abbiamo sentito meno il calo di turisti provocato dalla chiusura della funivia. Abbiamo costituito un’ottima rete con i taxi e le navette che già operano sui laghi per portare i nostri ospiti fin quassù, d’altronde parliamo di una clientela che ha la disponibilità per affrontare quel tipo di spesa. Il rammarico è legato al fatto che, in concomitanza con l’incidente di un anno fa, avevamo portato a termine un importante e oneroso rinnovamento della struttura per rilanciare la ripresa dopo la pandemia. Invece, quel tragico evento ci ha costretti a lavorare il doppio senza rientrare dell’investimento».

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