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Dalla Maiella allo Stelvio, cani da pastore abruzzesi a difesa delle greggi alpine

L’Abruzzo è una regione che fa scuola in termini di convivenza tra uomo e fauna selvatica. Non parliamo soltanto di orsi, ma anche di lupi. Una terra votata per tradizione secolare all’allevamento, che non teme il riespandersi del predatore in Appennino. Il segreto, se così vogliamo definirlo, sta nei cani da pastore abruzzesi, eccezionali difensori delle greggi.

Uno scambio di conoscenze tra Alpi e Appennini

Da anni, l’Abruzzo è impegnato nel trasmettere le proprie conoscenze nel campo della protezione delle greggi nell’ambito del progetto europeo LIFE LifeStockProtect, coordinato dalla European Wilderness Society e supportato da numerose associazioni di categoria altoatesine e austriache, promosso a supporto degli allevatori di Austria, Bavaria e Alto Adige. Negli scorsi anni allevatori tirolesi sono giunti in Maiella per “imparare sul posto” come gestire le greggi con i cani da pastore. Quest’anno sono stati i cani a trasferirsi sulle Alpi.

“Un gruppo di 5 cani da pastore abruzzesi, proveniente da uno dei nostri allevamenti “modello”, che da anni non hanno predazioni da lupo, pur essendo in un territorio nel quale vivono branchi stabili e in buona salute, è partito alla volta delle Alpi – scrive il Parco Nazionale della Maiella – . I nostri cani da pastore abruzzesi, già tra di loro affiatati e che ben conoscono la vita del gregge, sono già a lavoro, a presidiare un gruppo di oltre 400 pecore sui verdi pascoli del versante altoatesino dello Stelvio, a pochi chilometri dal confine svizzero.”

“La tradizione pastorale abruzzese, l’attenzione e l’esperienza maturata dal Parco della Maiella – aggiunge l’Ente – , le iniziative del Servizio Veterinario del Parco nel mettere insieme i portatori di interesse sulle migliori pratiche e di scambiarle anche a livello europeo, vanno consolidandosi come elementi chiave per la coesistenza tra lupo e attività zootecniche sulle nostre montagne appenniniche e alpine.”

Il mondo dei pastori non ha confini

Il progetto LIFE, che vede unite nonostante la distanza geografica le regioni germaniche alpine e il cuore dell’Appennino, rappresenta una ulteriore conferma di quanto il mondo dei pastori non conosca confini. Un mondo in cui si è pronti a condividere conoscenze e non solo, per il bene di una attività tradizionale da proteggere. Esempio emblematico in tal senso è stato il gesto di vicinanza espresso dalla Sardegna nei confronti delle regioni dell’Appennino centrale, a seguito dei terremoti del 2009 e del 2016.

In tali occasioni, i pastori dell’isola hanno esportato al di fuori dei propri confini e al di là del mare la propria tradizione de “sa paradura”, la riparazione. Una usanza antica, nata allo scopo di aiutare un pastore a ripartire con il suo gregge dopo un periodo complicato, che prevedeva il privarsi di alcuni capi di bestiame da parte dei pastori per regalarli al “collega” in difficoltà. Per aiutare i pastori terremotati, dalla Sardegna sono state condotte in Appennino migliaia di pecore. Quando la mala sorte ha colpito a sua volta la Sardegna, afflitta da roghi diffusi nell’estate 2021, in Abruzzo non è mancato chi abbia pensato di ricambiare il gesto.

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