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Sostenibilità, internazionalizzazione e innovazione: Sandro Parisotto guarda al futuro

Un piano di investimenti da 12 milioni di euro destinati allo sviluppo del business, con un particolare focus su sostenibilità, internazionalizzazione e innovazione: è questa la direzione intrapresa da Scarpa, azienda specializzata nella produzione di calzature outdoor fondata nel 1938 ad Asolo, nel trevigiano. È previsto il rinnovamento e l’ampliamento degli impianti fotovoltaici installati nella sede di Asolo, un progetto di internazionalizzazione mirato all’ammodernamento degli stabilimenti produttivi situati in Italia, Serbia e Romania e l’acquisto di nuovi macchinari, nell’ottica di una sempre maggiore attenzione all’impatto ambientale e una crescente sensibilità per il benessere dei dipendenti. Tali attività si collocano all’interno di una strategia che pone la sostenibilità sempre di più al centro del modello di business del brand di Asolo: il Green Manifesto racchiude, infatti, i valori del brand e li concretizza in nuove iniziative legate alla sostenibilità. Abbiamo incontrato Sandro Parisotto, Presidente di Scarpa, per approfondire le motivazioni di questo importante investimento.

Da dove nasce l’esigenza di un piano di investimenti così importante e come mai proprio in questo momento?

“Scarpa ha fatto diversi investimenti negli ultimi anni per modernizzare la sede di Asolo, in particolare la parte degli uffici. Un finanziamento di dodici milioni di euro erogato da UniCredit, con intervento di garanzia parziale di SACE, ci ha dato la possibilità di ottenere condizioni favorevoli e di poter attuare questo piano, per allineare gli obbiettivi di crescita della nostra azienda nei prossimi cinque anni, sia in Italia che all’estero. Avevamo inoltre l’esigenza di aggiornare anche la parte produttiva, in termini di macchinari e impianti 4.0. Al momento la produzione è quasi interamente manuale, un fattore che durante gli scorsi anni è stato determinante in maniera positiva: l’affidabilità e la qualità dei prodotti sono caratteristiche che ci vengono riconosciute a livello internazionale e ci hanno sempre contraddistinto. Vorremmo inoltre investire sulle nostre unità produttive in Serbia e Romania alzando il livello qualitativo e aumentando il benessere di vita dei dipendenti”.

I progressi delle fonti rinnovabili hanno superato ogni previsione: una rivoluzione tecnologica che potrebbe davvero fermare la crisi climatica. Nel vostro piano avete previsto il rinnovamento e l’ampliamento degli impianti fotovoltaici installati nella sede di Asolo. Quante tonnellate di emissioni di CO2 si risparmieranno e quali altre iniziative legate alle energie green avete programmato?

“Un’altra parte dell’investimento sarà utilizzata per l’ampiamento del fotovoltaico di Asolo: i pannelli solari attualmente installati già forniscono energia per 420.000 KW annui, che corrispondono ad un risparmio di CO2 pari a 320 tonnellate annue, mentre il nuovo ampliamento di panelli solari che verrà fatto permetterà di non emettere nell’atmosfera altre 280 tonnellate di CO2. Inoltre, attualmente con le Garanzie certificate dell’acquisto di ulteriore energia elettrica Scarpa emette in meno nell’atmosfera altre 1000 tonnellate di CO2. Gli investimenti in nuovi macchinari consentiranno di abbattere il consumo di energia e di migliorare l’efficienza energetica in ambito produttivo”.

Quali sono gli highlights del Green Manifesto di Scarpa?

“Il 2021 è stato un anno di collaudo e transizione, mentre quest’anno le azioni sancite nel Green manifesto saranno attuate e ultimate. Abbiamo già partecipato alla realizzazione di una scuola in Nepal negli anni dopo il terremoto e l’anno scorso, su richiesta di Nirmal Purja, un nostro atleta e alpinista, abbiamo contribuito a fare arrivare dei medicinali nelle zone più remote del Nepal. Altre iniziative riguardano il territorio dove abbiamo la nostra sede: l’azienda negli anni è diventata sempre più grande e nel 2022/2023 ci saranno diverse attività concordate con l’amministrazione comunale”.

Investite molto in Ricerca e Sviluppo, ma è possibile realizzare una scarpa totalmente ecologica?

“Come materiali sarebbe possibile, ma non si riesce a realizzare una scarpa totalmente ecologica poiché ci sono dei componenti, in particolare i collanti, che sono complessi da risolvere nel processo produttivo. Una quota degli investimenti verrà infatti destinata alla voce innovazione. Il focus su ricerca e sviluppo è da sempre uno dei nostri punti distintivi: questo è uno dei focus del Green Manifesto e tutti i nostri Brand Manager sono costantemente impegnati su questo tema. Un impegno che si traduce in una continua sperimentazione di materiali totalmente riciclabili ed ecologici senza intaccare performance dei prodotti. Siamo costantemente alla ricerca di materiali e tecniche sempre più sostenibili anche se non è sempre facile, visto che dobbiamo garantire anche qualità e durabilità dei prodotti: ogni anno in questi progetti investiamo circa il 5% del nostro fatturato e depositiamo quattro o cinque domande di brevetto europeo. Nel 2021 abbiamo anche lanciato la Mojito Bio, la prima calzatura cento per cento biodegradabile. Particolare attenzione verrà data anche allo sviluppo dell’industria 4.0, attraverso un ammodernamento delle infrastrutture IT che permetterà di potenziare la digitalizzazione dei processi produttivi”.

Esistono suole ecologiche?

“C’è qualche fornitore che è già arrivato a buon punto e ci sono delle suole fatte con materiale riciclato, l’utilizzo è però per calzature più urban outdoor che tecniche, sebbene anche per questi prodotti stiamo già testando delle soluzioni”.

 Quando la sostenibilità diventa greenwashing?

“Ritengo che il consumatore finale abbia tutti gli strumenti per cercare di verificare quando un’azienda intraprende davvero azioni di sostenibilità o meno. La sostenibilità è nel nostro DNA da sempre, poiché cerchiamo di fare prodotti di qualità e durevoli. Siamo un’azienda che realizza prodotti per la montagna e quindi rispettare l’ambiente fa parte del nostro percorso e dei nostri valori”.

Ha affermato che “la vostra idea di sostenibilità si traduce in responsabilità nei confronti dei dipendenti, del territorio, dei consumatori”. In concreto quali sono le azioni che intraprendete, soprattutto considerando che l’Italia è l’unico Paese UE dove oggi si guadagna meno che 30 anni fa. Vista la crescita positiva dell’azienda, gli stipendi all’interno di Scarpa sono aumentati negli ultimi anni?

“Come azienda dobbiamo rispettare il contratto nazionale del nostro settore, gli aumenti sono sempre stati dati. Inoltre negli ultimi anni i dipendenti, in base all’obbiettivo di produttività, sono stati fatti partecipi con premi di fine anno e dal 2020 hanno anche diritto a un piano di welfare che è stato inserito tra gli obbiettivi del Green Manifesto e prevede benefici che possono riguardare la famiglia, le spese mediche, la scuola o le vacanze: la scelta è libera e l’azienda partecipa con un importo annuale (extra stipendio) che viene riconosciuto a ogni persona e che può utilizzare come meglio desidera”.

Quali sono le iniziative per favorire la diversity e quale è la percentuale di donne all’interno dell’azienda e che ruoli hanno? C’è un asilo aziendale?

“L’asilo era uno dei tanti progetti che avevamo in mente ma essendoci trasferiti nel ’96 in questa zona industriale non è stato più possibile realizzarlo perché non c’era spazio edificabile. I ruoli delle donne in azienda vanno dall’impiegata fino al quadro, la percentuale è 34% donne e 66% uomini (dato riferito alla sede di Asolo). Molti dipendenti vengono da Paesi dell’Est come Romania e Albania ma anche dal Marocco e dalla Cina, e molti di loro hanno cittadinanza italiana. Inoltre l’azienda produce circa il 90% dei prodotti in fabbriche di diretto controllo, e in grandissima parte in Europa: ciò permette un monitoraggio mirato e puntuale sulle pratiche sociali e ambientali adottate, con particolare attenzione anche alla salute e alla sicurezza dei lavoratori”.

Con 2,1 milioni di giovani che non lavorano e non studiano l’Italia è la seconda in Europa per disoccupazione giovanile. In che modo Scarpa sostiene le nuove generazioni?

“Abbiamo delle difficoltà a trovare giovani talenti che si propongono per essere assunti in azienda, a tutti i livelli e in ogni ruolo, dall’impiegato all’ingegnere gestionale. Cerchiamo di assumere i giovani che iniziano a lavorare in azienda con uno stage, ma è importante dimostrare passione ed esperienza nel mondo dell’outdoor e della montagna, in particolare per chi vuole lavorare nell’ambito della Ricerca e Sviluppo”.

Che consigli si sente di dare ai giovani che vorrebbero intraprendere una carriera nell’outdoor?

“Ci vuole molta umiltà, saper ascoltare molto, e voglia di imparare da chi lavora in questo ambiente da anni e ha esperienza sul campo. Stiamo facendo un percorso all’interno dell’azienda per far crescere chi già lavora con noi in certe posizioni e non abbiamo nessuna preclusione in tal senso”.

Sempre più aziende hanno problemi nel gestire le tempistiche di arrivo dei prodotti e i costi dei trasporti sono lievitati. SCARPA produce circa il 90% dei prodotti in fabbriche di diretto controllo, e in grandissima parte in Europa. È la risposta a una particolare situazione mondiale, è per essere più autonomi dalla Cina o quali sono i motivi di questa scelta?

“Certi prodotti continueranno a essere realizzati in Cina perché la tecnologia risiede lì, penso al running e all’urban outdoor. Il costo del trasporto è effettivamente aumentato, ma trasversalmente su tutti i prodotti. Abbiamo cercato di non dipendere da terzisti ma di avere le nostre fabbriche di produzione, è sempre stato nel nostro DNA: questa scelta, durante i due anni di pandemia, ci ha permesso una migliore gestione della produzione”.

Questo investimento è un segnale che, nonostante il momento anomalo che stiamo vivendo, il mondo dell’outdoor sta andando bene? Cosa prevede che accadrà al settore nei prossimi cinque anni?

“In parte sì, questa scelta è anche una risposta alla richiesta che c’è stata in questi due anni nel mercato dell’outdoor, ma dobbiamo considerare il contesto particolare nel quale si è sviluppata questa domanda: non si potevano prendere aerei e le possibilità per tenersi in forma erano limitate. Dovremo vedere quanti di questi nuovi clienti rimarranno – penso in particolare ai consumatori più giovani – anche se personalmente ritengo che ci siano ancora buone possibilità di crescita nei prossimi tre/cinque anni”.

State pensando di rivolgervi anche a nuovi target di consumatori, meno verticali e più generalisti? Se sì quali sono questi mercati? Quali sono i ‘nuovi modelli di business virtuosi’ sui quali investirete?

“Sono i nuovi consumatori che sono venuti a cercarci in questi due anni di pandemia, non il contrario: calzare scarpe urban outdoor anche in città è diventata quasi la norma, anche per un utilizzo più quotidiano, mentre hanno risentito maggiormente le aziende che producono calzature più classiche. Anche il fatto che sia lo scialpinismo che l’arrampicata sportiva diventeranno discipline olimpiche ha contribuito a far conoscere il mondo outdoor a un pubblico più mainstream e fare avvicinare più utenti a queste attività. Con il nuovo piano di investimenti intendiamo porre le basi per guardare al futuro e delineare gli obiettivi di crescita per i prossimi anni, puntando ad aumentare la produttività e creare nuovi modelli di business virtuosi. Valori come eccellenza e qualità hanno reso Scarpa una realtà internazionale, ma allo stesso tempo profondamente legata alle sue origini e al territorio. Partendo da qui, proseguiamo il nostro percorso investendo in modo significativo per essere sempre più innovativi e green, abbracciando un’idea di sostenibilità che si traduce in responsabilità nei confronti dei dipendenti, del territorio, dei consumatori. La scelta di destinare nuove risorse proprio in questa direzione è un ulteriore passo in avanti verso i nostri obiettivi”.

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