Trail running

Stefano Baldini, maratona e corsa in montagna sono poi così diverse?

Nel 2004 ha fatto sognare l’intero Paese quando, ad Atene, ha tagliato la linea dei 42,195 chilometri nel tempo di 2 ore 10 minuti e 55 secondi. Stiamo parlando dell’oro olimpico Stefano Baldini, ex maratoneta e mezzofondista che oggi dedica il suo tempo ad allenare le future promesse della corsa. A Sestriere, sulle montagne piemontesi protagoniste delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, gli hanno dedicato un sentiero. Un anello in terra battuta che borda la pista di atletica, un percorso frequentato da appassionati e professionisti che qui vengono a cercare un perfezionamento al loro allenamento prima di dedicarsi alle competizioni. Esiste, come ci spiega il testimonial Garmin, un profondo legame tra la maratona, la montagna e la corsa. Una simbiosi che riporta a tempi antichi con il naturale gesto della corsa, che non è solo cronometro ma un ritorno alle origini. Massima espressione della nostra resistenza, ma lasciamo che sia Stefano a parlarci di questo mondo.

Stefano, la sua preparazione pre-gara si è mai svolta in montagna?

“I maratoneti mediamente corrono la distanza dei 42 chilometri un paio di volte l’anno dividendo la stagione in due parti: una estiva e una che può essere autunnale, oppure legata ai grandi eventi come le Olimpiadi o gli Europei che solitamente si tengono in agosto. Mentre la preparazione degli eventi primaverili mi ha spesso portato in sud Africa e Namibia, tra gennaio e marzo, la preparazione alle gare estive si è quasi sempre svolta sulle nostre Alpi. Dalla Val di Fassa al piccolo Tibet di Livigno, dalla Val di Fiemme a Sestriere.”

Quali sono i benefici, per un maratoneta, di un allenamento in quota?

“Un allenamento sopra i 1500 metri produce grandi vantaggi grazie alla condizione di ipossia in cui ci si muove. È provato scientificamente, ed è la ragione per cui ogni atleta di alto livello prepara le maratone con periodi anche abbastanza lunghi in quota.”

Il suo allenamento in quota ha a che vedere con la corsa in montagna?

“Nel nostro caso, più che utilizzare i sentieri si prediligono strade il più pianeggianti possibili. Nel caso della corsa di rigenerazione, che rappresenta la maggior parte dei programmi, ci si muove nei boschi e su sentieri con basse pendenze. Un’eccessiva pendenza toglie alla corsa una parte del suo gesto naturale.”

Come mai lo sterrato rappresenta la maggior parte del vostro allenamento?

“Quando un maratoneta corre 200 chilometri a settimana, come nei momenti di preparazione specifica, si trova a fare una parte sulla pista, una sull’asfalto e una parte sullo sterrato. Quando può cerca di stare per la maggior parte su sterrato o su percorsi morbidi perché questo contribuisce ad attutire gli impatti della corsa che su distanze di questo tipo sono abbastanza invasivi dal punto di vista fisico.”

Chi corre in montagna, a differenza di quanto realizzate nel corso dei vostri allenamenti in altura, ricerca sentieri sconnessi, talvolta pendenze importanti e anche distanze impegnative. Come vede questa dimensione della corsa?

“La corsa in montagna viene utilizzata come allenamento specifico da chi cerca la massima prestazione velocistica. Nei programmi che realizzo per i ragazzi ci sono cronoscalate, corse in natura senza cronometro e cross. Il cross, specialmente, in inverno rappresenta un ottimo modo per abituare il piede ad appoggi diversi. In generale non posso dire altro se non che tutto il movimento che produciamo in natura, su un percorso preciso, su una pista di atletica comporta benessere e performance.”

Si potrebbe anche dire che le due discipline hanno allenamenti simili?

“Ad alto livello dono abbastanza diverse. Ognuna ha le sue specificità e quando si fanno allenamenti che vanno a simulare la situazione di gara ogni disciplina ha bisogno di una sua preparazione individuale. Poi, ci sono momenti dell’anno in cui si possono fare le stesse cose. La preparazione di base è quella che crea le fondamenta del nostro allenamento e in questa fase le preparazioni sono simili: si lavora sulla forza, sulla corsa. Due punti chiave in ogni disciplina dove il costo energetico è fondamentale.”

Nel mondo della corsa in montagna siamo molto competitivi, merito del territorio?

“Sicuramente le caratteristiche territoriali aiutano. L’Olanda, per fare un esempio, non sarà mai come l’Italia nella corsa in montagna. Abbiamo un sistema di società radicate sul territorio, vivono in quegli ambienti e così molti ragazzi si specializzano in questa disciplina particolare, ma non solo. Molti di questi talenti praticano anche altre attività, corrono in pista e fanno i cross molto bene. Ricordo i risultati di Nadia Battocletti, che si è cimentata nei campionati mondiali ed europei di corsa in montagna con ottimi piazzamenti e oggi la ritroviamo come una delle più forti mezzofondiste a livello mondiale. E ha solo 21 anni.”

Secondo lei potrebbe aver senso parlare di corsa in montagna come disciplina olimpiaca?

“Alle Olimpiadi invernali già si parla di cross e in questo momento, sul tavolo delle varie commissioni tecniche che si occupano dei giochi, sono all’esame molte proposte. La corsa in montagna potrebbe certamente ricavarsi il suo spazio, dobbiamo insistere noi che siamo molto competitivi.”

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