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Vado a vivere in montagna: il bando piemontese è un successo!

Presentate 571 domande di trasferimento

Il bando ” Vado a vivere in montagna”, promosso dalla Regione Piemonte per contrastare lo spopolamento dei piccoli borghi in quota, si dimostra un successo. Sono 571 le domande pervenute alla Regione, dal Piemonte stesso (461) ma non solo. Dalla Lombardia ne sono giunte 72, dalla Liguria 23. E richieste sono arrivate anche da Lazio, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Sardegna, Puglia, Calabria, Sicilia ed Abruzzo. Prova che il desiderio di lasciare le città per vivere tra i monti sia diffuso, e che la possibilità di disporre di incentivi economici sia di grande supporto nell’effettuare tale passo.

Il bando prevede in dettaglio che chi risiede in un centro urbano in Italia e intende acquistare o restaurare un immobile in un paese montano del Piemonte con meno di 5.000 abitanti, da far diventare prima casa trasferendovi la residenza, possa ricevere contributi da un minimo di 10.000 a un massimo di 40.000 euro.

Far tornare i cittadini in quota è compito di chi amministra

“La montagna – afferma il presidente della Regione Alberto Cirio – è uno dei patrimoni più grandi della nostra terra e il compito di chi amministra è creare le condizioni affinché questa risorsa straordinaria possa attrarre investimenti economici ed essere vissuta appieno ogni giorno, attraverso le strade, le scuole, i servizi. Un luogo per i turisti, ma anche per chi lo sceglie per vivere con la propria famiglia. Questo bando ha proprio questo scopo. Contribuire a ripopolare la nostra montagna, aiutando chi è pronto a sceglierla e a cambiare la propria vita. È il tassello di un percorso che abbiamo solo iniziato e che svilupperemo ancor di più attraverso le risorse del Pnrr in arrivo dall’Europa. Accanto alla vocazione legata all’auto, all’idrogeno e all’intelligenza artificiale, la montagna sarà l’altro nostro grande ‘progetto bandiera’. E in una terra che si chiama Piemonte, non potrebbe essere altrimenti”.

Il vicepresidente ed assessore alla Montagna Fabio Carosso si è detto a sua volta “particolarmente soddisfatto per l’adesione dei cittadini ad una misura innovativa introdotta dalla Regione Piemonte per contrastare lo spopolamento delle vallate alpine e per agevolare le persone o le famiglie alla ricerca di una vita dai ritmi più lenti, a contatto con la natura, in cui magari iniziare una nuova attività o continuare il proprio lavoro in smart. Sono davvero tanti coloro che hanno colto lo spirito profondo della nostra iniziativa che ha come obiettivo dare nuova linfa a tanti piccoli Comuni, oggi a rischio spopolamento, che sono in grado di offrire qualità della vita a chi, per svariati motivi, desidera cambiare sperimentando un nuovo modo di vivere e lavorare”.

Chi vuole trasferirsi in montagna?

In merito alle domande di trasferimento, del totale di 461 arrivate dal Piemonte, 251 domande sono giunte da Torino e provincia, 92 da Cuneo, 48 da Biella, 22 da Alessandria, 19 da Novara, 13 dal Verbano-Cusio-Ossola, 9 da Asti, 7 da Vercelli. Tra le altre regioni se ne segnalano 37 da Milano, 14 da Varese e 16 da Genova. Su base provinciale, 252 hanno scelto Torino, 126 Cuneo, 71 Biella, 44 Alessandria, 42 VCO, 20 Vercelli, 11 Novara, 5 Asti.

Criteri di valutazione delle domande

In totale, l’importo richiesto come contributo è poco più di 19 milioni e la Giunta regionale ha stanziato per questa iniziativa 10,5 milioni. Nelle prossime settimane gli uffici verificheranno le domande.

Oltre 66 milioni il volume degli investimenti per l’acquisto di immobili e lavori di ristrutturazione, 180 le domande con richiesta di punteggio per i figli sotto i 10 anni, 87 con richiesta di punteggio per lavoro in un comune montano, 130 con richiesta di lavoro in smart working. La maggior parte delle domande, 229, è di persone nate tra il 1980 ed il 1989, 126 tra il 1990 ed il 1999, 113 tra il 1970 ed il 1979, 75 tra il 1960 ed il 1969, 17 prima del 1960, 11 dopo il 2000. Potevano presentare domanda i nati dal 1955 di cittadinanza italiana, europea o extra-europea, titolari di permesso di soggiorno di durata non inferiore ai 10 anni.

Per favorire soprattutto l’adesione dei più giovani, ai nati dopo il 1980 verrà assegnato un punteggio più alto. Punteggio premiante anche per gli interventi effettuati in un Comune ad alta marginalità, l’attività lavorativa esercitata in un paese montano oppure in smart-working almeno al 50% nell’abitazione per la quale si chiede il finanziamento, un Isee uguale o inferiore a 20.000 euro, almeno un figlio di età uguale o inferiore a 10 anni, che avrà residenza e dimora abituale nell’immobile acquistato.

Punti in più anche per recuperi realizzati con soluzioni architettoniche e paesaggistiche previste dalla Regione Piemonte e per l’utilizzo dei materiali tipici del paesaggio alpino piemontese, ma anche se l’incarico dei lavori viene dato ad imprese con sede legale in un Comune montano piemontese.

Per beneficiare dei contributi occorre essere titolari del diritto di proprietà, oppure impegnarsi ad acquisire un diritto di proprietà, di un’unità immobiliare ad uso residenziale censita catastalmente nel territorio dei 465 Comuni interessati (48 in provincia di Alessandria, 12 Asti, 48 Biella, 132 Cuneo, 3 Novara, 132 Torino, 66 Verbano-Cusio-Ossola, 24 Vercelli) e trasferirvi la propria residenza e dimora abituale per dieci anni.

In caso di contributo relativo all’acquisto, l’atto di compravendita dovrà essere stipulato entro 6 mesi dalla data di approvazione della graduatoria, mentre i lavori di recupero del patrimonio esistente dovranno essere ultimati entro 18 mesi. La rendicontazione dovrà essere trasmessa, invece, entro 3 mesi dalla conclusione dei lavori di recupero, ovvero dalla stipula dell’atto di compravendita.

I borghi più amati

Andando a scrutare la lista delle domande pervenute per singolo comune, consultabile sul sito di Regione Piemonte, balza all’occhio il primato di 3 piccoli borghi, presso i quali sono giunte 8 domande di trasferimento caduno: Chiusa di Pesio (CN), Pettinengo (BI) e Val della Torre (TO).

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2 Commenti

  1. Che ci fai con 10… max 40 milleuro??Il tetto di lamiera! ed il resto chi lo mette? va bene per chi ha gia’ fieno in cascina ed un lavoro a distanza…e figli che si accontentano della licenza media.

  2. Tali incentivi vengono attivati se le localita’ sono in semi abbandono..mentre se la zona e’ turisticamente appetibile e frequentata da torme di visitatori…chi vi deve risiedere per svolgere attivita’ di servizio..( scuola, assitenza medica, altri servizi statali…o pubblici a stipendio fisso )..per trovare un alloggio in affitto deve spendere parecchio del suo stipendio.Oppure accontentarsi di alloggi poco confortevoli e non appetibili dai turisti. Di conseguenza ad esempio gli insegnati .medici…impiegati non autotcotoni…appena possono chiedono trasferimento verso sedi meno costose..sia come affitto o prezzo al metro quadro che come costo della vita.Un tempo le dichiarazioni dei reddtiti presentate in comune montano ,venivano pure pubblicate in cronaca locale di quotidiani. Et voilà..miracolo…i dipendenti statali o pubblici risalivano in cima alle graduatorie…sorpassando albergatori e gestori di negozi.Tutti si chiedevano come mai non avessero ville ed appartamenti.. fino a ipotizzare stili di vita dedita esclusivamente a consumi in gioielli,caviale, champagne ,abiti di griffe piuttosto che investimentii immobliari,Prova ne sia che zone prive di specialisti medici ma contemporaneamente oggetto di altissimi valori immobiliari, offrono come incentivo a tali professionisti sistemazioni in mini appartamenti di proprieta’ pubblica.Poi fatta esperienza professionale e un poco di carriera, se ne vanno in sedi piu’ prestigiose e risparmiose…e i cittadini locali brontolano..compresi agenti immobiliari e locatori che nel momento del bisogno vorrebbero “volontari altruisti”, ma non calano di un euro i canoni o prezzi piuttosto consistenti.

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