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Una spedizione spaziale in Antartide per prepararci allo sbarco su Marte

In Antartide inizia a esserci un certo fermento. Nel corso dell’estate saranno infatti in azione sul settimo continente numerose spedizioni – alcune già in attività – che spaziano da finalità scientifiche a pure sfide esplorative. Aggiungiamo alla lista anche la realizzazione del primo match di tennis tra i ghiacci antartici, che vedrà come protagonisti i campioni statunitensi John e Patrick McEnroe. Soffermandoci sul fronte scientifico, accanto ai numerosi team impegnati nella estrazione di carote glaciali in grado di portarci indietro nel tempo di un milione di anni, risulta particolarmente interessante una spedizione guidata dalle agenzie spaziali NASA e ESA, insieme alla Stanford University, con finalità “marziane”.

In questo momento due esploratori britannici, Justin Packshaw, 57 anni e Jamie Facer Childs, 37 anni, sono a circa metà del loro lungo viaggio tra i ghiacci antartici (da costa a costa per un totale di 4200 km), sotto costante monitoraggio da parte dei tre partner di progetto. La spedizione, denominata Chasing the Light, è condotta in modalità “foot & kite” (piedi e kite sci), senza assistenza. I due devono in sintesi contare sulla propria forza fisica e mentale.

La loro esperienza sta fornendo preziosi dati alle agenzie spaziali per comprendere quali siano i limiti umani in ambienti estremi e quali potrebbero essere le nostre possibilità di sopravvivenza su un pianeta come Marte.

“Grazie alle condizioni estreme simili a quelle presenti su altri pianeti del nostro Sistema Solare – si legge sul sito ufficiale della spedizione, www.chasingthelight2021.com –  , l’Antartide mostra un ambiente austero utile per un vasto range di ricerche sull’uomo e la biologia più in generale, dalla microbiologia alla immunologia e molto altro ancora.”

Cosa stanno monitorando le agenzie spaziali?

In 80 giorni è atteso che riescano a completare il viaggio dalla stazione russa di Novolazartrevskaya, nella Terra della Regina Maud, allo Union Glacier Camp nella  Ellsworth Land, passando per il Polo Sud geografico. Partiti il 12 novembre scorso, Justine e Jamie stanno affrontando condizioni estreme, temperature ben al di sotto dello zero, venti catabatici che talvolta toccano valori superiori ai 300 kmh.

Sul sito della spedizione è possibile scoprire per ogni giorno di spedizione i dati relativi alle condizioni ambientali incontrate lungo il percorso (temperatura, velocità e direzione del vento), i km e dislivello affrontati (e modalità di spostamento prescelta) nonché i parametri vitali dei due esploratori (battito cardiaco, livello di stress, ore di sonno, calorie bruciate). Dati trasmessi a grande distanza grazie all’utilizzo di sensori indossati dagli esploratori. I due stanno anche raccogliendo dei campioni di sangue, saliva, urina e feci, che trasportati assieme alle scorte di cibo sulla slitta di accompagnamento, verranno analizzati in laboratorio al termine del viaggio.

Da un lato dunque si sta cercando di comprendere quali siano i limiti fisici e psicologici di un essere umano – parliamo naturalmente non di essere umano medio ma di un soggetto  ben allenato a sfidare condizioni estreme quali quelle dell’Antartide – , dall’altro “come stia” l’Antartide. Si sta dunque procedendo a raccogliere dati anche in merito alla radiazione solare incidente sulla superficie e alle condizioni del ghiaccio incontrate durante il trek.

“La spedizione antartica di Justin e Jamie – si legge sul sito ufficiale – offre una opportunità unica per raccogliere dati ambientali utili all’ESA. Una delle priorità dell’Agenzia Spaziale Europea è difatti capire e monitorare le variazioni associate al cambiamento climatico, non solo per il bene della scienza ma anche per fornire supporto ai decisori che si trovano a fronteggiare la crisi climatica. Dato che le regioni polari si mostrano particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico, Justin e Jamie raccoglieranno osservazioni e misurazioni che potranno fornire all’ESA e alla comunità scientifica una visione più dettagliata dell’ambiente antartico. I satelliti non orbitano direttamente sul Polo Sud, il più vicino arriva a 88°S, dunque le loro misure consentiranno di colmare un gap“.

Distanze confuse

Un ulteriore elemento che la NASA sta studiando grazie ai due esploratori è la difficoltà di valutazione delle distanze “ad occhio”, manifestata dagli astronauti. Un esempio celebre viene dalla missione Apollo 14 del 1971. Mentre Alan Shepard e Edgard Mitchell erano impegnati a raccogliere campioni di roccia, passeggiando sulla superficie lunare, i loro occhi scorsero un cratere, a loro dire molto distante, almeno un miglio. In realtà si scoprì successivamente che fossero a 15 metri dal cratere.

In Antartide, è l’Antartide a decidere

Il viaggio di Justin e Jamie sembrerebbe programmato alla perfezione. Si sa quali siano le tappe da effettuare, cosa monitorare, quali campioni raccogliere. Il problema è che i piani, quando si parla di Antartide, finiscano inevitabilmente per essere soggetti a cambiamento a seconda delle condizioni ambientali incontrate lungo il percorso. Se i venti iniziano a soffiare in direzione contraria o sopraggiunge una tempesta di neve, gli spostamenti vengono rallentati, ostacolati, ed ecco che tocca ripianificare gli avanzamenti. I due esploratori speravano di festeggiare il Natale al Polo Sud, ma come si legge nel diario del 18 dicembre (giorno 36): “Sembra davvero improbabile che ce la faremo. Ma hey hoo, nonostante tutto, avremo per certo un bianco Natale.”

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2 Commenti

  1. Lo sfizio di trainare una PULKA, anche costruita meglio o fai da te,con tenda e viveri… e pernottamenti al chiar di luna e stelle o bufera di neve si potrebbe anche toglierselo in Italy.Basta che non valga”ciò che non è permesso con documenti timbrati e copia protocollata , è vietato.”

    1. Povera tua moglie….se commenti ogni volta cosí gente che non conosci…… Posso solo immaginare cosa combinerai ai tuoi cari, buon Natale a tutti i lettori di montagna.tv e Ai tuoi cari

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