AlpinismoAlta quota

Tengkangpoche, una questione di scelte. Dialogo con Tom Livingstone

Quando sono partiti per il Tengkangpoche, questo non era tra i loro obiettivi primari. “Abbiamo anche considerato le pareti est e ovest di Tengi Ragu Tau, Kwande e Kongde Ri” spiega Tom Livingstone che, insieme al compagno Matt Glenn si è reso protagonista della prima salita dell’elegante pilastro nord-est del Tengkangpoche.

Chiamata “Massive Attack”, con alcuni tratti in artificiale, la via realizzata dai due è lunga 1400 metri e ha richiesto 7 giorni di scalata lungo un itinerario già tentato nel recente passato dal canadese Quentin Linfield Roberts con diversi compagni. Durante l’ultimo tentativo il canadese ha lasciato sulla montagna alcuni materiali, tra cui gas e barrette, che in qualche modo sono state di supporto nella scalata per Livingstone Glenn generando, ovviamente, uno strascico di polemiche. “Roberts ha tentato due volte il pilastro” prosegue Livingstone. “Il suo primo tentativo, portato avanti con Juho Knuuttila, è stato terribilmente vicino al successo ed è stato davvero impressionante. Siamo molto grati per la loro visione di una linea lungo il pilastro. Noi, nella nostra salita, abbiamo evitato il punto più alto raggiunto da Roberts, la ‘lastra senza uscita’, affrontando un sistema di fessure con andamento a destra nella parte superiore selvaggiamente ripida”. Poi, ammette, “alla fine del primo giorno abbiamo preso qualche barretta, benzina e dell’attrezzatura dallo zaino di Quentin. Ci è stato molto utile. Col senno di poi avremmo dovuto evitare questa opzione ‘pigra’ partendo dal campo base con tutte le attrezzature necessarie.

7 giorni in parete

“Arrampicata di misto duro, artificiale difficile e una lunga cresta di neve in cima ci hanno davvero messo alla prova. Spesso abbiamo desiderato un terreno più facile, invece abbiamo trovato ulteriori passaggi chiave. Penso che questa via sia stata un’esperienza profondamente impegnativa, sia mentalmente che fisicamente”. Tom Livingstone riassume con queste parole l’esperienza vissuta sul pilastro nord-est del Tengkangpoche lungo i 1400 metri di via aperta con Matt Glenn. Una realizzazione che arriva dopo un primo tentativo conclusosi con una caduta di Tom su un tiro in artificiale e un taglio sul mignolo. Questione da poco, quando si è a casa, ma su una parete nella Valle del Khumbu le cose cambiano. “Abbiamo camminato lungo tutta la valle alla ricerca di un medico” racconta Tom. “Poi ne abbiamo approfittato per riposare una settimana durante le abbondanti nevicate e siamo tornati a guardare la parete quando le condizioni sono migliorate. Quando è venuto nuovamente il momento di scalare riuscivo a malapena a mettere il guanto sopra la benda, per questo ho scalato principalmente con una muffola. Una condizione che impone a Tom di trascendere su una sua personale scelta etica: mai jumaring su una via! “La mia etica ideale è stata rovinata dal Tengkangpoche, ma questo era il modo più veloce per il secondo di salire i tiri ripidi”.

Il pilastro del Tengkangpoche è stata una prima volta sotto molto punti di vista per i due alpinisti. “Qui abbiamo dovuto seriamente aiutarci con la salita in artificiale, non era mai accaduto con questa importanza. L’unica altra occasione era una breve sezione sul Koyo Zom in Pakistan”. Tra fessure bloccate da neve e ghiaccio, difficoltà estreme e una scalata tecnica i due riescono man mano a guadagnare metri fino a raggiungere la cresta, dove vengono investiti dal forte vento. “Le raffiche ci hanno fatto mettere addosso tutti i nostri vestiti mentre affrontavamo l’ultima cresta di neve, fino a raggiungere la vetta alle 12.15 di sabato 30 ottobre. Un abbraccio, qualche foto di rito e via in discesa lungo la cresta est. All’imbrunire sono finalmente al sicuro di un lodge a sorseggiare the e gustarsi un piatto di ravioli al vapore. Il rientro, dal racconto che ci fa Livingstone, è stato quasi più faticoso della scalata alla montagna con molte pause per recuperare, mangiare e riposare lungo il cammino per Lukhla. Anche da questo deriva il nome della via. “Massiva Attack, perché è stata come una battaglia” che ha prosciugato di energie i nostri due protagonisti.

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