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Smart working, igloo e case sugli alberi per un nuovo turismo di montagna

Lavoro vista monti, nuove modalità di pernotto, dalle case sugli alberi agli igloo: questi i punti su cui la Conferenza delle regioni e delle province autonome ha di recente dichiarato di voler puntare per il rilancio del turismo in montagna, meglio dire per creare un nuovo turismo in montagna. Un turismo la cui filosofia nasce in parte dall’esperienza pandemica, nel corso della quale in tanti hanno scoperto il piacere dello smart working, del lavorare da remoto, staccando in pausa gli occhi dal proprio PC per ammirare vette, guglie, valli, e immergersi nella natura appena chiuso il portatile, rigenerandosi nel verde al termine di una giornata di lavoro. Un turismo che punta inoltre tutto sulla sostenibilità.

“Diverse aziende sembrano indirizzate ad adottare forme ibride tra lavoro in ufficio e in remoto e questa tendenza apre nuovi scenari anche per il settore turistico, nella misura in cui sia possibile ipotizzare il lavoro da remoto in luoghi di vacanza e il soggiorno lungo“, si legge nel documento stilato dalla Conferenza per delineare una serie di proposte per il rilancio delle attività turistico–ricettive della montagna invernale, in funzione delle riaperture previste a breve.

In merito alle nuove forme di ospitalità green, nel documento si parla di idee alternative ai classici hotel, idonee a viaggiatori moderni propensi a sperimentare l’autenticità della montagna e portare a casa una esperienza inedita. Come si anticipava, tra le proposte compaiono case sugli alberi e igloo.

Ripartire dall’anno zero post pandemia

La Conferenza delle Regioni evidenzia che la stagione alle porte sia da considerarsi l’effettivo anno zero post pandemia, “perché una serie di cambiamenti sociali, culturali ed economici improvvisamente mutati a causa dell’emergenza, non torneranno ad essere come prima ma evolveranno ancora nel prossimo quinquennio”.

“Emerge il bisogno di una nuova qualità dello spazio, all’insegna di un nuovo respiro. C’è un condizionamento a evitare i posti percepiti come affollati a favore dell’esigenza di riconnettersi con laghi, boschi, montagne ed anche fauna”.

Inoltre “è prioritario lavorare su una mobilità intelligente e su soluzioni tecnologiche”, al fine di contrastare il rischio di sovraffollamento turistico. E puntare sulla sostenibilità ambientale: “le destinazioni turistiche sono chiamate ad assumere un ruolo proattivo per garantire la salvaguardia del proprio territorio, l’impegno deve essere massimo ed esteso su tanti ambiti, della mobilità alternativa e green, alla riduzione dell’uso di materiali da imballaggio plastici.”

Il documento termina con un accorato appello al Governo, “affinché siano assunti indirizzi di “policies” in montagna che portino alla riduzione dell’impatto dei costi di gestione d’impresa che, in modo particolare nella stagione invernale, riducono fortemente la capacità competitiva”. Si richiedono in particolare interventi sul fronte fiscale.

Riflessioni di fronte alle quali Uncem non ha tardato a esprimere il proprio apprezzamento: “Fiscalità differenziata, incentivi agli investimenti, soluzioni per i residenti, per nuove famiglie che si trasferiscono, per un turismo più ampio nei tempi e negli spazi, nuovi strumenti formativi, sono temi che ci vedono allineati alle Regioni”.

Il ministro per gli Affari regionali e le autonomie, Mariastella Gelmini, ha tenuto a evidenziare che lo spopolamento della montagna non è un fenomeno ineluttabile, non si è verificato in tutti i territori nella stessa misura e in alcune zone non si è verificato affatto: penso ai dati in controtendenza di Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige che, pur essendo interamente montane, hanno resistito al fenomeno dell’abbandono”.

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