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Corno Piccolo, la targa del Grand’Ufficiale non c’è più

La targa che ha fatto discutere migliaia di escursionisti e alpinisti non è più sui 2655 metri del Corno Piccolo, la più bella e amata vetta rocciosa del Gran Sasso. Negli ultimi giorni di settembre Pasquale Iannetti, guida alpina ed ex-gestore del rifugio Franchetti, l’ha staccata dalla croce metallica installata nel 2019 dagli Alpini, l’ha infilata nello zaino e l’ha portata fino a Pietracamela, dove vive. Il giorno dopo l’ha messa in una busta, e l’ha spedita per raccomandata all’avvocato Tommaso Navarra, presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ad Assergi, ai piedi del versante aquilano del Gran Sasso. Non sappiamo quando la busta sia arrivata. Fino a oggi non ci sono state reazioni ufficiali. 

La vicenda che stiamo raccontando può sembrare una bega locale, e almeno in parte lo è. Ma tocca delle questioni importanti per molti frequentatori della montagna, appenninica e non. Chi, e a che condizioni, può decidere di installare un manufatto su una cima? Chi ha il diritto di lasciare scritte e firme in montagna? E soprattutto, è lecito a una persona, più o meno esperta di alte quote, legare il proprio nome a una cima senza interpellare gli enti locali, il CAI e la comunità dei frequentatori dei monti? 

La vicenda

Ricapitoliamo brevemente la questione. Sul Corno Piccolo, per decenni, ha accolto escursionisti e alpinisti una croce formata da due tubi di ferro. L’8 ottobre 2019, gli uomini e le donne della Squadra di Soccorso del 9° Reggimento Alpini, di stanza all’Aquila e molto amato in Abruzzo, ne hanno installata una nuova e più grande. La croce, realizzata dall’artista teramano Arbuccio, è stata esposta a lungo nel Santuario di San Gabriele, dov’è stata benedetta. Poi è stata portata in vetta senza usare un elicottero, ma solo braccia, gambe e schiene. Una targa ricorda gli uomini e le donne del 9° Alpini, un’altra, più piccola, reca la firma dell’artista. A far discutere, fin dal primo giorno, è stata una terza targa, saldata alla scatola che contiene il libro di vetta. Vi compare una citazione di Rainer Maria Rilke, scrittore e poeta austriaco vissuto tra il 1875 e il 1926. “La capacità di ereditare il passato costituisce linfa vitale del divenire umano. Il futuro entra in noi molto prima che accada”. Seguono non una ma due firme, quella di Rilke e quella del “Presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Grand’Ufficiale Avv. TOMMASO NAVARRA”. Il nome del presidente dell’Ente Parco è maiuscolo, quello del letterato mitteleuropeo no.

La rimozione di Iannetti

Pasquale Iannetti, ben noto ai frequentatori del Gran Sasso, non è nuovo a provocazioni e discussioni. Negli anni Sessanta e Settanta ha gestito a lungo il rifugio Franchetti, 2433 metri, che sorge tra il Corno Piccolo e il Corno Grande. Ha aperto vie di arrampicata classiche, e ne ha ripetute decine e decine di altre, con o senza clienti. All’inizio degli anni Ottanta, Iannetti si è schierato a favore dei progetti di impianti di risalita a Campo Pericoli, sul Gran Sasso, e nel versante orientale della Laga. In epoche più recenti si è occupato della storia alpinistica del massiccio, dedicando un libro a Mario Cambi e Paolo Emilio Cichetti, scomparsi nel 1929 durante una bufera di neve. E poi organizzando per due volte, con l’amico Paolo Stern, un raduno alpinistico sul Campanile Livia per ricordare la giovane Livia Garbrecht, morta sul Corno Grande nel 1943, alla quale la montagna è dedicata. Nel 1999, su richiesta del Comune di Farindola, Iannetti ha compiuto dei sopralluoghi a Rigopiano, e ha ufficialmente raccomandato al sindaco di non autorizzare l’ampliamento dell’albergo. Invece l’intervento è stato permesso, e nel 2017 l’hotel è stato distrutto da una valanga che ha causato ben 29 morti. Tra il 2018 e il 2019, infine, Pasquale si è battuto contro l’installazione sui pendii del Corno Piccolo di 12 O’Bellx, delle capsule in grado di provocare il distacco della neve con esplosioni di ossigeno e idrogeno. Lo scopo dell’intervento, finanziato dalla Provincia di Teramo, era di evitare la caduta di valanghe sulle piste dei Prati di Tivo, una delibera del Parco parlava di “assenza di impatti significativi”. Nel marzo 2020, durante il primo lockdown, una valanga staccata nei pressi della vetta ha spazzato via una parte delle capsule e disseimiato i loro rottami sul pendio. 

Nell’aprile 2019, cinque mesi prima dell’installazione della nuova croce sul Corno Piccolo, Pasquale Iannetti viene a conoscenza del progetto, e scrive al presidente Navarra. La sostituzione della croce sarebbe dovuta passare attraverso una condivisione di intenti, con chi pratica e conserva la memoria storica di questi luoghi. L’organismo più titolato a farlo sarebbe stato il Club Alpino Italiano con Scuole di alpinismo, Soccorso Alpino e Guide Alpine” scrive Iannetti, che poi chiede “che cosa ci azzeccano” con il Corno Piccolo il presidente del Parco e il suo titolo di Grande Ufficiale. Sarebbe stata cosa buona e giusta se anche gli Alpini del 9° reggimento avessero preso contatto con il Presidente del CAI Abruzzo e con gli altri organismi titolati alla promozione e alla salvaguardia della montagna” prosegue la guida. Ma la sua lettera non è solo una protesta. 

Invito il presidente Navarra a far rimuovere l’inopportuna targa. Lo avverto che se non sarà presa da lui alcuna iniziativa vorrà dire che ci sentiremo autorizzati a farla rimuovere da chi ne ha la competenza. E se nessuno degli Enti preposti lo farà, rimuoverò personalmente la inutile targa”. Dopo due anni, segnati dal lockdown e dal Covid, Iannetti lo ha fatto davvero. 

Oggi, dopo la rimozione della targa e la sua spedizione all’indirizzo del Parco, Pasquale Iannetti è sereno. “L’installazione della croce non è stata autorizzata dal Comune, se una denuncia arriverà (ma per che reato?) un avvocato mi ha offerto il gratuito patrocinio” spiega al telefono. Decine di alpinisti, a voce o attraverso i social, gli hanno espresso solidarietà.      

Ma la critica della guida alpina di Teramo non riguarda solo la targa del Grand’Ufficiale Navarra. “La croce rappresenta la “Passione di Cristo” ed è il simbolo di appartenenza alla religione cattolica. Mi chiedo che significato si deve dare alle tre bombe o missili stilizzati che sostengono i tre pali della croce” scrive Iannetti sulla pagina Facebook Mi manda Aligi, diamo voce al Gigante che dorme! “Forse”, conclude Pasquale al telefono “la soluzione migliore è rimuovere la nuova croce e riportare sul Corno Piccolo la vecchia, che era brutta e rozza ma non conteneva messaggi di guerra”. 

Sarebbe interessante sapere cosa pensano di queste parole, e della rimozione della targa, il comandante del 9° Reggimento Alpini, il nuovo sindaco di Pietracamela Antonio Villani, eletto il 3 e il 4 ottobre scorsi. E naturalmente il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Se e quando queste risposte arriveranno, saremo lieti di pubblicarle. 

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5 Commenti

  1. In attesa delle risposte del presidente Navarra e del nuovo sindaco di Pietracamela (a cui auguro tutto il meglio e che possa far tornare a risplendere i Prati di Tivo e il Gran Sasso teramano) rispondo io che le frequento quelle montagne dalla tenera etá di 2 anni (grazie a Papá Nino, a Marco ed Antonio)…… grazie carissimo Pasquale per il gesto di rimozione da te personalmente effettuato, salendo in vetta al Corno Piccolo l anno scorso non mi sono dilungato nel leggere le varie intestazioni, ma la sensazione che ho avuto a pelle era che quei missili sotto una croce non ci azzeccavano proprio niente.
    Aspettiamo con ansia le risposte di questi enti (fantomatici) che dovrebbero difendere e far evolvere il nostro territorio……..intanto io faccio l esperto di sci a Berlino,fatevi 2 calcoli!!!! Grazie sempre al Sig Da Polenza, mi inorgoglisce sempre leggere dei miei monti in risalto sulle cronache di montagna nazionali.

  2. Ben fatto. Sarebbe successo anche nell’ anonimato. È ora di smetterla di lasciare targhe, foto, frasi e oggetti vari sulle montagne in ricordo di non si sa chi e di non si sa cosa! Basta con questa povertà d’ animo di chi crede di compiere gesti rispettosi che testimoniano solo l’insufficienza a se stessi. Un grazie a Iannetti.

  3. Il confine tra arte e kitsch e’ ancora incerto. “la bellezza (così come la “bruttezza”) non è una qualità intrinseca delle cose; esiste solo nella mente dello spettatore“. Quindi tra chi erige e chi abbatte di testa sua o di iniziativa di un gruppetto non ci dovrebebro essere questioni legali, solo di interpretazione estetica..

  4. Altro che targa, io andrei su con una bella smerigliatrice a batteria con disco da 125mm. In un’oretta si tira giù l’inutile orpello, poi spedirei i vari pezzi al signor nessuno che tanto l’ha voluta e firmata.

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