Pareti

North6, Simon Gietl e Roger Schäli sulle 6 classiche nord delle Alpi

Si è concluso sulle Grandes Jorasses North6, l’ecologico progetto alpinistico di Simon Gietl e Roger Schäli che negli ultimi 18 giorni si sono destreggiati tra la salita delle sei classiche nord delle Alpi e la pedalata tra una montagna e l’altra. Un’esperienza a forza di muscoli che ha occupato i due forti alpinisti per due settimane di avventura tra Cima Grande di Lavaredo, Pizzo Badile, Eiger, Cervino, Petit Dru e Grandes Jorasses.

North6

Alpinismo, bici e voglia di avventura. Questi gli elementi salienti del progetto North6 che ha visto Simon Gietl e Roger Schäli affrontare 30770 metri di dislivello positivo, 29470 metri di dislivello negativo e mille chilometri in bicicletta. Per scendere dalle montagne e fare ritorno ai mezzi, oltre alla corda doppia, anche il parapendio.

Il progetto è partito con la Via Comici alla Cima Grande di Lavaredo, quindi la Cassin al Pizzo Badile, la via Chant Du Cygne sull’Eiger e la Schmid al Cervino. Ancora il Couloir Nord del Petit Dru e, infine, la Via Linceul sulle Grandes Jorasses. Dopo la buona riuscita della salita alla Cima Grande i due si sono messi in sella per due impegnative tappe in bicicletta con cui hanno coperto 334 chilometri, quindi su per la parete del Pizzo Badile. “Dopo tre ore di salita sulla via ‘Cassin’ siamo arrivati ​​in vetta spiega Simon. “Siamo scesi per la cresta nord e, alla fine della cresta, abbiamo disimballato i parapendii e siamo volati verso valle”. Quindi Eiger, a 678 chilometri di distanza e 7343 metri di dislivello. A Grindelwald scendono dalla sella e iniziano l’avvicinamento. “Il nostro piano era quello di salire durante la notte per poi bivaccare sul ‘Chant Du Cygne’ la mattina presto. Ha funzionato e nel primo pomeriggio abbiamo raggiunto la vetta. La discesa è stata nuovamente eseguita in parapendio, prima di ritrovare le biciclette e iniziare a pedalare verso Zermatt.

“C’era molta neve fresca sulla Schmid, quando abbiamo attaccato” racconta Simon, evidenziano come in quei giorni di metà settembre le condizioni non fossero ottimali. “Con condizioni avverse il tour diventa intenso, ma siamo felici di aver raggiunto la vetta intorno alle 18. Una foto ricordo, un piccolo spuntino e un sorso di tè caldo, poi subito in discesa per la via normale svizzera.

Una notte di riposo e di nuovo in marca, questa volta verso il massiccio del Monte Bianco per le ultime due pareti. Dopo il Cervino, dove già la meteo stava peggiorando, sul Bianco Simon e Roger incontrano condizioni davvero complesse. “Nonostante le condizioni eravamo molto motivati”, così attaccano il Petit Dru. “La salita è stata lunga, ma dopo 17 ore Roger e io abbiamo raggiunto la vetta della quinta parete nord. Sono ormai le 20 e il sole è già tramontato quando toccano il punto più alto del Petit Dru. Da qui 800 metri di doppia fino al Refuge de la Charpoua per poi volare in direzione del Refuge de Leschaux.

Due amici e un’avventura

Ed eccoci finalmente al 18esimo giorno: Grandes Jorasses. Identificata la Linceul come la migliore soluzione per affrontare la salita i due alpinisti hanno lasciato il rifugio alle 3 del mattino. All’alba hanno iniziato a salire e appena 12 ore dopo essere partiti dalla sicurezza del bivacco notturno si sono abbracciati sulla vetta. Da qui sono seguite 4 ore di discesa per la via normale e finalmente la felicità per aver portato a termine un grande viaggio. “Per me i 18 giorni con Roger hanno rappresentato una nuova dimensione dell’avventura racconta Simon. “Non avrei voluto realizzare il progetto North6 con nessun altro compagno di cordata”. L’intero progetto afferma Gietl, “si è svolto sotto un stella splendente. Abbiamo vissuto 14 giorni di attività, uno libero e tre di maltempo con pioggia e neve. Siamo stati fortunati”.

“Probabilmente la mia migliore esperienza alpinistica” commenta Schäli. “È raro che tu possa condividere un successo di vetta con così tanti amici: Simon, l’intero gruppo di North6. Abbiamo lavorato tutti duramente e tutti abbiamo gioito del risultato. L’energia positiva era unica e si sentiva ovunque”.

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Un commento

  1. Le condizioni (mi sembra) li hanno costretti ad evitare lo sperone Walker e la Nord dell’Eiger.
    Sul Dru secondo me sono stati notevoli !
    Sulle altre hanno quasi solo arrampicato.
    Bella l’idea di portarsi il parapendio per le discese e non il materiale da bivacco.
    E che pedalate, quasi come Buhl ai suoi tempi, che se ne andava di fretta quasi sempre da solo !!!

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