Montagna.TV

Cicloescursionismo, per il CAI servono regole

Fa discutere l’editoriale del presidente Generale del CAI Vincenzo Torti, pubblicato su Montagne360 di settembre, che dialoga attorno alla “crescente compresenza, sui sentieri di montagna, di nuove forme di utenza che, quando non dichiaratamente illegittime e, quindi, vietate, risultano incompatibili, in sé o per le modalità di svolgimento, con il prioritario interesse della tutela della sicurezza, oltre che con la fragilità dei tracciati, sottoposti, non a caso, alla cura manutentiva dei nostri volontari, costantemente necessaria anche a fronte del solo utilizzo limitato all’escursionismo a piedi”. Il riferimento, come specificato più avanti nel testo, è verso il mondo dei mountain-bikers che, sempre più, frequentano i sentieri di montagna. In particolare il presidente si focalizza sulle bici a pedalata assistita sottolineando come “queste nuove modalità di accesso ai sentieri vengono pubblicizzate in molte località turistiche come occasioni per vivere senza fatica o con minor fatica ‘esperienze d’avventura’, con la conseguenza di attrarre numerosi frequentatori che definire digiuni di conoscenza della montagna, delle sue oggettive caratteristiche e pericolosità e, quel che è peggio, delle regole, scritte e non, poste a difesa dell’altrui tutela, è a dir poco riduttivo: da qui, dicevo, l’interrogativo sul da farsi”. Un da farsi che richiede, come specifica lo stesso Torti, un’attenta analisi della situazione.

Lo stesso club alpino ha infatti al suo interno una “componente cicloescursionistica” la cui attività, continua il presidente, “risulta ben altrimenti connotata rispetto al mero e indistinto utilizzo della mountain-bike […] che dice da subito del prevalente, se non esclusivo, desiderio di conoscenza e scoperta che anima i suoi cultori, con l’adozione di autoregole comportamentali quali la precedenza ed il rispetto degli escursionisti a piedi oltre che del tracciato, con modalità di uso del mezzo non invasive”. Dall’altra parte evidenzia però come l’aumentato numero di frequentatori abbia portato le bici su “percorsi oggettivamente incompatibili”. Viene quindi chiesta una regolamentazione nella frequentazione dei sentieri, con l’individuazione di regole ed eventualmente divieti.Meglio adottare scelte semplici e oneste, che tutelino veramente gli interessi da considerare meritevoli, che non sono, come vorrebbe qualcuno, quelli di una categoria di utenti rispetto a un’altra, bensì quelli più generali che guardano ai fenomeni a lungo termine e non cercano di accontentare le mode di un momento […]vorremmo che si pervenisse ad una legislazione unitaria in materia su tutto il territorio nazionale, con una visione capace di fare scelte che, impopolari forse per un giorno, reggano nel tempo e promuovano veramente la montagna, individuando puntualmente chi può fare cosa e chi no, rimuovendo alla base potenziali situazioni conflittuali, in cui le persone si trovino costrette all’autodifesa o a subire la prevaricazione del prepotente, come è purtroppo successo in più di una occasione”.

Le risposte non tardano ad arrivare

A creare le maggiori discussioni una frase in cui si dice “che i sentieri devono intendersi destinati a un uso coerente con la loro genesi e, quindi, a chi cammina”. Come evidenziato anche da una lettera della Commissione Centrale Escursionismo “la mtb fuori dai sentieri non è più escursionismo. Vietare la percorrenza dei sentieri significa di fatto cancellare il cicloescursionismo. Si potrà parlare ci ciclismo, al più di cicloturismo. Ma per queste attività non serve il CAI […]  Per andare su strade e ciclabili non servono autoregolamentazioni né tecniche di guida particolari, basta il codice della strada”. La lettera prosegue poi evidenziando come “una limitazione a priori e generalizzata dei sentieri è ingiusta, inaccettabile, inutile” creerebbe un danno di immagine allo stesso CAI che “si porrebbe in antitesi con i tentativi di sviluppo turistico-economico di molte realtà locali, dove mtb ed e-bike  stanno trainando il turismo” ma non solo. Lo stesso Club Alpino, spiegano, sta lavorando alla creazione di un Sentiero Italia fruibile grazie alla mountain bike. Mezzo che oggi rappresenta una forma di attrazione per i soci più giovani del sodalizio.

La replica di Torti

Rileggere l’editoriale, questo il consiglio del presidente generale Vincenzo Torti in risposta alla lettera della Commissione Centrale. “Il mio intendimento, che emerge dalla letteralità dello scritto, era quello di impedire che, come è successo nel corso dell’estata in molte località, l’assenza di quelle tre o quattro regole che, se generalizzate, consentirebbero il superamento di molte criticità, abbia a tradursi nei soliti divieti. Non si parla quindi di una preclusione all’attività sui sentieri di montagna, ma di un’autoregolamentazione affiancata da regole chiare e precise “per imporre, a chi oggi se ne infischia, alcuni comportamenti non come suggeriti, ma come obbligatori”.

Ad avvalorare le sue parole, ricorda Torti, lo scorso 30 agosto è stata consegnata al Corriere della Sera la guida definitiva al cicloescursionismo “con presentazione a mia firma”. All’interno della guida sia itinerari che si sviluppano su sentieri, sia la possibilità di svolgere l’attività “con la doverosa precisazione ‘ove consentito’ […] questo perché in più di una regione le normative vigenti o singole disposizioni amministrative locali prevedono limitazioni e divieti”.

Riguardo invece la frase (“che i sentieri devono intendersi destinati a un uso coerente con la loro genesi e, quindi, a chi cammina”) estrapolata dall’editoriale questa viene accostata ad una ipotizzata, quanto inesistente, teorizzazione circa l’illegittimità della frequentazione delle bici sui sentieri trovo che sia, ad un tempo, illogica, forzata e fuorviante”. Questo perché, spiega il presidente, poco oltre nell’editoriale si “richiama la regola pacifica della precedenza dovuta a chi procede a piedi”. È inoltre fuorviante perché “contraddice, omettendo di richiamarla, tutta la trattazione seguente in cui si sottolineano il riconoscimento e ruolo della ‘sensibile’ componente cicloescursionistica all’interno del CAI”. Insomma, non ci si è capiti. Pare però, da questi ultimi scambi, che le mountain bike potranno continuare a frequentare quei terreni di montagna per cui sono nate, ricordando sempre di avere rispetto per i pedoni e di rispettare alcune semplici regole per mettere in pratica una pacifica convivenza.

Exit mobile version