Ambiente

Sull’Etna si sperimentano capre sentinella che “prevedono” le eruzioni

Che gli animali possano essere di grande supporto agli scienziati anche, e soprattutto, in ambienti impervi e estremi abbiamo avuto modo di verificarlo con l’esempio delle foche di Weddel impiegate negli studi antartici. Dal ghiaccio passiamo al fuoco salendo in quota sull’Etna, che quest’anno si mostra così iperattivo da aver incrementato addirittura la sua altezza, toccando i 3357 metri (e non è detto che entro fine anno tale cifra non aumenti ulteriormente). Qui un team di scienziati tedeschi sta sperimentando da un decennio le cosiddette “capre sentinella”. Dal nome stesso è facile intuire che il loro compito sia di avvisare in anticipo i ricercatori qualora si stia per verificare una eruzione.

Le capre-sentinella che avvisano delle eruzioni

Sull’Etna è operativa una squadra di 10 capre, dotate di collari ad alta tecnologia, che ne consentono il monitoraggio degli spostamenti per via satellitare. Il team a 4 zampe rientra nel progetto internazionale “Icarus” coordinato dal Max Planck Institute of Animal Behavior di Radolfzell, avviato con un focus non specifico per vulcani e eruzioni ma sintetizzabile come “osservazione della Terra attraverso gli animali”, come si legge sul sito del progetto.

Obiettivo è seguire tramite microtrasmettitori gli spostamenti di varie specie animali (non solo capre, ma anche uccelli, pipistrelli, farfalle e tartarughe per citarne alcuni), allo scopo di valutare modifiche nelle migrazioni e quindi delle abitudini comportamentali, che potrebbero fornire informazioni indirette su cambiamenti a carico dei vari ambienti o anche su disastri naturali.

L’idea di sperimentare tale approccio per “prevedere” eruzioni vulcaniche si deve a Martin Wikelski del Max Planck Institute di Radolfzell. “Dotando di sensori diversi animali in differenti regioni del mondo soggette a disastri naturali e registrandone il comportamento, possiamo di conseguenza identificare quali animali stiano prevedendo una eruzione vulcanica o anche un terremoto”, dichiara Wikelski.

Un concetto dunque abbastanza intuitivo. Come mai, viene spontaneo chiedersi, non si è mai pensato prima di testarlo sul campo? Wikelski spiega che in ambito scientifico, nonostante sia risaputo a livello di tradizione orale e scritta che gli animali tendano a scappare in anticipo rispetto agli umani in caso di disastri ambientali o eventi improvvisi, uno scienziato che affermi qualcosa di simile rischi di essere considerato un indovino più che un uomo di scienza.

Con grande coraggio dunque, il professore ha dato il via al progetto nel 2011. Serviva ovviamente un vulcano attivo, che consentisse di vedere in tempi tecnicamente utili il verificarsi di qualche eruzione. Ecco che si è pensato all’Etna. “Nonostante il vulcano siciliano rappresenti uno dei vulcani più studiati al mondo – si legge sul sito del Max Planck – non è ancora stato possibile mettere a punto dei sistemi predittivi delle eruzioni a lungo termine, in particolare con riferimento all’intensità di tali eventi. Martin Wikelski e i suoi colleghi vogliono dunque testare se ci siano animali che possano fare di meglio.”

Dalle oche alle capre

All’inizio si era pensato di utilizzare le oche sentinella. Ma parlando con gli abitanti delle pendici etnee, gli scienziati si sono sentiti dire senza giri di parole “Lasciate perdere le oche, usate le capre”. E capre siano!

Chi vive a contatto con tali animali sa infatti bene quanto siano responsivi a eventi calamitosi come le eruzioni. Un pastore ha subito messo a disposizione 8 esemplari. Dieci anni fa si è così avviata la sperimentazione equipaggiando le capre con dei tachigrafi, sensori agganciati agli esemplari al posto del classico campanellino, in grado di fornire dati GPS ma anche di accelerazione in una determinata direzione. Peso medio: 390 grammi. Limite? Trasmissione dati a una stazione radio locale, con necessità dunque da parte degli scienziati tedeschi di scendere in Sicilia, recuperare i dati e trasferirli sul proprio computer per analizzarli.

Per ogni capra è stato possibile così monitorare gli spostamenti, tracciandoli visivamente sulla mappa del vulcano. Nel gennaio 2012 improvvisamente è successo ciò che Wikelski sperava: gli esemplari sono diventati molto più attivi. Tutti insieme. Qualcosa doveva averli allertati. A fornire risposta è giunto l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, informando il team che il 4 gennaio 2012 attorno alle 10:20 di sera, fosse iniziata una significativa eruzione, circa 6 ore dopo l’avvio della fase di inusuale iperattività delle capre.

Dalla radio ai satelliti

Un ottimo punto di partenza per portare avanti gli studi con opportune migliorie. Oggi, a dieci anni di distanza, abbiamo 10 capre a zonzo sull’Etna equipaggiate con microsensori che pesano soltanto 5 grammi e trasmettono i propri dati per via satellitare, con grande comodità da parte degli scienziati tedeschi che possono leggerli direttamente da casa senza raggiungere l’isola, anche da smartphone.

Gli animali sono anche equipaggiati di pinger, trasmettitori che emettono segnali percepibili a breve o media distanza, così da consentire di localizzare gli esemplari sul campo.

Come fanno le capre a “prevedere” una eruzione?

Arriviamo a una domanda inevitabile: come fanno le capre a percepire in anticipo che un vulcano stia per eruttare? Hanno qualche super potere o un sesto senso?

“Non sappiamo ancora come facciano – dichiara il dottor Wikelski – . Forse percepiscono l’odore del magma in risalita”. In sintesi, gli animali potrebbero essere più in gamba dei sensori attualmente disponibili nel rilevare la presenza di gas contenenti componenti come biossido di zolfo o acido solfidrico.

Dobbiamo immaginare che in futuro al posto delle strumentazioni utilizzate dai vulcanologi troveremo solo capre? “Beh, tocca prima capire se la cosa funzioni in altre parti del mondo come sull’Etna”, chiarisce il professore. C’è poi da assicurarsi di poter monitorare gli animali di continuo, anche laddove vi sia scarso segnale. C’è dunque ancora da fare ma una cosa è ben chiara: qualora vi additino come una capra, prendetelo come un complimento.

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