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La rinascita della Calabria: aiuti economici a chi voglia trasferirsi nei borghi

La formula delle “Case a 1 euro” come mezzo per contrastare lo spopolamento dei borghi alpini e appenninici sta prendendo piede lungo la Penisola ormai da qualche anno. La lista dei paesini che puntano alla ripartenza si allunga mese dopo mese, e c’è chi decide a questo punto di fare un ulteriore balzo in avanti, offrendo discrete somme di denaro a chi voglia trasferirsi lontano dalle città. É il caso di 9 borghi calabresi che hanno catturato nelle scorse settimane l’attenzione della CNN, che ha dedicato loro un lungo articolo, evidenziando quanto il poter vivere in maniera bucolica in un villaggio immerso nel verde, “nel profondo Sud Italia, dove fa caldo quasi tutto l’anno”, ed essere anche sostenuti economicamente per farlo, rappresenti per molti un sogno che in queste località ha modo di diventare realtà.

“La regione Calabria programma di offrire fino a €28,000 per massimo 3 anni a supporto di coloro che vogliano trasferirsi in questi villaggi dormienti con appena 2000 abitanti, nella speranza di invertire il processo di spopolamento in corso”, scrive la CNN.

Ma questi soldi sono da considerarsi un regalo dei Comuni ai nuovi residenti? Naturalmente no, si tratta di un aiuto per iniziare una nuova vita e una nuova attività economica in loco. Sono state avviate nei mesi scorsi delle indagini in tali borghi per comprendere quali siano le figure professionali di cui si avrebbe prioritariamente bisogno, così da fornire dei suggerimenti ai nuovi abitanti.

Destinatari dell’iniziativa

Il bando è aperto ai giovani (dai 18 ai 40 anni), provenienti da un comune italiano con oltre 2000 abitanti o da uno stato estero, con obbligo di richiedere residenza nei borghi e di avviare (o riattivare, rinvigorire) qui una qualche piccola impresa. Dopo l’approvazione della richiesta inviata al Comune di interesse, si avranno a 90 giorni a disposizione per trasferirsi fattivamente nel borgo.

Come raccontato alla CNN dal Consigliere Regionale calabrese Gianluca Gallo, si prevede di fornire ai nuovi residenti una entrata mensile tra gli 800 e i 1000 €, per 2/3 anni. O in alternativa un finanziamento unico a monte dell’apertura dell’attività, come nel caso di ristoranti, B&B, fattorie o negozi.

“Stiamo definendo i dettagli tecnici, la somma mensile precisa, la durata del finanziamento e se includere anche dei borghi un po’ più grandi, fino a 3000 residenti. Abbiamo anche ricevuto grande interesse da parte dei borghi e quindi speriamo che se questo primo schema di lavoro funzionerà, se ne aggiungeranno altri nei prossimi anni.”

Il bando sarà ufficialmente diffuso nelle prossime settimane. La Regione, che vi ha lavorato per mesi, ha attualmente messo a budget 700.000 €.

Il concetto di “south work”

Simpatico e di impatto è il concetto descritto alla CNN dal sindaco di Altomonte Gianpietro Coppola, che ha parlato di “south work”, dunque lavoro al sud, in antitesi al dilagante “remote work” (lavoro da remoto). Il desiderio condiviso dalle comunità calabresi è, attraverso tale bando, di dare il via a un progetto di inclusione sociale. Richiamare nuovi residenti perché sperimentino la vita dei borghi, condividano spazi e momenti. Ovviamente ci sarà da parte delle istituzioni un impegno nell’assicurare ottimali condizioni di lavoro. Come il disporre di una connessione veloce a internet in sale conferenze e conventi, per fare un esempio.

I 9 borghi

Sono 9 i borghi pronti a partire in questa nuova avventura contro lo spopolamento:

  • Aieta
  • Albidona
  • Bova
  • Caccuri
  • Civita
  • Samo e Precacore
  • San Donato di Ninea
  • Sant’Agata del Bianco
  • Santa Severina.

Aieta

Costruita sui resti di un antico insediamento greco, il borgo di Aieta (Cosenza) si erge poco distante dalle spiagge di Maratea e Praia a Mare. La CNN parla di suggestioni toscane in Calabria, descrivendone i palazzi rinascimentali e i portali di pietra lavica. Un borgo perfetto per amanti delle escursioni, in virtù della rigogliosa natura circostante. Alcuni sentieri collegano il villaggio ai vicini insediamenti di Papasidero, Laino Borgo e Laino castello.

Albidona

Albidona (Cosenza), posta tra l’Alto Ionio Cosentino e il massiccio del Pollino, quasi ai confini lucani, a 810 metri di quota, si caratterizza per la presenza di una bellissima torre saracena. La vicinanza con Puglia e Basilicata rende il borgo un punto di partenza perfetto per un tour tra tre regioni. Come ricorda la CNN, secondo la leggenda fu fondata da un veggente cieco in fuga da Troia in fiamme.

Bova

Secondo la leggenda, il borgo di Bova (Reggio Calabria) fu fondato da una regina armena, che avrebbe guidato le sue genti sul monte Vùa. Bova deriverebbe dal fatto che qui pascolassero le mucche. Fondato su una terrazza naturale, si apre sulla costa con un panorama eccezionale. Accanto alle rovine di un castello normanno, sono presenti dimore nobili realizzate in pietra con portali elaborati.

“Tra i vicoli potete ancora sentire il rumore degli antichi telai”, scrive la CNN, cercando la poesia in questi villaggi in abbandono. Altra peculiarità evidenziata è la disponibilità quotidiana di latte fresco di capra.

Caccuri

Caccuri (Crotone) è un borgo che si sviluppa come un intrico di viuzze all’ombra di un castello che si erge su una collina. Secondo gli storici rappresenta una delle più antiche cittadine dell’Alto Crotonese, con datazione stimata attorno al VI secolo d.C. Sorge su uno sperone che guarda la riva sinistra del fiume Neto, tra l’altopiano della Sila e il mare Ionio. Sui pendii si coltivano olivi da cui si produce un pregiato olio extra vergine.

Civita

“All’inizio persino gli italiani si sentono persi qui. Gli abitanti locali parlano infatti un dialetto slavo detto Arbereshe”. Si apre così la descrizione che la CNN fornisce del borgo di Civita (Cosenza), a denotare quanto questi piccoli villaggi del Sud Italia siano ricchi di storia e curiosità. Civita fu fondata nello specifico nel 1400 da un manipolo di Albanesi in fuga dall’Impero turco. Si erge su uno sperone roccioso all’interno del Parco Nazionale del Pollino e un tempo rappresentava il rifugio di banditi e fuorilegge.

Nel territorio di Civita si trovano le suggestive Gole del Raganello, divenute purtroppo celebri per la tragedia del 2018. Altra attrazione segnalata dalla CNN è il Ponte del Diavolo. Così come, sempre legata all’esoterismo, è la tradizione dei comignoli “dagli aspetti spaventosi”, realizzati allo scopo di tenere il male lontano dalle abitazioni.

Samo e Precacore

Samo (Reggio Calabria) è un borgo fondato dagli Antichi Greci alla ricerca di un riparo in collina, che non fosse però troppo lontano dalla spiaggia. Praticamente il villaggio fungeva da porto. Il tempo qui si ferma. Al mattino l’odore del pane appena cotto e del formaggio fresco si diffonde attraverso il villaggio mentre le donne escono dalle loro case in pietra portando ceste piene di cibo sulla testa, come ai tempi antichi”. Che descrizione fiabesca ne fornisce la CNN!

Precacore è una frazione fantasma di Samo, che viene definita come la sua parte migliore. Una zona un tempo abbandonata a seguito di terremoti, raggiungibile dalla piazza di Samo, che oggi si ripopola in estate, quando gli escursionisti si spingono in quota alla ricerca delle rovine greche e bizantine.

San Donato di Ninea

San Donato di Ninea (Cosenza), posizionato nella parte più profonda del Parco del Pollino, risale a prima della colonizzazione greca. Così remoto che nessuno al di fuori della Calabria era a conoscenza della sua esistenza prima degli anni Settanta. Dalle vette alle spalle del paese, estremamente ricche di biodiversità, si possono ammirare sia lo Ionio che il Tirreno.

Sant’Agata nel Bianco

Sant’Agata del Bianco (Reggio Calabria) è un borgo che affonda le sue radici in epoca greco-bizantina. Sottoposto a un ampio restyling, come evidenzia il notiziario statunitense, è oggi in grado di portare i turisti indietro nel tempo, grazie alle dimore di pietre gialle con le porte dipinte di verde. Scivolando tra i vicoli si possono ammirare opere di street art che ritraggono bambini sorridenti, gruppi di persone intente a bere vino al bar nonché versi di poesie. Due musei interessanti sono rappresentati dal Museo del Vino e quello delle Cose Perdute.

Santa Severina

Santa Severina (Crotone) si affaccia sulla valle del fiume Neto. Si può dire che sia strutturata a strati, nella parte più alta vi sono i palazzi nobiliari (e un magnifico castello), al di sotto dimore scavate nella roccia. Sono presenti un quartiere greco e uno ebraico. Il borgo custodisce inoltre un battistero che rappresenta il monumento bizantino più antico della Calabria. Santa Severina è rinomata per le arance, tanto è vero che gli abitanti sono detti Aranciaru, ovvero “mangiatori di arance”. Al mattino la rupe su cui si erge il paese appare spesso avvolta dalla nebbia, tanto da sembrare una nave di pietra tra le nuvole.

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