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Sirente-Velino, che futuro per un Parco a metà?

Nel cuore dell’Appennino c’è un’area protetta dimezzata. E non solo per i tagli alla sua superficie, che si ripetono da anni. L’ultima sforbiciata, decisa il 18 maggio dal Consiglio Regionale dell’Abruzzo, ha scatenato dure polemiche. Nella storia del Parco Sirente-Velino, istituito da una legge regionale del 1989, questo è il quarto taglio, dopo quelli del 1998, del 2000 e del 2011. E’ un segnale evidente che il rapporto tra l’area protetta e il territorio è difficile.

Le reazioni

Negli ultimi mesi, la discussione sul taglio del Parco è stata accesa. Emanuele Imprudente, vicepresidente della Giunta Regionale e assessore a Parchi, Ambiente e Caccia, ha parlato di “una legge importante per la crescita, la promozione e lo sviluppo”, e di un’area protetta che sarà “più funzionale alle esigenze delle comunità locali”. Toni opposti, hanno avuto l’opposizione e gli ambientalisti. Pierpaolo Pietrucci, consigliere regionale del PD, ha parlato di una “pagina vergognosa”. Il suo collega Giorgio Fedele, dei 5Stelle, ha scritto di “una legge che riporta l’Abruzzo al Medioevo”. Marco Morante, reggente del CAI dell’Altopiano delle Rocche, fa notare il rischio di “un parco-spezzatino”. Legambiente ha chiesto ai Ministri della Transizione Ecologica e degli Affari Regionali di impugnare la norma davanti alla Corte Costituzionale. 

La vicenda

Per ricostruire la vicenda del taglio del Parco, è utile consultare le cronache locali. Leggendo i quotidiani Il Messaggero e Il Centro, e i siti News-town e Virtù quotidiane, si scopre che la Regione ha ignorato un appello di Fulco Pratesi, Dacia Maraini e altri intellettuali, una richiesta del CAI a firma del presidente Vincenzo Torti, e una petizione del WWF alla quale hanno aderito 125.000 persone. 

A spingere per il taglio, come i precedenti, sono stati i Comuni della Valle Subequana e dell’Alto Aterno. Per il vicepresidente e assessore Imprudente, la riperimetrazione consentirà di snellire le procedure per la ricostruzione (lentissima nella zona) dopo il terremoto che ha colpito L’Aquila e dintorni nel 2009. Per gli ambientalisti, dietro a tutto c’è la lobby dei cacciatori. Segnano una controtendenza le delibere di due amministrazioni locali. Stefania Mariani, sindaco di Tione degli Abruzzi, ha ottenuto dalla Regione di non ridurre il territorio protetto del suo Comune. Gianmatteo Riocci, sindaco di Ocre, ha chiesto l’ampliamento del Parco nel nome di “un futuro ecocompatibile e sostenibile, legato al turismo”.

Finora c’è stata poca chiarezza sull’entità del taglio ai 54.361 ettari dell’area protetta. Imprudente ha parlato di “circa 6000 ettari”, opposizione e ambientalisti hanno fatto salire la stima a 8.000, 10.000 o a 14.000. Secondo Igino Chiuchiarelli, l’attuale commissario del Parco, gli ettari tagliati sono 6.800. 

Quale che sia la superficie tagliata, gli ambientalisti ricordano che nei Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS), anche se esclusi dal Parco, prima di qualunque intervento resteranno necessarie la Valutazione di Incidenza Ambientale (VINCA) e la Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

Per capire cosa sta davvero accadendo tra il Sirente e il Velino, e cosa può avvenire in futuro, è bene mettere per un momento da parte l’ultima delibera della Regione, e riflettere sulla storia degli ultimi trent’anni. 

La storia del Parco tra il Sirente e il Velino

Il Parco è nato prima della legge-quadro nazionale del 1991, quando stavano per essere istituiti i nuovi parchi nazionali del Gran Sasso-Laga e della Majella, e stava per essere rilanciato il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Ricordiamo che il Parco Sirente-Velino comprende i due massicci che gli danno il nome, che si alzano tra L’Aquila, la Marsica e Sulmona, che culminano rispettivamente a 2487 e a 2358 metri e che offrono molti meravigliosi itinerari estivi e invernali. Sono incluse nell’area protetta le due zone sciistiche di Campo Felice e di Ovindoli-Magnola. E l’Altopiano delle Rocche, dove intorno a Rocca di Mezzo, Rocca di Cambio e Ovindoli la pressione per nuove edificazioni era ed è molto forte.

In tutta Italia, i parchi regionali sono più deboli di quelli nazionali. Il Parco Sirente-Velino è ancora più debole degli altri, dato che ha un personale minimo (i guardaparco sono tre!) e un bilancio da sempre ridotto all’osso. Ciò nonostante, negli anni, i risultati positivi ci sono stati. 

Dei piccoli ampliamenti del Parco hanno portato al suo interno due meraviglie come le Grotte di Stiffe e le rovine romane di Alba Fucens. Continua la ripresa dell’avvoltoio grifone e del cervo, reintrodotti nella Riserva naturale Monte Velino. Il camoscio è stato riportato sul Sirente, qualche orso è arrivato spontaneamente. Qualche settimana fa l’orsa Amarena e suoi quattro cuccioli, che poi hanno lasciato la madre, si sono insediati tra Celano, Pescina e i centri vicini.

Come spiega il commissario Chiuchiarelli, stanno per essere varati il Grande Anello del Parco, un percorso di mountain-bike da 80 chilometri, e l’affidamento dei sentieri alle sezioni del CAI. Nei prossimi mesi, verranno messi in sicurezza i punti dove la fauna attraversa più frequentemente le strade.  

L’esistenza del Parco, però, non ha frenato i tentativi di ampliare le zone sciistiche. Qualche anno fa la Regione Abruzzo, guidata dal centrosinistra, ha proposto di collegare, con fondi legati al terremoto del 2009, piste e impianti di Campo Felice e Ovindoli. Il progetto, che avrebbe devastato i Piani di Pezza, è stato accantonato, ma alcuni dei nuovi impianti sono andati avanti.

E’ un segno di poca autorevolezza del Parco la scarsissima collaborazione con la Riserva Naturale Monte Velino, gestita dai Carabinieri Forestali, e che si trova all’interno del Parco stesso. E’ un segno di scarso interesse del territorio per la tutela dell’ambiente il fatto che il Comune di Pescina, al confine tra il Sirente-Velino e il Parco d’Abruzzo, Lazio e Molise, invece di fregiarsi del titolo di “paese dei due Parchi” non abbia mai voluto essere coinvolto in nessuno dei due. 

Insomma, anche se migliaia di escursionisti salgono alle cime, traversano le Gole di Celano e raggiungono il rifugio Sebastiani, anche se d’inverno l’afflusso di ciaspolatori, scialpinisti e fondisti è imponente, anche se in estate sull’Altopiano delle Rocche soggiornano decine di migliaia di persone, il Sirente-Velino resta un Parco a metà. 

In 32 anni di vita, l’area protetta non è riuscita a convincere della sua importanza né i Comuni che ne fanno parte, né quelli limitrofi, né la Regione che l’ha istituita. Da questo punto di vista, la questione dei tagli è secondaria. La vera domanda per la Regione Abruzzo e per il suo vicepresidente Emanuele Imprudente è un’altra. Si pensa davvero a un rilancio, o il Sirente-Velino continuerà a vivacchiare? Cosa si vuol fare di un Parco splendido, ma che finora è esistito solamente a metà? 

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