ArrampicataOutdoor

Yosemite, servirà un permesso per dormire, anche in parete. Scatta la polemica

Tommy Caldwell: "Onestamente non so se essere a favore o meno"

Anche a Yosemite si cerca di far ripartire il turismo dopo i lunghi mesi di restrizioni. Non si può certo parlare di un ritorno alla normalità. Per trascorrere una giornata nel Parco, accedendo con il proprio veicolo (i free park shuttle non sono ancora tornati operativi), è richiesta una prenotazione online. Un pass giornaliero, di 2$ di costo, da sommare alle tasse classiche di accesso veicolare. Secondo quanto dichiarato al Fresno Bee da Jamie Richards, portavoce di Yosemite, il numero massimo di veicoli ammessi al giorno su cui ci si sta orientando sarà di 5000. Una decisione comprensibile, per non dire necessaria, per evitare afflussi incontrollati. Ma c’è una seconda misura adottata dal Parco che sta suscitando qualche malcontento nel mondo dell’arrampicata canadese: l’obbligo di richiesta di un “wilderness climbing permit”, un permesso speciale che i climber dovranno richiedere per trascorrere una notte nel Parco.

In sintesi, chi desideri cimentarsi nella salita delle big wall iconiche, quali El Cap o Half Dome, che necessitano di più di un giorno di permanenza, dovrà informare il Parco con un anticipo di 4-15 giorni rispetto all’arrivo e richiedere il permesso per un climbing-trip di 2 giorni. Un punto da chiarire prima di affrontare le polemiche che si sono diffuse negli ultimi giorni, è che non si stia parlando di accessi limitati.

“A partire dal 21 maggio 2021 un wilderness permit sarà richiesto per trascorrere una notte nel Parco ai climber che vogliano cimentarsi sulle big wall. Durante tale progetto pilota, i permessi saranno gratis e non ci saranno limiti nel numero di permessi a disposizione”, si legge nel post di annuncio del progetto pilota sul sito di Yosemite.

Viene chiarito che lo scopo ultimo della iniziativa sia di fornire maggiori informazioni al Parco per comprendere come gestire al meglio l’arrampicata sulle big wall, con il minimo impatto ambientale. Nonché di educare i climber stessi ai corretti comportamenti da tenere in loco.

“Stiamo provando a minimizzare mediante i permessi l’impatto umano sulle big wall”, ha dichiarato a Climbing Magazine il ranger Jesse McGahey, raccontando delle difficoltà che i ranger incontrano nel preservare la natura, a causa dei climber “indisciplinati”, che abbandonano ad esempio buste piene dei propri escrementi su El Cap. Il progetto nasce dunque con uno scopo anche educativo, con l’obiettivo ultimo di salvaguardare il prezioso ambientale naturale di Yosemite.

Le polemiche dei climber

A seguito dell’annuncio del progetto pilota non sono mancate le polemiche. Tra i climber canadesi sono volate parole dure nei confronti del Parco, accusato di ledere la libertà e la spontaneità insite nell’arrampicata. E di aver definito tale misura senza alcuna negoziazione col mondo dei climber.

Come si legge sul sito della Access Fund, organizzazione no-profit volta a garantire la sostenibilità dell’arrampicata negli USA, in realtà il Parco ha contattato per una consulenza, perlomeno tale organizzazione, in una prima fase ancora concettuale del programma, ma non se ne è poi saputo più nulla fino all’annuncio ufficiale del 7 maggio 2021.

Le riflessioni di Tommy Caldwell

Polemiche su cui è voluto intervenire Tommy Caldwell, esponendo la propria posizione attraverso i social, con un invito alla riflessione collettiva.

“In qualità di uno dei climber che ha speso la maggior parte del suo tempo sulle big wall di Yosemite negli ultimi 20 anni, ho resistito all’impulso di inserirmi nella discussione generatasi attorno al sistema dei permessi, fino ad averne pienamente compreso ogni dettaglio. Sono stato invitato sia dal National Park Service (NPS) che dall’Access Fund a intervenire con qualche commento. Di seguito trovate i miei pensieri. Invito altri a intervenire in maniera rispettosa e produttiva. 

Nello specifico El Cap, durante l’alta stagione d’arrampicata, diventa un incredibile microcosmo di persone che arrivano da tutto il mondo con una molteplicità di esperienze di vita. Potrei scrivere un libro intero sui vari personaggi e le varie interazioni che ho avuto modo di sperimentare lassù. Si tratta di un posto stupendo e magico, che ha cambiato le vite di molti. E io spero che questa cosa prosegua a lungo nel futuro. La maggioranza dei climber delle big wall è fatta di buoni esempi. Persone che ripuliscono dopo il proprio passaggio, che si impegnano a seguire le regole e sono rispettose dell’esperienza degli altri in parete. In vari modi i climber hanno iniziato a prendersi cura del Parco, mediante organizzazioni come la YCA e la Yosemite Facelift.

Queste pareti sono il fulcro della nostra attività, è lì che sono nati movimenti come la Clean climbing revolution ed è lì che si sono formati i leader del moderno movimento ambientalista. Noi arrampichiamo per l’avventura, il cameratismo, e il senso di libertà che essa ci fornisce. Il mio timore è che tale permesso possa un po’ alterare tutto ciò. Potrebbe forse generare la sensazione che tali pareti siano proprietà del NPS? E in tal caso, queste pareti continueranno a evocare lo stesso senso di rispetto?  

Non sono sempre stato un climber perfetto a basso impatto. Praticamente ho preso residenza a El Cap per mesi interi in una sola volta. E sebbene io abbia fatto del mio meglio per evitare che la mia presenza influenzasse gli altri, senza dubbio qualche impatto c’è stato. I ranger mi hanno fornito in quella occasione dei suggerimenti amichevoli e la loro presenza mi ha fatto sentire sotto controllo. Pertanto nutro il più profondo rispetto nei loro confronti. Ritengo che il Parco stia cercando di proteggere e preservare la big wall per i climber di domani.  

Ed è un lavoro duro bilanciare l’impatto di qualche canaglia che abbandona spazzatura, corde fisse, che utilizza trapani elettrici e in generale degrada l’esperienza altrui. Tocca tenere sotto controllo questo tipo di climber. L’impatto sta incrementando. Il sistema dei permessi ha in tal senso una ottima intenzione, ovvero tentare di proteggere uno dei gioielli più preziosi del mondo dell’arrampicata.

Onestamente non sono ancora convinto della mia posizione, se sono a favore o no. Ma so che se tutti i climber  trattassero le pareti che visitano come fossero casa di qualcun’altro, non staremmo neanche facendo questa discussione. Incoraggio i climber a essere rispettosi, e i ranger a tenere le orecchie aperte per cogliere ogni input nei prossimi 2 anni di questo progetto pilota.”

Per maggiori informazioni Caldwell invita a visitare il sito della Access Fund, dove sono stati elencati pro e contro del progetto in maniera estremamente schematica.

Pro e contro secondo l’Access Fund

Vantaggi: gli scalatori con permessi per big wall non avranno più bisogno di prenotazioni per entrare nel parco. Tutti gli altri visitatori del Parco sono comunque tenuti ad acquistare le prenotazioni in anticipo, come parte dei protocolli anti COVID, e le prenotazioni non sono sempre disponibili. Gli scalatori con i permessi per big wall potranno accamparsi una notte in campeggio. I climber riceveranno anche insegnamenti di tipologia ‘Leave No Trace (LNT)’ e istruzione preventiva di ricerca e soccorso, oltre a una versione beta aggiornata su quanti scalatori saranno presenti su ogni percorso.

Svantaggi: così come attualmente strutturato, il programma dei permessi ostacolerà la spontaneità dei tentativi di salita sulle big wall tra il 21 maggio e il 31 ottobre 2021. Durante questo periodo, l’NPS richiede infatti che i permessi siano richiesti con almeno 4 giorni di anticipo e che i climber ritirino i permessi di persona. Questi requisiti possono rendere inoltre difficile trovare una finestra meteo sicura per una salita su big wall e richiedono agli scalatori di arrivare al parco almeno un giorno intero prima dell’arrampicata per ritirare il permesso durante l’orario di ufficio. Inoltre, nonostante il fatto che non ci siano tariffe associate al programma pilota, l’NPS potrebbe imporre in futuro una tariffa e/o una qualche forma di contributo per gestire l’affollamento in parete.

Tags

Articoli correlati

Un commento

  1. Sicuramente succederà che in futuro si dovrà pagare, poi si comincerà a fare selezione su chi può scalare e chi no (soprattutto le vie più gettonate), poi si comincerà a riservare la salita ai professionisti e via dicendo… Storia già vista con la via normale francese del Monte Bianco, la via normale degli 8000 e compagnia bella.
    E la libertà di frequentare continua a ridursi sempre di più! Meditate gente, meditate!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close