Ambiente

Alaska, il ritiro dei ghiacciai e il fenomeno della “pirateria fluviale”

Nel corso degli ultimi mesi più volte ci siamo ritrovati ad affrontare il tema dello scioglimento dei ghiacciai e delle conseguenze di tale fenomeno sugli ecosistemi. Si è parlato di laghi sovraglaciali e rischio di GLOF (Glacial Lake Outburst Flood), ovvero collasso ed esondazione del lago con possibile esondazione di corsi d’acqua in cui si ritrovino a precipitare acqua e detriti glaciali. E di surge, accelerazioni improvvise nel tempo dello scivolamento verso valle di un ghiacciaio, che si concludono anche in questo caso con il riversarsi dell’acqua intrappolata sotto la massa glaciale in un corso d’acqua a rischio esondazione. I fiumi che scorrono in aree montane, non risultano soltanto esposti a rischio esondazione a seguito dei fenomeni sopracitati, ma possono anche subire una alterazione del loro percorso come conseguenza del ritiro di un ghiacciaio. Il termine scientifico utilizzato per indicare simili fenomeni è river piracy.

Con il termine river piracy si intende la deviazione di un corso d’acqua in un altro come conseguenza non solo dello scioglimento dei ghiacciai, più in generale di fenomeni erosivi. Gli scienziati prevedono che, in un mondo sempre più povero di ghiacci, saranno molti i fiumi di montagna a subire una modifica del proprio percorso.

Di recente un team statunitense ha provato a realizzare un modello predittivo del futuro corso del fiume Alsek, che scorre a valle del Grand Plateau Glacier, nel Sud dell’Alaska. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science Direct in un paper dal titolo Quo vadis, Alsek? Climate-driven glacier retreat may change the course of a major river outlet in southern Alaska”.

Poca attenzione agli impatti locali

“Il ritiro dei ghiacciai in Alaska e nell’adiacente Canada – si legge in apertura di articolo – rappresenta la causa principale di innalzamento dei mari. Fenomeno che riflette una perdita di massa estesa, graduale e ampiamente prevedibile, indotta dall’aumento dello scioglimento di superficie. Impatti locali del ritiro glaciale sono invece in generale poco documentati“.

La variazione del percorso dei fiumi rappresenta uno degli “impatti locali” che andrebbero analizzati più nel dettaglio. Il lavoro svolto dai ricercatori sull’area del Grand Plateau Glacier potrebbe, anzi meglio dire dovrebbe, essere ripetuta in altre aree del globo, in quanto si tratta di modifiche a livello di paesaggio con conseguenze dirette sulle attività umane.

Il caso dell’Alsek

Il fiume Alsek nasce tra i ghiacci dello Yukon, in Canada, scorrendo verso Sud fino in Alaska, per sfociare infine nell’Oceano Pacifico a livello della Dry Bay, il Golfo di Alaska, attraverso un corridoio di accesso. Il nome inglese “Alsek” deriva dalla lingua Tlingit (Aalseix’) e il corridoio è stato considerato dalle popolazioni indigene, fin dal 1400, una sorta di autostrada verso le aree interne della regione.

Lungo il suo percorso verso la foce il fiume raggiunge l’Alsek Lake. Il team statunitense, coordinato dal dottor Michael G. Loso, ha evidenziato come nel tempo il continuo assottigliarsi del Grand Plateau Glacier stia conducendo l’Alsek Lake  a fondersi con un altro lago, informalmente riconosciuto come Grand Plateau Lake. L’espansione di quest’ultimo porterà a una cattura parziale o totale del flusso del fiume Alsek. Sarà tale fenomeno a determinare l’abbandono in maniera permanente da parte del corso d’acqua di quello che è attualmente il suo canale preferenziale di scorrimento, per dare luogo a un nuovo percorso. Secondo i modelli predittivi l’Alsek abbandonerà dunque il delta della Dry Bay, in sintesi la sua foce cambierà posizione.

Nel dettaglio, la parte terminale del ghiacciaio, agendo come barriera, separa l’Alsek Lake e la parte terminale del fiume Alsek, dal sopra menzionato Grand Plateau Lake. Come conseguenza del progressivo ritiro del Grand Plateau Glacier, entrambi i laghi hanno già visto raddoppiare le proprie dimensioni dal 1958. Mediante altimetria laser è stato possibile osservare come il ritiro del fronte glaciale si assesti sui 10 metri l’anno. Secondo le stime degli scienziati, i due laghi potrebbero unirsi a causa del venir meno dell’effetto barriera, tra una manciata di decenni. A quel punto il fiume potrebbe trovarsi costretto ad abbandonare il percorso “tradizionale” che lo conduce al delta della Dry Bay per dirigersi invece verso Sud-Est, lungo un itinerario dotato di maggiore pendenza, sfociando a quasi 30 km di distanza dal Golfo d’Alaska.

Quali sarebbero le conseguenze?

Accanto alla inevitabile alterazione del paesaggio, la “scomparsa” dell’Alesk dal suo corso attuale andrebbe a comportare un disturbo agli ecosistemi della Dry Bay e come conseguenza alle attività umane qui svolte. La fauna ittica dovrebbe adattarsi al cambiamento e così anche l’uomo, che nel Golfo ha sviluppato nel corso del tempo attività di pesca a scopo commerciale, pesca sportiva oltre che attività outdoor quali il rafting.

“Stando alle attuali linee guida per la gestione del territorio – si legge nel paper – queste attività non potrebbero essere facilmente rilocate presso la futura, potenziale, foce del fiume, in quanto quest’ultima non ricadrebbe entro il territorio della Glacier Bay National Preserve ma in una zona di protezione del Glacier Bay National Park in cui appunto tali attività risultano attualmente vietate.”

Scopo ultimo dell’articolo scientifico è di sollecitare l’attenzione non solo dei pescatori, cacciatori, amanti dell’outdoor nella Dry Bay, ma soprattutto del Parco Nazionale, così da agire per tempo nel mitigare le conseguenze del river piracy.

“Gli impatti legati alla modifica di percorso del fiume – affermano i ricercatori – non sono di livello tale da giustificare interventi di mitigazione ingegneristica e relative spese, come avvenuto in aree fluviali molto più popolate come la zona del Mississippi. E in ogni caso interesserà zone gestite dal National Park Service, che ha il dovere di proteggere i processi naturali. Al pari di tante altre conseguenze del ritiro dei ghiacci, questa situazione richiede uno sforzo multi giurisdizionale, così da considerare, prima ancora del verificarsi del cambio di rotta del fiume, i valori dei servizi ecosistemici e le soluzioni gestionali da mettere in campo per preservare al meglio tali ecosistemi.”

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