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Come mai abbiamo bisogno di tornare in montagna e perché ci farà bene farlo

Molte regioni sono ormai “gialle”, e tra queste ci si può finalmente spostare: Elena Di Chiara, psicologa dello sport, ci aiuta a capire come mai abbiamo tanto desiderato poter tornare sulle montagne e perché – con i giusti modi – ci farà un gran bene farlo.

Desiderare quello che non possiamo fare

In questultimo anno di sostanziale immobilità forzata, in molti hanno avvertito un forte desiderio di muoversi, di trascorrere tempo allaperto… Ma come nasce questo desiderio? Perché in tantissimi abbiamo sentito questo bisogno di movimento e di aria aperta? Prima di tutto perché si apprezza ciò che ci viene tolto: noi desideriamo quello che non possiamo avere. Quando qualcuno commette un crimine viene messo in prigione, e questo comporta la privazione della libertà e di alcuni benefici. Moltissime persone hanno vissuto il lockdown come una detenzione, come una punizione senza che ci fossero state colpe, e la “privazione della libertà” ha implicato che a quel punto sentissimo molto la mancanza di diverse cose. Prima era scontato che, se avessimo desiderato andare a fare trekking o una salita con le pelli con gli amici, avremmo potuto farlo. Ma nel momento in cui questo ci viene negato, diventa quasi una necessità prioritaria, perché ci accorgiamo che esiste, che non è scontato e che ci manca. Siamo stati privati del movimento, che magari fino a un attimo prima non avevamo nessuna intenzione di fare, ma di cui in quel momento abbiamo sentito un enorme bisogno: nel marzo 2020 erano tutti runner, anche chi non lo aveva mai fatto prima.

I benefici del movimento fisico

Parlando di esercizio fisico, in ogni caso, bisogna fare alcune distinzioni tra attività fisica, attività sportiva e attività sportiva agonistica. Nel primo caso, va bene per tutti, fa bene a tutti, dovremmo farla tutti. L’attività sportiva, invece, implica un allenamento più intenso, più tecnico e frequente, non è indicata per tutti quanti, per poterla praticare bisogna avere determinate caratteristiche e serve un certificato medico sportivo non agonistico che le attesti. Per la pratica agonistica, che implica la competizione, serve un certificato medico sportivo agonistico, in cui la visita è ancora più approfondita e accurata. Attività fisica e attività sportiva, quindi, non sono la stessa cosa. Rimanendo sull’attività fisica, che è la più diffusa, perché sto bene se la pratico (per ora considerando solo quella al chiuso)? Perché il movimento fisico accresce la frequenza cardiaca, con conseguente aumento del flusso sanguigno al cervello e maggior ossigenazione. Più o meno ossigeno rispetto alla media ha degli effetti: una maggiore quantità, come in questo caso, potenzia la capacità di apprendimento di nuove informazioni e le abilità di memoria a breve e lungo termine. Quando è leggermente meno, invece, come quando ci troviamo a un’altitudine elevata, proviamo una lieve euforia, abbiamo una sensazione di benessere e si innalza la nostra pressione arteriosa (motivo per cui lattività fisica in alta montagna è molto indicata per chi soffre di ipotensione, meno per chi è iperteso). Fare esercizio, poi, ci fa sudare, ci fa espellere tossine e ci fa scaricare lo stress.

Avere un obiettivo e raggiungerlo

Il grossissimo vantaggio dell’attività fisica è porsi un obiettivo e raggiungerlo: se voglio percorrere una certa quantità di chilometri in bicicletta e riesco effettivamente a farcela, sto benissimo, perché sono riuscito in quello che mi ero prefissato. È fondamentale, però, che noi, o il nostro allenatore o preparatore, fissiamo degli obiettivi realisticamente realizzabili e a breve termine, per aumentare la motivazione prima del raggiungimento e la soddisfazione dopo. La montagna, da questo punto di vista, è il toccasana per eccellenza: fare un’escursione e arrivare a un rifugio, o in vetta, è qualcosa che fai da solo, senza aiuto, senza basarsi sulla fortuna e senza imbrogli, ed è un risultato che nessuno ti toglierà mai, è una conquista incredibile. La montagna non mente né ti dà una mano, o fallisci e ti fermi a metà o, se arrivi in cima, è solo grazie alle tue capacità: una cosa potentissima.

La natura come antistress

Gli sport o comunque le attività in montagna si svolgono all’aria aperta, cosa che presenta degli importanti aspetti a livello emotivo: il contatto con la natura è un potentissimo antistress, soprattutto se consideriamo che molto spesso chi va a camminare in montagna è qualcuno che vive in città. Oltre a una migliore ossigenazione, grazie alle piante, chi abbandona il caos del luogo in cui abita ritrova un contatto con la montagna, il bosco, ritrovando un modo di vivere più sincrono con la natura. Importante anche il silenzio, che unito all’esercizio fisico permette di riordinare e districare i pensieri, chiarendosi le idee, e funge anche da – lieve – ansiolitico. Non bisogna dimenticare, poi, che ci esponiamo alla luce solare, che stimola la melanina all’interno dei nostri occhi e sollecita la produzione nel nostro cervello di dopamina e serotonina, che sono un potentissimo antidepressivo.

La montagna è anche socializzazione

Va considerato, poi, anche l’aspetto sociale, ovvero il fatto che spesso trekking e ferrate si fanno in compagnia. Questo può aiutarci a ritrovare una socialità – anche se a distanza di sicurezza – e dei tempi di socializzazione che non sono più quelli critici che abbiamo nella vita lavorativa di tutti i giorni, ma un rallentamento delle relazioni sociali. Quest’anno sarà una cosa ancora più importante rispetto agli anni passati, perché se già la nostra vita era frenetica prima del lockdown, con lo smart working molti si sono resi conto di lavorare ancora di più, in una sorta di reperibilità perenne.

Tornare in montagna

Per chi sta già preparando lo zaino, impaziente di recuperare il tempo perduto, nelle regioni in cui è consentito, sì dunque all’attività fisica, senza strafare, ponendosi obiettivi raggiungibili, realistici e in linea con il proprio allenamento attuale e le proprie capacità e rispettando le disposizioni del momento. Può essere utile chiedere aiuto alle giuste figure professionali per avere consiglio su quale possa essere il percorso sportivo o di attività motoria più adatto alla propria persona. È importante ricordarsi, però, che quello trascorso non è stato davvero tempo perso, ci ha permesso di prenderci cura di aspetti che magari avevamo a lungo trascurato, ci ha obbligato per qualche mese a rallentare e ci farà apprezzare ancora di più le uscite che faremo e i panorami di cui potremo godere.

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5 Commenti

  1. Questo articolo dovrebbero leggerlo e STAMPARSELO NEL CERVELLO tutti quelli che di questi tempi parlano solo e unicamente di mare spiagge stagione balneare ecc. come se esistesse appunto solo quello!! Condivido fino all’ultima parola. Brava.

  2. Mi auguro che mai, mai più venga vietato il contatto con la natura, si tratti di mare, montagna, collina, bosco, magredi, campagna e con questo intendo ovviamente la possibilità di raggiungerli…

  3. Come telegrafo’ Garibaldi .”OBBEDISCO!”..volentieri .Ma le mani alzate nel gesto”reach up “non sono obbligatorie.Neppure piccozze alzate e fiaschi tracannati ad uso fotografico.Baci ed abbracci ottima soluzione rituale.

  4. Sono d’accordo sulla necessità di vivere nella Natura.

    Non poterci vivere è tutta una questione di tenacia.
    Se non si ha la tenacia di resistere a non poterla frequentare, di sicuro alla prima difficoltà seria non si avrà la tenacia di resistere in essa.
    La tenacia in Natura è l’opposto del divertimento, è determinazione senza tentennamenti: vivere senza abbandonarsi alla morte, o sperando nell’altrui intervento.

    Ma forse parlo di “robe” ormai sconosciute. 🙂

  5. Che faccia bene camminare in montagna lo avevamo capito. A non capirlo sono i “governanti”, sordi alle richieste di consentire gli spostamenti dal proprio comune di “confinamento” per raggiungere i monti e fare una camminata in forma individuale. Se oggi torniamo a camminare sui monti lo dobbiamo solo al cambio di colore. Quel giallo che, magari a causa di comportamenti non dipendenti dall’andare per i monti, può virare all’arancione o peggio al rosso. Ancora una volta la montagna è alla mercé dei cittadini che si assembrano per gli apericena, per la movida o per festeggiare lo scudetto della propria squadra di calcio. Al prossimo lockdown chiudete in casa i movidari, gli apericenari e i tifosi festanti per lo scudetto e lasciate andare in montagna gli escursionisti. Basta pagare per le altrui mancanze.

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