AlpinismoAlta quota

Vetta sull’Annapurna con corde e ossigeno portati a C4 in elicottero

L’Annapurna è il primo 8000 a essere scalato nella stagione 2021. In cima prima la squadra sherpa che ha provveduto ad allestire la via da C4, 7300m, alla cima e poi a seguire i clienti per un totale di 15 vette.

Il primo tentativo fallito per mancanza di corde

Il tentativo di vetta in realtà era già partito la notte tra mercoledì 14 e giovedì 15, ma gli sherpa sono stati costretti a tornare indietro a 7400m perché non c’erano abbastanza corde per fissare il percorso. Sembra che ne siano necessitati diversi metri in più a causa della condizione della montagna che è secca e quindi si procede su ghiaccio vivo. Capita. In una situazione normale, clienti e guide avrebbero preso la decisione di scendere al campo base per poi riorganizzarsi per la finestra successiva. Quest’anno invece andata diversamente.

Corde e materiali direttamente a C4 con l’elicottero da Kathmandu

Ieri mattina è stato chiamato un elicottero da Kathmandu con a bordo 800 metri di corda, bombole di ossigeno, gas per i fornelletti e cibo. Il tutto è stato calato dall’elicottero direttamente a 7300 metri a C4, così che questo materiale potesse essere utilizzato questa notte per un nuovo tentativo di vetta. A darne notizia Saad Munawar, manager della spedizione pakistana all’Annapurna che ha al momento i due alpinisti Shirbaz Ali e Abdul Joshi a C4. Altri dal Cb confermano. Grazie alle nuove corde gli sherpa non riusciti stanotte a fissare la via fino alla cima e gli scalatori, con ossigeno, a raggiungere la vetta.

“Eli-doping”?

Che l’alpinismo sugli 8000 metri si sia trasformato negli ultimi anni in turismo d’alta quota a causa delle spedizioni commerciali è sotto gli occhi di tutti. Bombole d’ossigeno in abbondanza e sherpa che fissano le corde, allestiscono i campi e portano in vetta clienti non sempre con capacità all’altezza di dove sono. Non ci sono mai piaciute, lo abbiamo sempre detto, ma oramai è l’alpinismo preponderante himalayano e lo abbiamo a malincuore accettato. Abbiamo pure ingoiato il boccone amaro di coloro che arrivano in elicottero ai campi base per fare prima. Ma quanto successo sull’Annapurna ieri è davvero oltre la misura.

“Eli-doping” lo ha chiamato Stefan Nestler sul suo blog, rivendicandone il copyright. E ci trova concordi. Perché ammesso che l’alpinismo non ha regole a differenza dello sport ed è solo libertà (come ci ha ricordato qualche commentatore in queste ore), è però altrettanto vero che l’alpinismo ha i suoi valori e soprattutto la sua etica. E per questo la vetta di oggi sull’Annapurna è un fatto che sta fuori dall’alpinismo (e anche dallo sport).

Troviamogli un altro nome.

Tags

Articoli correlati

11 Commenti

  1. Ma che è, il 1 di aprile? È uno scherzo? Il secolo scorso c’era un tale di nome Mike Bongiorno, che si fece portare in elicottero su una famosa cima per uno spot pubblicitario: vivaddio, almeno la faccenda era chiara, non si millantava una cosa per un’altra.
    Una sola domanda, rivolta alla Redazione: ma se l’ossigeno è doping, le corde fisse pure, gli scarponi riscaldati non ne parliamo, il satellitare e il tracker gps anche, il trasporto in elicottero di materiali oltre i 7000 “invece pure”… ma perché dare spazio a qualcosa che con l’alpinismo non ha più nulla a che vedere? Cosa è rimasto da discutere? Dobbiamo sentire ancora il parere del Gurkha-Guru per sentirci dire che l’alpinismo (?!) è un mondo libero e chiunque può fare quello che più desidera? Poi magari mettiamo la sua opinione a confronto con quella di Mauro Corona insieme a Bianca Berlinguer a fare un bel siparietto stile talk-show?
    Qui la questione non è più generazionale, è imprenditoriale. La realtà è che l’apologia della libertà in montagna fa pensare drammaticamente ai proclami di Marinetti e dei futuristi, tutti tesi al superamento delle regole (anche etiche), alla presunta innovazione, allo stravolgimento degli schemi, all’apoteosi della velocità, costi quel che costi.
    Intanto tre matti vanno sulla Bonatti al Cervino, con rispetto e ammirazione, a ripercorrere una traccia nemmeno lontanamente paragonabile al delirio cui assistiamo sull’Annapurna.
    Fatemi un regalo, non date più spazio a queste scemenze. Mi spiace per gli Sherpa, popolo antico. Ricordiamoci però che al mondo c’è chi è capace di tagliare il ramo su cui è seduto, se è convinto di guadagnarci qualcosa.

    1. Il riferimento a Nirmal Purja (il gurka guru) non ci azzecca assolutamente nulla e ciò che ha fatto in questi anni e’ qualcosa di totalmente diverso. Per il resto sin d’accordo

  2. Be’ non è proprio una novità…. Se ben ricordo nella spedizione del 1964 durante la prima salita del Daulaghiri è stato utilizzato un piccolo aereo che poi si è schiantato…… E nel 1973 durante la spedizione di Monzino all Everest è stato utilizzato un elicottero che pure poi si è schiantato…..

  3. Sono anni che sulle prime pagine vengono spesso lodati gli alpinisti mediocri.
    Il risultato è che ora appaiono dappertutto gli alpinisti brocchi in trionfo.
    Dato che sono la maggioranza, e spendono fior di soldi, sono loro che hanno ragione e devono essere rispettati.
    Lodarli per me è difficile, però, se li incontro, un bravi lo dico sempre.

  4. mio Dio! figli di un dio minore e di un alpinismo insensato, vuoto. triste credo. la previsione è semplicissima: camera ipobarica nella citta più vicina e trasloco all’ultimo campo per il push day! la brochure è pronta!!!!!

  5. Purtroppo oggi giorno vale sempre meno ciò che si è, ma è importante come si appare.
    Con questa premessa si capisce che per la maggior parte delle persone arriva prima la voglia di mettersi in mostra sul “cosa”, tenendo in minima o nulla considerazione il “come”.
    In un film un po’ stupido visto tempo fa, si nascondeva un verità assoluta: “I modi definiscono l’uomo”.
    Ecco perché i 3 sulla Bonatti o moltissimi altri alpinisti anche meno noti su grandiose sfide valgono più di una cima di 8.000.
    Ecco perché certe notizie di lavoro non dovrebbero neppure apparire su siti di Montagna.
    Quando si parla di clienti, di cime imbrigliate per far salire chi non sarebbe in grado, allora non è più Alpinismo, ma “lavori in quota”.
    Per ciò che concerne la popolazione degli Sherpa (e degli Hunza su altre cime o portatori in altri continenti), purtroppo siamo noi che non siamo stati in grado di trasmettere loro una cultura della Montagna e del Lavoro rispettabile e rispettoso di questo ambiente.
    Siamo arrivati con le nostre agenzie a portare i nostri clienti.
    Loro non hanno fatto altro che imparare questo lavoro e farlo in maniera più redditizia e pragmatica.
    Abbiamo insegnato loro questo lavoro, quindi il “cosa”, ma abbiamo dimenticato di spiegare che, dopo aver fatto anche noi in passato (ed a volte anche nel presente) caXXate sulle nostre Alpi, bisogna valutare anche “come” ci si muove in ambienti tanto belli quanto delicati.
    Siamo colonialisti anche nella maleducazione.
    Cosa pensiamo? Che dopo aver fatto “annusare” loro un’opportunità di ricchezza “facile” possiamo ora dire loro di smettere?
    Antoine de Saint Exupéry disse: “Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti ed impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto ed infinito”.
    Siamo stati dei bravi capi cantiere, ma pessimi maestri di Vita.

  6. Basta chiamare le cose con termine adatto: salire in cima non e’scalare .Appunto…son saliti ..se a loro bastava e si sono accontentati, , perche’ farsi domande.

  7. Un esempio dei tempi.
    In Alaska agli italiani che hanno fatto la seconda nostra ripetizione dello sperone Cassin al Denali non è stata riconosciuta la salita, perché si erano fatti paracadutare con un aero un fornelletto, il loro non funzionava più.
    Nel ’92 gli americani già la salivano in giornata, dal ’93 noi solo 2 volte l’abbiamo percorsa tutta e in parecchi giorni, ma la seconda è stata bocciata, e qui da noi si dice sia stata ripetuta una terza volta veloce, ma attaccando altrove e arrivandoci saltando un pezzo, quindi non credo sia riconosciuta come una ripetizione.
    Forse gli usa ogni tanto esagerano, noi esageriamo all’opposto: tutti grandi !!! 🙂
    Una nota, dopo la normale con bandierine anche sciabile, con rifugi e ospedali dei rangers, la Cassin è da 30 anni diventata la classica della montagna !!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close