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Finale Ligure, la capitale dell’outdoor tra mare e montagna

Divisa tra mare e montagna Finale Ligure, protagonista del nuovo numero di Meridiani Montagne attualmente in edicola, si è conquistata il titolo di capitale dell’outdoor. Una storia iniziata mezzo secolo fa, con l’apertura delle prime vie sulle calcaree scogliere rocciose che fuoriescono come enormi pinnacoli dalla profumata macchia mediterranea. Solcano i verdi boschi dove cercano adrenalina bikers esperti e semplici amatori. Il finalese è un vero e proprio paradiso per gli amanti delle attività all’aria aperta. Qualcuno lo definisce un miracolo. Ne abbiamo parlato con il sindaco Ugo Frascherelli. Nato a Milano, Frascherelli è cresciuto in questa terra che descrive con amore e passione. “Ho sempre avuto un’attrazione particolare per l’entroterra finalese, territorio che ci rende unici”. Tre altipiani, solcati da altrettanti torrenti, “ma anche tratti di mare eccellenti”.

Sindaco, ma qual è il miracolo di Finale?

Miracolo è una parola importante. Abbiamo un territorio unico di cui anche i finalesi hanno iniziato ad accorgersi. Un territorio che ha offerto, negli anni passati quando le principali attività erano legate alla coltivazione, una vita dura.

Il miracolo è il nostro clima che ci regala inverni miti e una natura unica rendendo il finalese particolarmente adatto alla vita, come dimostra l’antropizzazione dell’area che risale a 30mila anni fa. Ci troviamo in un territorio abitato ben prima di Genova che ha alle spalle una storia importante.”

Cos’ha portato a questa presa di coscienza da parte dei locali?

La crisi dell’edilizia, da un lato, e quella di una nota azienda aeronautica che per un secolo ha garantito lavoro alla maggioranza dei finalesi. Questa condizione ha creato nuove opportunità di sviluppo turistico, ha fatto aguzzare l’ingegno dei locali che hanno compreso come il turismo sportivo avrebbe potuto rappresentare un’opportunità.”

Lei è tra questi?

Io sono sempre stato consapevole che l’entroterra finalese rappresenta un unicum e nel futuro vedo, in linea con le tendenze del momento, un territorio che può svilupparsi ulteriormente. Per questo l’attuale amministrazione, dal 2014, ha subito puntato il faro sull’outdoor sovvenzionando le varie manifestazione già esistenti favorendone la crescita”.

Oggi chi raggiunge Finale cerca mare o montagna?

Il 60 percento circa dei turisti arriva per prendere il sole in spiaggia, ma sono convinto che nei prossimi anni ci sarà una sempre maggiore attenzione per il turismo dinamico in ambiente.”

Siete una località di mare, ma avete turismo tutto l’anno…

Si, siamo stati bravi a destagionalizzare. In un anno normale, senza Coronavirus, i mesi autunnali ma anche quelli primaverili vedono una cittadina viva dal punto di vista turistico, soprattutto da parte di svizzeri, olandesi, tedeschi e, negli ultimi anni, americani e australiani. Ovviamente non tocchiamo i numeri dei mesi estivi, ma alberghi e ristoranti lavorano.”

Da cosa deriva secondo lei il successo della località verso il pubblico straniero?

Tempo fa, durante un evento di enduro, ho avuto occasione di scambiare qualche chiacchiera con un ragazzo californiano che mi ha dato il suo punto di vista. Mi ha spiegato che quando pedala e si diverte con la sua bici lungo i nostri single track sfiora muretti a secco, attraversa uliveti e piccoli borghi. Non è un bike park, così come non è una palestra d’arrampicata. Il nostro è un territorio genuino, vero, ricco di tradizione e storia. Dovremo essere bravi a preservare questa genuinità anche quando ci professionalizzeremo.”

Noi parliamo di Finale, ma in realtà lei ci sta raccontando di un territorio diffuso che va oltre i confini comunali…

Esattamente. Siamo riusciti in questa sfida, per nulla semplice, di promuovere un intero territorio identificato dal nome ‘Finale Outdoor Region’. In quest’ottica è stato creato il sito www.finaleoutdoor.com che racconta il territorio e che rappresenta un utile strumento anche per gli utenti pratici. Ci sono consigli, idee, cartine, spiegazioni su come raggiungere le falesie, difficoltà delle vie, percorsi in mountain bike. E poi tutta una parte dedicata alla storia del territorio.”

Prima ha citato il Coronavirus, vorremmo allora chiederle com’è andata la stagione 2020?

Nei momenti di crisi la provincia se la cava meglio della città. Al di là del periodo di lockdown durante l’estate abbiamo avuto una grande presenza, soprattutto di italiani che sono stati molto più numerosi rispetto agli altri anni. Una risposta all’impossibilità di muoversi verso l’estero.”

 Cosa si aspetta invece per il 2021?

Temo che la situazione resti invariata fino a maggio. Per l’estate ho la speranza che, come l’anno scorso, si possa lavorare. Probabilmente anche quest’anno avremo una scarsa presenza straniera, ma potremo puntare sul pubblico italiano.”

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Un commento

  1. Dice: “Abbiamo un territorio unico di cui anche i finalesi hanno iniziato ad accorgersi”.
    Lo auguro a tutti loro che prima, più che poi, se ne accorgano e cambino mentalità.
    Hanno un gioiello e da sempre i locali lo sfruttano turisticamente, dando raramente servizi decenti.
    Gli immigrati italiani in quei luoghi forse hanno già capito.
    Penso che i cambiamenti culturali richiedano almeno 3 generazioni….. non ne vedrò.

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