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La Presolana da bianca a rossa

Dopo qualche settimana di chiusura del comprensorio montano della Presolana, calcarea roccaforte delle Orobie, e la prosecuzione del blocco fino a fine marzo per questioni urgenti di sicurezza, con tanto di ordinanza dell’autorità comunale, qualche fastidio alla gente viene.

Il “divo” Giulio Andreotti, politico della prima Repubblica, ebbe a dire che “il potere logora chi non ce l’ha”. La qual affermazione lascia intendere che il gusto perverso del potere, nel nostro caso di coercizione della libertà altrui (individuale o collettiva), è un frutto che quando lo assaggi crea dipendenza.

C’è un uomo che governa da parecchi anni la comunità di un villaggio ameno e fiorente ai piedi della montagna, un sindaco, che un giorno ha pensato di impedire a tutti gli altri uomini di salire la montagna. Non che questa dell’escursionismo invernale e tantomeno dell’alpinismo o dello sci alpinismo fosse una attività indispensabile, no di certo, ma piaceva ai suoi concittadini e ad altri che venivano da più lontano per inerpicarsi per i pendii nevosi, fino a liberare lo sguardo dalle angustie quotidiane di un tempo lunghissimo che aveva riservato loro il dolore di una pandemia.

Il sindaco, al seguito d’una gran nevicata, aveva deciso con il buon senso del padre di famiglia e sentiti i suoi consiglieri più esperti, che la montagna era diventata rossa. Colore da sempre potente, che in queste stagioni pandemiche significa pericolo grave, paura e morte. Certo, in tempi per nulla lontani c’erano stati degli incidenti mortali, qualcuno era ricorso pure agli avvocati e aveva chiesto i danni per degli avvisi di pericolo ritenuti labili.

Dunque, appurato che il rosso dà agli uomini di potere, piccoli o grandi che siano, la facoltà di privare i loro simili dell’arbitrio e della libertà -il bene più prezioso che migliaia di anni di evoluzione fisica, intellettuale e culturale aveva loro regalato-, il buon amministratore ha deciso di approfittarne, senza parsimonia. Come già altri facevano da tempo per fermare la pandemia. Non sia mai. Certo l’antidoto all’eccesso di rosso esiste: è il buon senso, la conoscenza e perfino il buon gusto, ma chi assaggia una volta il gusto perverso del rosso intenso pare ne venga soggiogato, corrotto, ne diventa quasi sempre dipendente. E poi la paura fa 90.

Intanto, l’immacolata e instabile coltre bianca che aveva coperto la bella Presolana fin a farla diventare d’un botto rossa per il pericolo di valanghe, con il passare dei giorni è diventata, come natura vuole, di nuovo candida.

Ma ormai il danno è fatto e così il sindaco prende carta e penna e scrive ai parlamentari nella speranza che qualcuno a Roma, si proprio nella città santa e dei sette colli, gli possa regalare la soluzione alle molte troppe domande sulla neve, il pericolo, la sicurezza, la gestione dei rischi, la responsabilità degli altri e sua. Forse alla ricerca, disperata, del sottile filo rosso che collega la libertà di tutti noi alla buona amministrazione dei territori montani.

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