AlpinismoAlta quota

Falsa vetta sull’Everest. Alpinisti indiani bannati per 6 anni dalle montagne del Nepal

“É davvero spiacevole che un falso ascensionista riceva il più alto riconoscimento d’avventura d’India”, dichiarava a Stefan Nestler nell’agosto 2020 Jamling Tenzing Norgay, figlio dello Sherpa primo salitore dell’Everest al fianco di Sir Edmund Hillary, a seguito dell’attribuzione del prestigioso “Tenzing Norgay National Adventure Award” a un falso scalatore dell’Everest.

Una vicenda rimbalzata, insieme alla foto di vetta decisamente fake del prode Narender Singh Yadav, in ogni angolo del Pianeta. Suscitando sdegno nella comunità alpinistica non solo indiana ma mondiale. L’alpinista indiano, conquistatore di 5 delle Seven Summits e, teoricamente, per la sua salita del maggio 2016, più giovane ascensionista indiano dell’Everest, era stato attaccato anche dallo stesso capospedizione, Naba Kumar Phukon, che ne aveva richiesto l’arresto immediato.

Io sono arrivato in cima solo con il mio Sherpa”, aveva dichiarato Phukon. Secondo le dichiarazioni di Lakpa Sherpa, impegnato nella mattina della vetta in un salvataggio a Colle Sud, Yadav si sarebbe fermato alla zona del The Balcony (8400 m). Testimonianze non di poco conto, di fronte alle quali il Governo Indiano era sembrato in un primo momento indifferente. Tanto da portare Lakpa a parlare di “politica corrotta”.

L’intervento del Nepal

Accanto alla revoca del premio sul fronte indiano, anche le autorità del Nepal si sono mosse, avviando delle indagini che hanno portato in conclusione alla revoca dei certificati di vetta. Non solo dell’incriminato Narender Singh Yadav, ma anche di un secondo alpinista indiano, Seema Rani Goswami, impegnato nella medesima spedizione nella primavera 2016, che avrebbe richiesto il certificato di vetta senza averla mai raggiunta. La revoca è stata estesa anche al capospedizione Naba Kumar Phukon. Oltre alla revoca, i tre avranno divieto di svolgere attività alpinistica in Nepal per 6 anni, con inizio retroattivo dal maggio 2016.

Il portavoce del Ministero del Turismo del Nepal, Tara Nath Adhikari, ha dichiarato all’agenzia di stampa AFP che i due alpinisti non sono stati in grado di provare il loro successo nella spedizione. “Hanno sbagliato anche a inviare delle foto che potessero provare la vetta”.

Seven Summit Treks, responsabile della organizzazione della spedizione, è stata costretta a pagare una multa di 50.000 rupie (450 dollari). Lo Sherpa di supporto 10.000 rupie (85 dollari). “Si tratta di una decisione giusta da parte del Governo e un avvertimento per la collettività – il commento di Mingma Sherpa, titolare della Seven Summit Treks – . Ad ogni modo, ognuno aveva detto che quei due fossero arrivati in vetta, noi abbiamo semplicemente riportato la notizia. Ma l’industria dell’alpinismo è basata sulla fiducia e dobbiamo mantenerla“. 

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5 Commenti

  1. ….Ma l’industria dell’alpinismo è basata sulla fiducia e dobbiamo mantenerla…. dice Mingma.

    Interessante leggere che l’alpinismo sugli 8000 venga definito una industria sulla fiducia.
    Mi conferma ancora una volta che lui è un professionista molto serio.

  2. [Seven Summit Treks, responsabile della organizzazione della spedizione, è stata costretta a pagare una multa di 50.000 rupie (450 dollari). Lo Sherpa di supporto 10.000 rupie (85 dollari). “Si tratta di una decisione giusta da parte del Governo e un avvertimento per la collettività – il commento di Mingma Sherpa, titolare della Seven Summit Treks – . Ad ogni modo, ognuno aveva detto che quei due fossero arrivati in vetta, noi abbiamo semplicemente riportato la notizia. Ma l’industria dell’alpinismo è basata sulla fiducia e dobbiamo mantenerla“. ]

    Che tristezza. Della serie : “Chi la fa, l’aspetti”.
    Benvenuti nel nuovo alpinismo di SS Trekking e Gurkha-friends.
    Rimpiango il passato.

    1. Lo stipendio medio di un poliziotto in Nepal equivaleva (sono anni che manco da quel bellissimo paese) a circa 25 euro mensili.85 euro di multa per loro non sono irrilevanti.

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