AlpinismoAlta quota

Vetta falsa, ma premiato. E’ polemica sull’Everest

Jamling Tenzing Norgay: "É vergognoso"

Sta destando sdegno internazionale l’attribuzione del “Tenzing Norgay National Adventure Award”, prestigioso premio nazionale conferito dall’India ai suoi maggiori avventurieri, ad un falso scalatore dell’Everest. L’alpinista in questione, Narender Singh Yadav, afferma di aver realizzato la salita di 5 delle Seven Summits, tra cui il Tetto del Mondo. Con la sua ascesa dell’Everest, “realizzata” nel 2016 a soli 21 anni, è divenuto inoltre il più giovane indiano ad aver toccato quota 8848 metri. A riprova del suo successo possiede una foto di vetta. Un particolare che attualmente rappresenta proprio la pietra dello scandalo. In tanti gridano infatti al fake, evidenziandone le modifiche che è possibile operare col semplice utilizzo di Photoshop.

Il primo a definire la circostanza oltraggiosa è il figlio dello Sherpa che assieme a Edmund Hillary mise a segno la prima salita dell’Everest. “E’ davvero spiacevole che un falso ascensionista riceva il più alto riconoscimento d’avventura d’India”, scrive Jamling Tenzing Norgay a Stefan Nestler, che di recente ha approfondito la questione sul suo blog.

A supportare la posizione di Jamling anche il leader della spedizione sull’Everest del 2016, Naba Kumar Phukon, che di fronte alla diffusione della notizia per mano del giornale nepalese Ekantipur ha affermato senza mezzi termini: “Come capospedizione di questo stupido alpinista, io personalmente pretendo che venga arrestato immediatamente“. 

Parole dure che giungono da colui che quella mattina del 20 maggio 2016, la stessa in cui Narender afferma di essere salito in vetta, ha davvero raggiunto quota 8848 metri. “Non è assolutamente vero – aggiunge Phukon in un messaggio a Nestler – . Io sono arrivato in cima solo con il mio Sherpa”.

A conferma anche la testimonianza di Lakpa Sherpa, che quella mattina era impegnato in un salvataggio sul Colle Sud. Secondo le sue parole il falso ascensionista si sarebbe fermato al noto “Balcony” (8400 m). E per certo era in fase di salita.

Particolare non di poco conto è che in questa storia compaia anche Nirmal Purja. Come raccontato da Lakpa, Nirmal e gli Sherpa del suo team avrebbero aiutato Narender e un’altra alpinista a scendere al C4, mettendo loro a disposizione le proprie bombole d’ossigeno.

La domanda che in tanti si stanno ponendo e che, dopo tale introduzione, per certo sorgerà spontanea anche nei nostri lettori, è come sia possibile tutto ciò. Come sia possibile che il Governo Indiano stia mostrando indifferenza di fronte a tante e tali testimonianze. Secondo Lakpa Sherpa la risposta è solo una: “Politica corrotta”.

La comunità alpinistica indiana chiede risposte

Il mondo alpinistico indiano, di fronte a una evidente frode, ha cercato di richiamare l’attenzione, e riportare sulla retta via le autorità, a colpi di tweet e post Facebook.

Parth Upadhyaya della agenzia di viaggi DarkGreen Adventures, ha evidenziato in maniera capillare gli elementi che provano l’utilizzo di Photoshop sull’immagine di vetta.
  1. Mancanza di cristalli di ghiacciaio sotto la maschera. A quota 8848 metri è inevitabile che il respiro si congeli.
  2. Nessun effetto del vento sulla bandiera indiana; vento nella direzione opposta su quella nepalese.
  3. Le ombre degli scarponi degli altri alpinisti, a confronto con l’ombra di Narender, si sviluppano in direzioni opposte.
  4. Il giorno della vetta non si utilizzano casco da arrampicata e piumino, ma la tuta intera. Tra l’altro sul casco Narender non mostra la frontale.
  5. La maschera dell’ossigeno non è dotata di tubo. “Utilizza il wi-fi?”, domanda scherzosamente Parth.
  6. Sugli occhiali nessun riflesso.

“Certa gente rappresenta una disgrazia per la comunità alpinistica indiana”, scrive Parth Upadhyaya, sperando che il suo messaggio arrivi alla Indian mountaineering foundation e al Ministero dello Sport indiano.

“Questa gente rovina la nostra reputazione a livello internazionale. E’ così facile mentire per ricevere un premio presidenziale? Mi stupisce che le autorità non siano a conoscenza di tali fatti. Sono a tal punto ignoranti? Chi è la Commissione responsabile? Non effettuano verifiche? O dipende tutto dall’avere le giuste connessioni politiche? Noi non scaliamo per ottenere premi. Ciò che sperimentiamo è di gran lunga superiore a qualunque riconoscimento”. 

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4 Commenti

  1. Nulla di nuovo, purtroppo di questi casi ne ho visti molti nei miei 47 anni di alpinismo.
    Dalle semplici salite in falesia ai 4000 delle alpi.
    Molte bugie nelle salite in solitaria sopratutto in caso di nebbia.
    Anche nella mia Vicenza alcuni casi di vette conquistate ma non raggiunte.
    Alle fine imbrogliano loro stessi.
    Luciano da Vicenza

  2. Non c’è da meravigliarsi, nel mondo dei mediatizzati va così.
    Alcuni, anche italiani, sono riusciti a farsi lodare, magari anche segnare nel libro della inglese, dicendo di aver raggiunto una cima di 8000, Everest in particolare.
    E hanno ricevuto premi e altro.
    Peccato.

  3. Degno di un docufilm stile “Chiedetelo a Keinwunder”…quante foto raddrizzate di alpinisti finti appoggiati con mani e scarponi e corda tesa a lastroni orizzontali girano negli album privati ?Basta non vantarsi…o chiedere premi.Quanto all’Alpinista premiato…non sara’ per caso parente di tanti miei compaesani..a giudicare dai cognomi posti sui campanelli?

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