Semplice, genuino, scanzonato. Ecco come Carlalberto “Cala” Cimenti ha scalato i 5 Settemila dell’ex Unione Sovietica diventando il primo (e per ora unico) Snow Leopard italiano. Spedizioni sempre leggere, con amici e con tanta voglia di divertirsi. È questo che ci racconta “Maybe”, “forse”, il piccolo documentario che segue la sua ultima spedizione al Picco Ismail Samani (ex Picco del Comunismo, 7495 m).
Cala ha impiegato tre anni per salire, e poi sciare, tutti e 5 i Settemila. Nell’estate 2013 parte per l’est, raggiunge la Russia, la attraversa. Ha quasi 40 anni e punta a completare il progetto in due mesi. In breve riesce a salirne tre: Picco Ibn Sina (ex Peak Lenin, 7134 m); Khan Tengri (7010 m) e Peak Korjenekaya (7105 m). Sui due rimanenti manca la vetta per poco a causa del brutto tempo, ma questo non butta giù il morale dell’alpinista piemontese che un anno dopo è di nuovo pronto per un altro tentativo. Nell’agosto 2014 sigla salita e discesa con gli sci del Pik Pobedy (7439 m), è il secondo italiano a scalarlo. Una cima poco battuta dall’alpinismo occidentale, oltre a essere molto difficile. Cala sale in cima per poi agganciare gli sci e sciarla dal terzo campo. Più in alto tra roccia e ghiaccio sarebbe stato impossibile. Ora gliene manca solo più uno, l’Ismail Samani, che raggiunge il 19 agosto 2015, circa un mese dopo essere partito dall’Italia. Un viaggio profondo che va oltre l’alpinismo, che racconta la bellezza della salita, ma anche di come ogni tanto ci si debba fermare davanti a qualcosa di più grande. “Quando ti dicono che non puoi prendere l’elicottero per andare al campo base di una montagna perché dall’altra parte con quello stesso elicottero devono salvare vite umane vittime di smottamenti e disastri naturali non te la puoi prendere […] devi accettare il fatto che l’elicottero non venga”. Cala era fatto così, sempre sorridente, mai agitato o troppo pieno di sé. Guardava alla vita con leggerezza, era un entusiasta della vita, un “preso bene”.
