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Investimenti buttati, alberghi chiusi, famiglie senza reddito. Le conseguenze dello stop all’ultimo dello sci

Il dramma di Ponte di Legno e del Tonale

Quando domenica sera è arrivata la notizia, la prima reazione è stata pensare a uno scherzo di Carnevale. Poi ci siamo resi conto che era vera. Per la nostra comunità questo è un colpo spaventoso”. Ivan Faustinelli, sindaco di Ponte di Legno, risponde così alla domanda sui danni causati dalla mancata apertura degli impianti di risalita, decisa dal Comitato Tecnico Scientifico e dal ministro Roberto Speranza domenica 14 febbraio, a poche ore dall’apertura prevista. 

Ponte di Legno, 1250 metri di quota e 1700 residenti, è il Comune più alto della Val Camonica. L’area sciistica ha al centro il Passo del Tonale, 1884 metri, sale fino ai 3000 metri del Passo del Presena, comprende 41 impianti e circa 100 chilometri di piste, a cavallo tra le province di Brescia e di Trento. La regola di far funzionare gli impianti al 30% della capacità aveva fatto fissare un tetto di 7000 sciatori. Abbiamo lavorato mesi per adeguarci alle regole imposte dal Covid. Dopo l’approvazione delle regole da parte del CTS abbiamo fatto degli investimenti in tecnologia, e abbiamo assunto un centinaio di lavoratori stagionali” spiega Michele Bertolini, direttore del Consorzio Ponte di Legno-Tonale. Abbiamo realizzato un sistema per la prenotazione e l’acquisto degli skipass online” prosegue Michele Bertolini. “Gli addetti alle biglietterie, una trentina, sono stati assunti lo stesso, per informare gli sciatori e gestire le file alla base degli impianti. Abbiamo dovuto anche acquistare delle transenne. E poi c’è stato il lavoro per battere e preparare le piste. In tutto abbiamo speso circa 500.000 euro”. 

L’apertura allo sci solo all’interno dei confini regionali, decisa nell’ultimo DPCM del governo Conte, avrebbe dato un duro colpo all’economia della Valle d’Aosta e del Trentino, dove gli sciatori arrivano in gran parte da fuori. In Lombardia, in Piemonte e in Veneto, ma anche in Emilia-Romagna, il mercato regionale sarebbe stato significativo. “In altre località delle Alpi le attività alternative, dalle ciaspole allo scialpinismo, hanno un peso importante. A Ponte di Legno no, qui si lavora quasi solo con lo sci di pista” prosegue il sindaco Faustinelli. “Durante le vacanze di Natale sono venuti da noi solo i proprietari delle seconde case. Nel weekend del 13-14 febbraio invece il paese si è riempito, e quasi tutti gli alberghi e i ristoranti hanno aperto. In tutto sono quasi 200 attività”.

Le amare considerazioni del sindaco e del direttore degli impianti sono condivise dai responsabili delle scuole di sci del Tonale.Sapevamo che il lavoro si sarebbe ridotto molto, ma una ricerca di mercato ci ha detto che sarebbe arrivata la clientela più motivata e più ricca. Invece dei 16 maestri dell’anno scorso, quest’anno ce n’erano pronti 20. Tutti hanno dovuto affrontare un corso di 12 ore sulle regole imposte dal Covid-19” spiega Elena Tagliabue, direttrice della Ski Emotion Sport Academy. Non siamo pazzi, se il governo avesse deciso che quest’anno non si sarebbe sciato lo avremmo accettato anche noi. La salute dev’essere al primo posto” continua Michele Bertolini, direttore degli impianti. “Abbiamo lavorato per mettere a punto un protocollo che permettesse di traversare il confine, abbiamo coinvolto anche la Protezione Civile. Invece venerdì il Trentino è diventato arancione, e domenica è arrivato il blocco totale”. 

Dei 200 chilometri di piste del Tonale, circa il 40% è in Trentino e circa il 60% in Lombardia. Il problema, come per il Sella Ronda e per altre zone, è anche alcuni impianti e alcune piste attraversano il confine. 

La Regione Lombardia, nelle sue delibere, aveva previsto che il comprensorio del Tonale venisse aperto ai residenti di entrambe le Regioni. La decisione di chiudere i confini ha creato un problema serio, perché i provvedimenti nazionali prevalgono su quelli locali. Poi, all’ultimo istante, è arrivata la chiusura totale. La reazione è un mix di delusione e sconforto. Non abbiamo più lavorato dal 7 marzo 2020, e i ristori sono stati irrisori” continua Elena Tagliabue. “Ora la maggioranza delle famiglie di Ponte di Legno non ha alcun reddito. Chi aveva diritto alla cassa integrazione l’ha finita da tempo” allarga le braccia il sindaco Ivan Faustinelli. “Non si può governare in questo modo. Per governare ci vuole serietà. Che invece è completamente mancata” conclude Michele Bertolini, direttore degli impianti.     

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