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Sci: slitta la riapertura degli impianti al 5 marzo

Ci avevano sperato questa volta di poter riaprire domani, 15 febbraio. Il protocollo di sicurezza era stato vidimato dal Cts e tutto era pronto: piste battute, stagionali assunti, skipass già venduti online. Ma dopo che sono stati pubblicati i numeri dell’andamento del contagio venerdì sera, si è iniziato a capire che le cose forse non sarebbero andate come previsto. Il Ministro Speranza aveva così chiesto parere al Cts, il quale che ha risposto stamattina suggerendo che a causa delle “mutate condizioni epidemiologiche” dovute “alla diffusa circolazione delle varianti virali” del virus, “allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive attuali, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale“.

L’epilogo di questa vicenda è la firma del Ministro Speranza alle 19.00 del provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del DPCM 14 gennaio 2021. “Il Governo – ha detto Speranza – si impegna a compensare al più presto gli operatori del settore con adeguati ristori”.

Ma le reazioni degli addetti ai lavori sono dure, soprattutto perché lo stop arriva a pochissime ore dalla riapertura. “Per l’economia delle Regioni è una mazzata all’ultimo secondo – ha detto il Coordinatore della Commissione speciale Turismo ed Industria alberghiera della Conferenza delle Regioni, Daniele D’Amario –  perché dopo due rinvii arriva un altro stop“.

Il Cts aveva i dati dei flussi già da martedì quindi poteva dare una indicazione” ha detto ai microfoni del TgR  Letizia Moratti, assessore al Welfare della Lombardia, ai microfoni del TgR, chiedendo di “avere tempi più certi e non avere aperture e chiusure così a ridosso l’una dall’altra rispetto ai tempi in cui si devono preparare“. Medesima posizione anche per la Regione Dalle D’Aosta, il cui presidente Erik Lavevaz, ha commentato: “Una chiusura comunicata alle 19 della vigilia dell’apertura, prevista da settimane, dopo mesi di lavoro su protocolli, assunzioni, preparazione delle società, è sinceramente inconcepibile. Pur capendo le motivazioni sanitarie, la procedura non è sinceramente spiegabile e certamente non è un segno di rispetto e di correttezza di tutto il mondo economico che gira intorno alla montagna e allo sci. Sono molto amareggiato“.

Ma anche all’interno dello stesso neo governo Draghi i ministri leghisti Giancarlo Giorgetti (Ministro dello Sviluppo economico) e Massimo Garavaglia (Ministro del turismo nel governo Draghi) si sono espressi duramente ponendo sul tavolo politico il problema dell’economia delle terre alte: “La montagna, finora dimenticata, merita rispetto e attenzione: che risposte si danno e in che tempi al documento predisposto dalle regioni? Non è solo questione di cifre: non è detto nemmeno che bastino i 4,5 miliardi richiesti quando la stagione non era ancora compromessa, probabilmente ne serviranno di più, a maggior ragione se ci sono altri stop. Gli indennizzi per la montagna devono avere la priorità assoluta, quando si reca un danno, il danno va indennizzato; già subito nel prossimo decreto“.

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