News

Velino due settimane dopo: continuare o interrompere le ricerche?

ìIn Valle Majelama, da qualche ora, è tornato finalmente il silenzio. L’ondata di maltempo che ha investito tra ieri e oggi l’Italia, e quindi anche l’Appennino abruzzese, ha fermato il lavoro dei volontari del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo, e del personale del Soccorso Alpino della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, del 9° Reggimento Alpini e delle altre strutture coinvolte.

Nei giorni scorsi, il forte rialzo termico che ha interessato il massiccio del Velino ha reso nuovamente pericolose le operazioni tra la Valle Majelama e la Valle del Bicchero, dove i resti di Tonino Durante, Gianmarco Degni, Valeria Mella e Gianmauro Frabotta riposano sotto alla neve della valanga che li ha travolti domenica 24 gennaio. Come hanno riferito i responsabili del SASA e del SAGF ai giornalisti nel “campo base” allestito accanto alle case di Forme, nella settimana che si è appena conclusa, sull’area delle ricerche, sono cadute altre valanghe di dimensioni minori della prima. A causa dell’allentarsi del gelo, dai pendii del Monte Cafornia sono cadute a valle anche delle pietre, pericolose per i soccorritori al lavoro.  

Ai soccorsi, com’è noto, hanno partecipato centinaia di persone, tra militari della Guardia di Finanza e degli Alpini (il 9° Reggimento è di stanza nella vicina L’Aquila) e civili del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, che ha fatto intervenire squadre da ogni parte d’Italia. Sono stati i tecnici del CNSAS, arrivati dalla Valle d’Aosta, a bonificare dalla neve instabile, con piccole cariche esplosive, i pendii del Monte Cafornia prima che la ricerca potesse iniziare in fondovalle. I quattro escursionisti di Avezzano, com’è noto, erano attrezzati con piccozze e ramponi, ma non avevano né ciaspole, né sci, né tantomeno gli ARTVA che avrebbero consentito di recuperare i loro corpi. Anche per questo motivo stati messi a disposizione dal CNSAS, per una giornata ciascuno, due rilevatori Recco arrivati da Aosta e da Trento, che sono stati portati in volo sul sito dagli elicotteri NH500 dei Carabinieri Forestali. Il lavoro è proseguito con i rilevatori Recco manuali, a disposizione delle strutture locali di Soccorso alpino e delle stazioni sciistiche dell’Abruzzo. Sabato 6 febbraio è stato annunciato che in futuro verrà usato anche un georadar, uno strumento che viene normalmente utilizzato per mappare il fondo dei ghiacciai. Nelle decine di rotazioni che sono servite a portare i soccorritori nella zona delle ricerche, altrimenti a due ore e più di cammino dall’imbocco della Valle Majelama, sono stati utilizzati anche elicotteri dell’Esercito, della Polizia di Stato e dei Vigili del Fuoco. E’ fallito il tentativo di portare in volo in Valle Majelama un battipista messo a disposizione dagli impianti sciistici di Ovindoli. Nonostante il volo quasi orizzontale (il mezzo è stato prelevato sulle piste a 1800 metri di quota, e sarebbe dovuto arrivare sul luogo della valanga quasi in piano), le violente oscillazioni del carico appeso al baricentrico hanno costretto i piloti a sganciare il battipista, che si è schiantato sul versante meridionale della Magnola. Il video dell’incidente è stato visto da decine di migliaia di persone in televisione e sui social.     

Ad Avezzano, fin dalle ore prime ore dopo la tragedia, la commozione e il dolore hanno coinvolto l’intera cittadinanza. Al “campo base” di Forme, fin dal giorno successivo alla tragedia, il lavoro di soccorritori e giornalisti è stato affiancato dal dolore dei parenti e degli amici delle vittime, e dall’inevitabile processione di amministratori, politici e curiosi. La Pro-loco del piccolo centro abruzzese, con uno sforzo straordinario, rifornisce di pasti caldi i soccorritori civili e in divisa. La sezione CAI di Avezzano, insieme ad altre associazioni, ha aperto una colletta per aiutarli. Il dubbio, però, è capire quanto tutto questo potrà andare avanti nel tempo. 

Una settimana dopo l’incidente Giampiero Di Federico, abruzzese e guida alpina, si era chiesto pubblicamente, in due interventi al TGR Abruzzo e a Rete 8, la più importante rete privata regionale, se non fosse più rispettoso interrompere per le ricerche, e riprenderle dopo qualche settimana, quando l’abbassamento della coltre nevosa renderà più facile individuare i resti dei quattro escursionisti. Personalmente credo che si dovrebbe rallentare lo sforzo, e continuare a far perlustrare la zona soltanto a delle piccole squadre dotate di rilevatori Recco” ammette Daniele Perilli, responsabile del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo. “La decisione di andare avanti a oltranza è stata presa direttamente a Roma, dal Viminale. E tutti si sono dovuti adeguare”. 

Intanto, per qualche ora, il maltempo che investe la Valle Majelama e il Velino concede una pausa ai soccorritori e ai piloti al lavoro ormai da due settimane. E, forse, consente una pausa di riflessione anche ai sindaci, al governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio, ai funzionari del Ministero dell’Interno e magari anche al ministro Luciana Lamorgese. L’incidente della Valle Majelama, come tanti altri, insegna che la montagna dev’essere affrontata nei tempi e nei modi giusti, con più attenzione e conoscenza di quanto molti di noi fanno spesso. A farci rischiare, spesso, è la scarsa disponibilità ad aspettare i tempi che ci impone la montagna. 

So bene che quattro famiglie di Avezzano, insieme a decine di parenti e di amici, attendono con profondo dolore di poter salutare per l’ultima volta Valeria, Gianmarco, Tonino e Gianmauro. Ma la regola del saper aspettare, purtroppo, vale anche in questo caso. 

Tags

Articoli correlati

3 Commenti

  1. Se si fosse certi che gli escursionisti sono sotto 9-10 metri di neve (come si dice) avrebbe senso aspettare. Ma la certezza assoluta non c’è, non è emerso alcun elemento utile. Se avessero cambiato itinerario e fossero stati travolti da una valanga di minore entità potrebbero riaffiorare in tempi molto più rapidi, grazie al rialzo termico e alla pioggia che sta cadendo e che cadrà nei prossimi giorni. Per cui ritengo giusto e umano assicurare quantomeno una costante vigilanza, certo con un numero molto ridotto di forze in campo, ma necessaria. La zona è frequentata da animali selvaggi….. non è necessario aggiungere altro.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close