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Invernale al K2, alcune valutazioni

Io continuo a tifare per il K2. So che sarà una partita difficile ma può farcela anche quest’anno.

So anche che il calcio e i paragoni calcistici non piacciono ai nostri lettori, nemmeno a me, ed è per questo che li uso quando qualcosa di quel che commento mi infastidisce. Ma tant’è che questa “coppa dei campioni” del K2 sta diventando più una fiera di città, dove i campioni si esibiscono ma non mancano i nani e le ballerine in rapido aggiornamento.

I protagonisti

Snorri e Sadpara sono arrivati oltre quota 6000, proiettati verso campo 2. L’islandese si è lamentato del vento e del freddo, ma credo li avesse messi in conto, sia prima sia dopo il loro arrivo il 5 dicembre al “Base”. Mi paiono in forma anche se i pendii iniziali fino a campo uno sono i più facili, è per arrivare a campo 2 che dovranno affrontare tratti un po’ più ripidi, qualche canalino e il Camino Bill, impegnativo ma stracarico di attrezzatura fissa (nonostante talvolta almeno in parte rimossa). Ma se le previsioni meteo rimangono le attuali, se ne riparla sotto Natale.

Seven Summit con il suo caravanserraglio di 25 clienti (in aumento), 21 sherpa e personale pakistano saranno in 55, compreso il campione Sergi Migote, istruito da Denis Urubko, e Tamara Lunger che ha fatto fin ora la timida, ma che tra tutti i pretendenti alla mano del K2 è tra gli alpinisti con maggiore esperienza invernale sugli Ottomila. Sono tutti ancora negli spogliatoi del basso Pakistan e entreranno in campo dopo il 21 dicembre. Ne vedremo delle belle.

Nims è il più sorprendente: è a Skardu, ma oltre a questo non si sa nulla. Più che un paragone calcistico quello del supereroe nepalo-anglo-galattico assomiglia sempre più al “grande fratello” alpinistico, ricco di suspense, annunci e smentite.

Alcune valutazioni

Quel che si è capito è che il K2 è oggi il più importante palcoscenico per il mondo dell’avventura, dello strafare avventuristico e dell’alpinistico super competitivo, almeno da un punto di vista sociale che ci sia. Altro che alpinismo di conquista con la bandiera in vetta, che magari qualche giustificazione dentro quel contesto storico ce l’aveva, aborrito dal pensiero politically correct, qui siamo nel mondo del super io assoluto e spregiudicato, avvezzo a tutti i tatticismi mediatici e ai giochi d’infingimento.

Ma torniamo al K2. Con l’arrivo del nuovo anno sullo Sperone degli Abruzzi saranno operative una settantina di persone. Un 30% costituito da lavoratori professionisti (sherpa e portatori d’alta quota pakistani), un 20 % da alpinisti professionali di ottimo livello e un restante 50% da alpinisti in cerca di emozioni e di una parte nella storia. La possibilità di successo a mio parere è, dati i campioni in campo e il peso degli sherpa con ossigeno, attorno al 20%. La possibilità che ci siano vittime, il plurale non è casuale, è molto elevata, del 70/ 80%. La situazione del resto ricorda, come altri commentatori hanno già detto, quella dell’Everest nel 1996. Speriamo non negli esiti nefasti.

L’aspettativa è altissima, come la motivazione individuale e la competizione, anche se ipocritamente negata. Del resto, il premio finale è formidabile dal punto di vista soprattutto mediatico e dunque il rischio di commettere errori irreparabili è molto alto. L’eterogeneità e la diversità di capacità, preparazione e soprattutto esperienza alpinistica (pare ci siano addirittura dei neofiti degli 8000) creeranno inoltre non pochi problemi sulla montagna. Le squadre diverse e le ambizioni differenti produrranno poi problemi lungo il percorso, ai campi (sempre angusti salvo alla “Spalla”) e non porteranno nulla di buono in caso di cattivo tempo imprevisto e immediato, come anche nelle decisioni che si dovranno prendere una volta giunti a campo 4 con davanti il Collo di Bottiglia da salire e scendere in giornata, altrimenti, come ci dicono la storia e la statistica, la probabilità di rimetterci la vita è molto alta. Impresa difficile d’estate, d’inverno più che estrema.

Sapranno rinunciare gli elementi più deboli che magari esausti sono stati portati dagli sherpa fino a campo 4 con ossigeno? Speriamo, come qualcuno auspica, che la maggior parte degli alpinisti rimanga al campo base a “soffrire per due e tre settimane e che tornino poi a casa” senza mettere mano e piede sul K2. Per la felicità economica di Seven Sammit.

Il mondo alpinistico da anni ammutolito dal business, dall’opportunità/opportunismo delle spedizioni commerciali e dal conformismo sta bisbigliando ora da più parti che questo non va bene.

Speriamo che il K2 lo urli, forte.

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