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Peter van Geit. Un inverno in solitaria nell’Himalaya indiano

Ultra runner, esploratore, alpinista e minimalista. Così si definisce sul suo sito web Peter van Geit, belga innamoratosi dell’India, dove vive ormai stabilmente da oltre un decennio. O quasi. Stabilmente non è il termine più adatto per questo instancabile runner, che negli ultimi anni si è cimentato in molteplici “ultra journeys” lungo l’Himalaya indiano.

Nell’estate 2019 ha affrontato in velocità 3500 km per 150.000 m di dislivello tra le vette himalayane, attraversando 120 passi di montagna poco noti. Nell’inverno del 2019 si è invece cimentato nell’esplorare in soli due mesi, lungo i monti Sahyadri (Ghati occidentali), 200 forti edificati da Shivaji, condottiero indù regnante nella città di Bajapur, fondatore dell’Impero Marata. In totale 500 km affrontati di corsa, in una regione quasi disabitata. Gli ultimi 150 in moto.

Il lockdown e il cambio di programma

Raggiunto l’ultimo forte attorno a Natale 2019 non ha certo deciso di fermarsi. La necessità di andare alla ricerca di posti remoti per trovare la pace interiore lo ha spinto a programmare per il 2020 un bel semestre di trek a caccia di passi montani, ancora una volta. Ma il Covid-19 ha modificato i piani.

In fase di lockdown Peter ha dato vita a un nuovo progetto, stavolta seduto in poltrona: la realizzazione di mappe digitali dettagliate, mediante tecnologia GIS, per affrontare i trek nell’Himalaya indiano. Una bella sintesi di oltre 1000 itinerari tra Uttarakhand, Himachal Pradesh, Ladakh, Jammu e Kashmir. Tool necessario, secondo la sua personale opinione, per incentivare l’escursionismo nell’India occidentale.

Un inverno in marcia

E mentre il 2020 volge al termine, van Geit ha deciso di rimettersi in marcia. Obiettivo stavolta è esplorare per 4 mesi l’Uttarakhand e gli itinerari mappati nella zona. 5000 i chilometri e 150 i passi che conta di affrontare tra novembre 2020 e marzo 2021.

La traversata è iniziata il 20 novembre da Mussoorie e lo ha visto affrontare fin da subito i disagi dell’inverno. Essendo un minimalista avanza infatti portando con sé lo stretto indispensabile, cercando di campeggiare il meno possibile, piuttosto appoggiandosi presso le comunità locali. Un viaggio avventuroso dunque, alla ricerca di se stesso ma non totalmente solo. Gli abitanti dei villaggi che si ritrova a toccare lungo il cammino mostrano ampia disponibilità, offrendo cibo e un angolo per riposare.

Non sarà certo un viaggio di piacere. La maggior parte degli itinerari mappati risultano inesplorati. Quante volte ci è capitato di trovare anche su Alpi e Appennini vecchi sentieri non più utilizzati, in cui il bosco ha ripreso il sopravvento. Ecco, questa sarà la norma per Peter. La sua esplorazione consentirà di rimaneggiare le mappe, identificando con precisione i percorsi da seguire per i futuri visitatori dell’Himalaya indiano.

Altro limite che incontrerà lungo il percorso sarà rappresentato dalla neve. Sua intenzione è infatti salire in quota per affrontare passi che talvolta raggiungono i 4000 metri. Ma negli scorsi giorni si è ritrovato già più volte in difficoltà, a causa del manto nevoso che rende complesso sia raggiungere i passi più elevati che trovare le vie di discesa.

Un approccio che sa un po’ di alpinista in erba ma che in realtà denota coraggio e sangue freddo. Tra l’altro, nonostante le difficoltà incontrate durante la giornata, quando alla sera Peter si corica in una abitazione di fortuna in qualche villaggio o nella sua tenda illuminata dalla luce della luna, trova tempo per raccontare con dovizia di particolari la sua esperienza quotidiana attraverso il suo blog personale. A volte si tratta davvero di una manciata di righe, in grado però di sintetizzare e trasmettere immagini di panorami spettacolari e grande ospitalità.

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