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Generazioni diverse, stessa passione. In libreria la storia dei Ragni di Lecco

La storia dei Ragni, raccontata da un Ragno. Non poteva essere altrimenti. Per chi non indossa quel maglione rosso è difficile coglierne il significato e l’orgoglio. Lo si percepisce dall’atteggiamento dei giovani del Gruppo, come i validi luca Schiera, Matteo De Zaiacomo o Luca Moroni. Ma lo stesso traspare dal vissuto dell’attuale presidente Matteo Della Bordella. Essere un Ragno significa qualcosa in più al semplice vivere la montagna, ed è chiaro dal corposo volume scritto da Serafino Ripamonti.

Nati nel secondo dopoguerra i Ragni delle Grignetta sono una luce in un’Italia che cerca di risorgere dalla devastazione della guerra. Sono un gruppo di amici che scalano la domenica, per sfuggire grazie alla montagna alle miserie della vita. Forse anche per questo il gruppo inizialmente si chiama “Sempre al verde”. Non ci sono i soldi per le grandi montagne delle Alpi, ma la Grignetta è lì a portata di mano, pronta a soddisfare i sani egocentrismi di questi giovani ragazzi. Sognano nuove vie e ripetizioni importanti, e ci riescono. In breve arrivano i primi risultati e il gruppo si espande. Ai fratelli Bartesaghi, Franco Spreafico, Emilio Ratti e Gigino Amati si aggiunge presto Gigi Vitali e poi i “vecchi” della zona: Riccardo Cassin e Mario Dell’Oro. Qualche anno dopo vi entrano anche Carlo Mauri e Walter Bonatti e ancora molti altri. In breve l’esperienza del gruppo arriva sulle più alte montagne della Terra e conquista la Patagonia, la loro vera patria. A El Chaltén tutti conoscono il maglione rosso dei Ragni, qui sono state scritte pagine epiche dell’alpinismo lecchese. È sul Cerro Torre e sul Fitz Roy che il gruppo raggiunge l’apice della sua notorietà, ed è sempre da qui che ricomincia la loro storia negli anni Duemila. Per il sodalizio l’inizio del nuovo millennio è un periodo difficile: alcuni dei suoi più attivi e proficui scalatori hanno scelto di lasciare il gruppo e l’attività si è ridotta al limite. Poi, tutto riparte. I Ragni vogliono mostrare il loro valore, iniziano così anni intensi che portano il maglione rosso in tutto il mondo. I giovani del periodo sfidano montagne come l’Ogre I, poi volano in nord Africa nel massiccio dell’Hoggar e in Patagonia, di fronte alla nord-ovest del Cerro Piergiorgio. Qualche anno dopo ci sono le grandi vie in Wenden e l’ingresso nel gruppo di Fabio Palma e Matteo Della Bordella (l’attuale presidente). Con quest’ultimo arriviamo a quelli che l’autore del libro chiama “Ragni 2.0”. Matteo è un ostinato alpinista, ma anche un buon trascinatore capace di coinvolgere giovani promettenti nei suoi progetti. Si lega con un altro Matteo, Bernasconi, e inizia a sognare la Patagonia, più precisamente l’allora inviolata ovest della Torre Egger. Qualcosa di difficile, da specialista. Il progetto richiede anni, tre per la precisione, e viene completato grazie anche al contributo di Luca Schiera. La nuova salita fa il giro del mondo, la notizia compare su tutte le maggiori testate di settore. I Ragni sono tornati, c’è entusiasmo e una nuova linea tutta da tracciare.

Serafino è incalzante nel ritmo del libro, come fosse una continua scalata. Un bene per la narrazione che non si spegne mai, ma che anzi trova sempre nuovi stimoli. Poi ci sono le foto che raccontano avventure lontane nel tempo e nello spazio. “I Ragni di Lecco” (Rizzoli, 2020) è un pezzo di storia italiana che è bene conoscere per ricordarci che siamo anche un popolo di navigatori (da intendersi in senso lato, ovviamente). Unico dispiacere l’introduzione che credo ogni lettore avrebbe immaginato a firma del presidente Matteo Della Bordella. Anima del gruppo e profondo conoscitore della storia dei Ragni, avrebbe certamente dato un valore aggiunto all’opera che già si presenta ottima e stimolante.

Titolo: I Ragni di Lecco. Una storia per immagini
Autore: Serafino Ripamonti
Editore: Rizzoli
Pagine: 256
Prezzo: 24,90€

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