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Ricercatori sulle Grandes Jorasses per studiare la “temperatura” del ghiacciaio Whymper

A metà settembre scorso un team di esperti è salito sulle Grandes Jorasses, nel massiccio del Monte Bianco, per dare il via a un percorso di studi volti ad analizzare il regime termico del ghiacciaio Whymper.

Al pari della maggioranza dei ghiacciai alpini, anche il Whymper mostra da tempo segni di sofferenza. Nel settembre dello scorso anno, i rilevatori di Fondazione Montagna Sicura avevano registrato un’accelerazione del movimento del ghiacciaio rispetto al suo trend abituale. Elemento da cui era scaturita la scelta di interdire la via di salita e successivamente il sentiero di accesso al rifugio Boccalatte, fino al maggio 2020, quando gli  esperti hanno escluso la possibilità di crolli significativi nel breve periodo.

Un progetto pilota per studiare la “temperatura del ghiacciaio”

Tra il 15 e il 18 settembre 2020 sul ghiacciaio Whymper delle Grandes Jorasses, nel Comune di Courmayeur, è stata attuata la prima fase di un progetto pilota finalizzato per l’appunto a studiare la “temperatura” delle profondità del ghiacciaio. Condotto da Fondazione Montagna Sicura in in collaborazione con l’IGE di Grenoble (Institut des Géosciences de l’Environnement – del Centre National de la Recherche Scientifique – CNRS), lo studio è finanziato dalla Regione Autonoma Valle d’Aosta (Assessorato Opere pubbliche, territorio ed Edilizia residenziale pubblica – Dipartimento Programmazione, Risorse idriche e territorio – Assetto idrogeologico dei bacini montani).

Come si legge in una nota della Fondazione, si è proceduto alla “posa di tre catene termometriche sul corpo del Seracco per lo studio appunto del regime termico. Gli interventi sul Seracco, molto complessi dal punto di vista logistico, sono stati svolti in collaborazione con le Guide alpine – Operatori del Soccorso Alpino Valdostano, in un ottimale spirito di équipe transfrontaliera. Complessivamente per 4 giorni consecutivi hanno operato sul Ghiacciaio tre Guide alpine del Soccorso Alpino Valdostano, due tecnici di Fondazione, 5 esperti dell’IGE”. 

Whymper, un ghiacciaio freddo

“Il Ghiacciaio sud delle Grandes Jorasses (lato valdostano – italiano) è situato su una parete molto ripida, tra i 4000 e i 4100 m s.l.m. Dal punto di vista scientifico viene considerato come un ghiacciaio cosiddetto freddo – si legge ancora nel comunicato – . Ciclicamente cresce ed aumenta di volume fino a quando si arriva ad un punto di non equilibrio, che si manifesta con un aumento della velocità di spostamento, cioè un’accelerazione, che conduce al crollo. Questo comportamento è tipico dei ghiacciai freddi ed è stato verificato in altri casi simili in Svizzera, oltre che per il Ghiacciaio Whymper nei crolli del 1998 e del 2014. Per la sua dinamica è da oltre vent’anni un Ghiacciaio sorvegliato speciale. Ossia sotto attento monitoraggio della Regione Autonoma Valle d’Aosta, della Fondazione Montagna sicura e dell’Equipe dell’ETH del Politecnico di Zurigo – coordinata dal prof. Martin Funk”.

Un ghiacciaio sorvegliato speciale

Le ricerche sulle temperature interne del ghiacciaio sono iniziate sul Whymper nel 1997, a partire da catene termometriche installate con appositi foraggi da parte dell’ETH di Zurigo. In territorio francese studi analoghi sono stati condotti dall’IGE (Institut des Géosciences de l’Environnement), centro di eccellenza mondiale in materia di glaciologia.

“Tra questi si citano i recenti studi sul famoso Glacier de Taconnaz, lato francese del Monte Bianco – evidenzia la Fondazione – . Questi studi hanno dimostrato che i ghiacciai freddi, anche quelli di alta quota, tendono a riscaldarsi. Se la base dei ghiacciai sospesi raggiunge il punto di fusione, questi ghiacciai potrebbero scivolare sulla loro base e destabilizzarsi maggiormente. Conoscerne l’evoluzione, soprattutto a 22 anni dalle misurazioni precedenti e nell’attuale contesto di global warming, diventa un fattore fondamentale per un Ghiacciaio sorvegliato speciale appunto come le Grandes Jorasses. Tutto ciò al solo scopo della massima sicurezza nella fruizione della montagna e dell’attività alpinistica”.

Nuove fasi progettuali

Il progetto pilota proseguirà nel mese di ottobre con il recupero dei dati delle tre catene termometriche installate a 50 metri di profondità. A 40 giorni dalla posa, lo studio scientifico – operativo sarà infatti in grado di fornire indicazioni fondamentali sull’evoluzione del ghiacciaio. I dati così ottenuti verranno confrontati con le precedenti misurazioni del 1997, “con indicazioni di valenza strategica sulle modificazioni subite e sugli scenari attesi nell’attuale contesto di riscaldamento globale”.

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