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A Gian Luca Gasca il Premio Nazionale Mario Arpea per la letteratura di montagna

“Mi sono perso in Appennino” (Ediciclo, 2018) è il libro del nostro Gian Luca Gasca che ha vinto la settima edizione del Premio Nazionale “Mario Arpea” per la sezione “Libro di Narrativa o Saggistica edita sul tema della montagna”.

Il premio è dedicato alla memoria del professore Mario Arpea. Docente di diritto della navigazione, politico, poeta, scrittore e saggista che, con numerosi libri di poesia, narrativa e storia ha svelato gli aspetti più sconosciuti, intimi e sentimentali dell’Altopiano delle Rocche, interpretandone “lo spirito dei luoghi”. Il testo racconta il lungo viaggio dell’autore attraverso la catena appenninica. Un viaggio lento, a piedi e con i mezzi pubblici per raccontare l’Italia minore delle aree interne, quelle che ci mostrano il vero volto del nostro Paese. Un’Italia fatta di montagne, di borghi e di paesi che passano inosservati quando, in autostrada o su un treno ad alta velocità, sfrecciamo rapidi lungo il Paese. Gian Luca ha lasciato da parte le comodità del viaggio per vivere l’Appennino in lentezza. Si è spostato usando le locali corriere e camminando lungo i sentieri della nostra penisola, alla scoperta di un mondo che pare dimenticato, ma che resiste grazie a radici profonde, fatte di passione e amore per il proprio territorio.

La cerimonia di premiazione del 7° Premio Nazionale “Mario Arpea” Letteratura e Poesia di Montagna si terrà oggi, venerdì 28 agosto 2020, alle ore 16.30 nel giardino della villa Cidonio, sede del Parco Regionale Sirente Velino a Rocca di Mezzo (AQ).

Il concorso letterario è promosso dal Comune di Rocca di Mezzo con il patrocinio di: Regione Abruzzo, Parco Regionale Sirente Velino, Università “Gabriele d’Annunzio” – Dipartimento Lettere Arti e Scienze Sociali, Società Dante Alighieri, Club per l’UNESCO di Pescara, in collaborazione con l’associazione culturale “Monti Naviganti” e la Pro Loco di Rocca di Mezzo.

Il libro

Non ci si capita per caso in Appennino. No, non si finisce per caso in quei piccoli borghi arroccati sui monti che si vedono sfrecciando lungo l’Autostrada del Sole. Sono piccoli paesi, luoghi di seconde case, vecchie abitazioni ereditate da parenti e ormai popolate solo d’estate. Posti dove si torna per dare forme, odori e colori ai racconti dei nonni. Nicelli, Cutigliano, Balze, Magliano De’ Marsi, Grumento Nova, Mammola, Serra Pedace… Si potrebbe continuare all’infinito senza che nessuno riconosca un nome. E questa la bellezza dell’Appennino. Sono montagne che muoiono e risorgono ogni tanto dall’abisso. Tremano e per un attimo stanno sulla bocca di tutti, per poi ricadere nel dimenticatoio dove finiscono le specificità italiane. E sono proprio quelle specificità, le note carismatiche di quelle montagne e di quei piccoli borghi, a spingere Gian Luca Casca a imbarcarsi in un viaggio dal Colle di Cadibona ai Monti Nebrodi lungo oltre 2000 km attraverso la spina dorsale di un’Italia abbandonata dal turismo, alla ricerca di un Appennino che resiste.

Gian Luca Gasca

Classe 1991, vive a Torre Pellice, sulle montagne piemontesi. Collaboratore di Montagna.tv si occupa di storia dell’alpinismo e cronaca alpinistica. Parallelamente al suo percorso giornalistico, nel 2015 sposa la filosofia del “viaggio sostenibile”. Un modo di vivere la montagna che permette di entrare in contatto con il territorio e con la realtà dei luoghi. Nei suoi viaggi si muove per i monti a piedi o con i mezzi pubblici. Così si trova a percorrere interamente le Alpi da Trieste a Nizza. Un’esperienza che poi prosegue nel 2016 con gli Appennini e nel 2017, quando lascia l’Italia per andare da Torino al K2, un lungo viaggio sfociato nel suo quarto libro “Destinazione K2” (Alpine Studio, 2018)

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