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Terremoto di Amatrice. Un documentario per non dimenticare

Una ferita ancora aperta, una ricostruzione inesistente

Ore 3.36 del 24 agosto 2016. Un terremoto di magnitudo 6.0 sconvolge l’Appennino Centrale. L’epicentro è a 1 km da Accumoli, piccolo comune del Reatino. I tre paesi maggiormente colpiti dall’evento risulteranno essere Accumoli, Arquata del Tronto (AP) e Amatrice (RI). Quest’ultima, letteralmente rasa al suolo, vedrà il suo nome legarsi indelebilmente ad un terremoto che ha sconvolto in maniera estesa il cuore d’Italia, dal Reatino all’Umbria, le Marche e l’Abruzzo, ormai tristemente ribattezzato “terremoto di Amatrice”.

La nuova Amatrice ancora non c’è

“Quattro anni. Tante cose sono successe: il dolore, le macerie, le promesse, una ricostruzione che non è decollata”, denuncia all’alba di oggi il quotidiano locale RietiLife, tra le prime testate a giungere sul posto in quella terribile notte per documentare quelle scene che in epoca moderna gli occhi d’Italia mai avevano visto prima. Su 299 vittime totali, il Paese di Amatrice ne contò 249.

“La nuova Amatrice non c’è ancora – fa eco l’ANSA – . Quattro anni dopo il sisma che rase al suolo il comune del Reatino, insieme ad Accumoli, che di quella terribile scossa fu l’epicentro, oltre a una larga parte delle loro frazioni, attende ancora la piena ricostruzione”.

Avvicinandosi al paese, da anni si notano le gru dei cantieri. I lavori per certo sono attivi, almeno nel centro storico di Amatrice. Ma basta addentrarsi tra le strade di montagna, raggiungendo i borghi il cui nome è stato in qualche modo offuscato da quello della città dell’amatriciana, per rendersi conto che la ferita sia ancora aperta. Le immagini più recenti ci mostrano una Amatrice diversa da quella di 4 anni fa, niente più macerie nelle vie centrali, ma al contempo niente più abitanti in molte frazioni, rimaste disabitate e ferme alla tragedia. Le crepe nelle pareti sembrano gridare aiuto. Talvolta sembrano un segno di resa. “Se la situazione è così, meglio andare via”. Così è stato per tanti. Allontanatisi dal luogo del cuore per necessità, per potersi ricostruire altrove. Una scena già vissuta a seguito del terremoto dell’Aquila del 2009.

Oggi intanto il premier Giuseppe Conte sarà ad Amatrice per partecipare alla celebrazione commemorativa del quarto anniversario del sisma del Centro Italia.

Burocrazia lenta e cavillosa

Intanto le autorità invitano alla fiducia. Secondo le recenti dichiarazioni all’ANSA dell’assessore regionale alle Politiche per la ricostruzione, Claudio Di Berardino, la ricostruzione privata sta subendo una accelerazione significativa. A seguito della ordinanza del Commissario straordinario che nell’ultimo mese ha fatto registrare, solo nel comune di Amatrice, un incremento di circa 200 istanze di contributo, a copertura del 100% delle spese. Sono 1500 le richieste presentate in 4 anni. La Regione Lazio informa che siano stati avviati 550 cantieri, con una concessione di 110 milioni di euro. Ulteriori 55 milioni di finanziamenti sarebbero in fase di approvazione. Si spera che la procedura si concluda entro fine anno così da far partire altri 600 cantieri.

Nell’ambito pubblico, sono oltre 100 gli interventi in fase di progettazione. Insomma passi si stanno facendo, ma su scale temporali ampie. Per alcuni sarebbero all’avvio le procedure per le gare d’appalto. Ulteriori 18 opere pubbliche, finanziate con 51 milioni di euro, dovrebbero essere avviate entro fine 2020. Tra cui il cimitero monumentale di Amatrice e lo chalet “Pantani”di Accumoli. Ulteriori 100 “casette” saranno consegnate alle famiglie sfollate entro Natale.

Il meraviglioso centro storico di Amatrice verrà ricostruito nei prossimi anni. Al momento il Comune sta affidando l’incarico per la redazione del Piano di ricostruzione che riguarderà anche le frazioni perimetrate. C’è speranza di rivedere ricostruito per primo il centro di Accumoli, il cui progetto è già in fase di approvazione.

“Come de carta”. Su RAI Storia un documentario per ricordare

Questa sera, alle ore 22.10 andrà in onda su Rai Storia un documentario sul terremoto del 2016. Il titolo è “Come de carta”, di Graziano Conversano.

“La nostra scuola si è accartocciata come se fosse de carta”: parla così, con leggerezza, un gruppo di bambini all’interno di un edificio prefabbricato. E il ricordo va al sisma del 24 agosto 2016: Amatrice, uno dei borghi più belli d’Italia, è stata rasa al suolo. È rimasto in piedi solo un campanile che svetta altissimo al centro di una spianata di macerie. Tutto tace, un silenzio irreale e sinistro riempie quel che resta della città e frazioni popolate soltanto da vigili del fuoco ed addetti ai soccorsi.

“Sempre più spesso – dice Conversano, che ha realizzato il documentario seguendo la vita di Amatrice per quasi un anno – ci sui trova a parlare del rapporto complicato che intercorre tra il cinema documentario e la verità, Herzog dice che la verità dobbiamo prenderla con le pinze, perché non saremo mai in grado di avvicinarci veramente. Questa frase del maestro tedesco mi tormenta e mi affascina perché lancia una sfida impossibile e allo stesso tempo innesca una carica di dinamite nell’animo di documentaristi e film-maker. Partendo da questo assunto ho affrontato questo lavoro con uno spirito diverso rispetto ai miei precedenti lavori, non ho cercato storie, ma ho fatto in modo che le storie cercassero me. Mi sono volutamente smarrito tra le macerie ed i borghi distrutti rendendomi leggero e privo di coscienza critica cercando di registrare discorsi privi di suono e sguardi pieni di parole”. 

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