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M49-Papillon piantonato sulla Marzola. Ispezione ISPRA al Casteller

Sono trascorse oltre 48 ore dalla seconda fuga dell’orso M49-Papillon. E mentre l’esemplare si gode un po’ di ritrovata libertà sulla Marzola, la montagna che sovrasta Trento, dove è stato localizzato grazie al suo radiocollare, l’ISPRA ha condotto una ispezione presso il Centro del Casteller, per raccogliere dettagli utili a ricostruire la dinamica della fuga. Informazioni che consentiranno di definire al meglio le responsabilità di una fuga da film.

Caos in provincia dopo la fuga

Dalla giornata di lunedì, i Forestali stanno presidiando la zona ove è stato localizzato l’animale, il cui radiocollare emette un segnale ogni 10-15 minuti. Dai primi accertamenti M49-Papillon sembrerebbe stare bene e non essersi ferito nella fuga. Si troverebbe nella zona più in quota della Marzola, difficilmente accessibile agli escursionisti. A tutela della incolumità pubblica, sono pronte a intervenire in caso di necessità anche la squadra emergenze e l’unità cinofila. Ricordiamo che sia attualmente in vigore l’ordinanza del 28 aprile 2019, che prevede la cattura dell’animale. Ma in caso di pericolo per l’incolumità pubblica, il personale potrebbe ricorrere all’abbattimento dell’esemplare.

Se in quota la situazione pare sotto controllo, in città la fuga ha generato inevitabili conseguenze. Di fronte alle accuse di inefficienza lanciate nei confronti della Giunta provinciale presieduta da Maurizio Fugatti, il dirigente del dipartimento Agricoltura e foreste della Provincia, Romano Masè, ha deciso di rimettere il suo mandato. Pagando in un certo senso per tutti. “Pur consapevole del fatto che la struttura tecnica che rientra nell’ambito delle mie competenze ha messo in campo, con impegno e competenza, ogni azione che poteva essere considerata ragionevolmente necessaria – scrive Masè – ritengo doverosa da parte mia, anche a loro tutela, un’assunzione di responsabilità connessa al mio ruolo”. 

Fugatti, da parte sua, ha tenuto a sottolineare che dallo scorso anno, a seguito della prima fuga dell’orso, la Giunta abbia richiesto più volte al Ministero dell’Ambiente di valutare nuove aree in Italia o all’estero per la captivazione di esemplari “pericolosi” come M49. In attesa di risposte mai giunte, sono stati attivati una serie di interventi sul recinto del Casteller per renderlo più sicuro e a prova di fuga. Attualmente l’ipotesi è di intervenire ancora, con lavori di adeguamento, per evitare una terza fuga dopo aver riportato l’orso “a casa”.

Sopralluogo ISPRA al Casteller

I tecnici dell’ISPRA di Ozzano hanno effettuato, affiancati dal Corpo Forestale trentino, una prima ispezione nel recinto del Casteller. Analizzando in particolare il punto di fuga. Gli elementi raccolti serviranno sia a ricostruire con maggiore precisione la dinamica del fatto. Ma anche a valutare gli interventi da attuare per aumentare il livello di protezione della struttura.

Il punto da cui è scappato l’orso si trova esattamente nella stessa posizione da cui l’animale era fuggito lo scorso anno. Unica differenza è che questa volta non abbia scavalcato la recinzione, ma abbia divelto o piegato alcuni dei tondini della rete della recinzione, di diametro di 12 mm. Eppure la struttura, in teoria, dovrebbe essere a prova di forzatura.

“È composta da un cordolo di calcestruzzo nel quale sono inseriti i pali verticali di sostegno, ai quali sono imbullonati i tondini che formano la rete di recinzione – spiegano gli ispettori – . I tondini non sono affogati nel calcestruzzo, caratteristica che presumibilmente ha contribuito a rendere meno difficoltosa la rottura della rete”.

Anche stavolta la recinzione elettrica, che funge da perimetro esterno e da elemento di separazione delle tre sub-aree interne “si è rivelata inefficace verso questo specifico individuo, a differenza di quanto registrato per gli altri orsi che nel corso del tempo sono stati tenuti nella struttura di Casteller”. L’esemplare avrebbe tentato più volte la fuga prima di riuscire nell’impresa.

Il grido di libertà degli ambientalisti

Le associazioni ambientaliste continuano intanto a richiedere di lasciare l’orso in pace. Inoltre, il coordinamento ambientalista del Trentino formato da Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Lipu, Pan-Eppaa e Wwf, ha richiesto con una nota formale le dimissioni dell’assessore all’agricoltura, foreste, caccia e pesca Giulia Zanotelli, colpevole di aver promosso la ricattura di M49 “nonostante i pareri contrari dell’intera compagine scientifica”. 

Lo stesso Ministro Sergio Costa ha ribadito negli scorsi giorni la sua posizione in merito ad una nuova ricattura dellorso. “Chiediamo che non venga rinchiuso e assolutamente non abbattuto. Intanto Papillon deve vivere”.

Nella mattinata odierna, alle 12.20 in Piazza Dante a Trento, di fonte al palazzo della Regione, è intanto in programma un flashmob promosso da una decina di attivisti della LAV, per portare il proprio messaggio di libertà per M49 ma anche l’orsa JJ4, sulle cui teste pendono inutili ordinanze di cattura e potenziale uccisione.

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5 Commenti

  1. Già circolano sul web le foto di M49 disteso sulle spiagge di Zihuatanejo.

    Consiglio agli Incapaci della Provincia: potete reciclare la rete elettroSALTATA del recinto di M49 per recintare il Monte Brento, che a quanto pare fa più danni di Papillon!

  2. Perche’ Papillon ?( e non Maniero o Mesina? )
    Perche’ e’ piu’ cine fonogenico?
    Vabbe’..non ha ucciso nessuno..mentre i tre menzionati Papillon/Charriere -Mesina-Maniero si’.
    Quindi nessun nomignolo calza.
    Forse Primula-bruna o Brigantone

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