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Il Nepal riparte. Sì a voli internazionali e permessi di scalata

Dal campo base dell'Everest i primi scatti post lockdown

Il Nepal è pronto a riaprire i propri confini, riattivando regolarmente i voli nazionali e internazionali a partire dal prossimo 17 agosto. Una notizia che fa gioire le autorità locali, speranzose di un pronto riavvio della stagione turistica, ma anche gli appassionati d’alta quota. Dopo 4 mesi di lockdown, necessario ad arginare il dilagare della pandemia del Covid-19, anche le vette dell’Himalaya torneranno ad essere accessibili.

Quattro lunghi mesi di lockdown

I voli internazionali da e per il Nepal erano stati interrotti nel mese di marzo, a seguito delle prime conferme di casi positivi al Covid-19. In questi 4 mesi il Paese ha riportato circa 18000 casi di infezione e 40 decessi. La chiusura dei confini e il conseguente arresto dei flussi turistici ha portato a una ingente perdita economica, stimata attorno ai 100 miliardi di rupie al mese. Motivo principale per cui lo scorso lunedì il Ministero della Cultura, del Turismo e dell’Aviazione Civille, valutando una situazione sanitaria in netto miglioramento e sotto controllo, ha stabilito una pronta riattivazione dei voli internazionali. Un primo step per far ripartire il motore del turismo. “Definiremo delle linee guide per garantire la sicurezza che dovranno essere seguite dalle compagnie aeree”, ha dichiarato a Reuters il Ministro del Turismo e dell’Aviazione Civile Yogesh Bhattarai. Alcune norme, quali il distanziamento sociale, l’utilizzo di gel disinfettanti e mascherine, sono già state introdotte presso l’aeroporto di Kathmandu per condurre i voli di rimpatrio nelle scorse settimane.

Riattivazione dei voli in piena sicurezza

I voli verranno riattivati in più fasi. Prima quelli che vedranno come destinazione i Paesi meno colpiti dal Covid-19. Poi gradualmente verrà incrementato il numero di località, secondo le dinamiche dell’emergenza sanitaria internazionale. Una stretta collaborazione verrà condotta tra Ministero del Turismo e Ministero della Salute per garantire la salute dei passeggeri, prendendo immediati provvedimenti in caso di problematiche sanitarie. A breve saranno definite dai Ministeri anche le linee guida anche per i passeggeri in arrivo dopo il 17 agosto.

Attualmente per coloro che abbiano in programma di prendere un volo per rimpatriare prima del 16 agosto, vige obbligo di recarsi nei centri di quarantena. A partire dal 17 agosto per certo i passeggeri dei voli commerciali dovranno essere in possesso di un certificato di esito negativo del test RT-PCR per il Covid-19. Ancora in fase di discussione è la possibilità di introdurre in aggiunta l’obbligo di auto quarantena nonostante esito negativo del test.

Sì ai permessi di salita

Il Dipartimento del Turismo ha inoltre annunciato di essere pronto a riattivare le procedure di richiesta dei permessi di salita per la stagione alpinistica autunnale. Anche per trekkers e alpinisti saranno a breve pronte delle linee guide da seguire per garantire la sicurezza sanitaria in quota. Le Agenzie di Trek si dichiarano già all’opera per garantire un servizio nel rispetto delle norme nazionali e affermano di aver già ricevuto molteplici richieste per il prossimo autunno, soprattutto con destinazione Manaslu e Ama Dablam.

C’è però chi esprime qualche perplessità in merito a un pronto riavvio delle spedizioni. Come dichiarato dall’organizzatore di spedizioni internazionali Lukas Furtenbach all’Himalayan Times, i Paesi su cui si regge il mercato alpinistico, inclusi USA, Europa, Sud America, Russia, Medio Oriente e molteplici Stati dell’Asia, sono ancora nel bel mezzo della pandemia. “La gente sta perdendo il lavoro, gli affari vanno in bancarotta, c’è tanta preoccupazione per la salute dei familiari e la paura di cosa potrebbe accadere mentre loro sono lontani, impegnati in una spedizione”.

Furtenbach evidenzia inoltre che molti alpinisti esprimono timore per una seconda ondata di Covid-19 e dunque la potenzialità di dover affrontare una quarantena in Nepal. “Ciò che sto sperimentando con i miei clienti è che sono troppo preoccupati e preferiscono aspettare il prossimo anno, quando il peggio sarà passato. Quando probabilmente ci sarà un vaccino e la situazione finanziaria sarà più chiara. Di certo saranno pochi a voler affrontare ora questi rischi. Potremmo dover gestire piccole spedizioni in autunno. E questo dipende anche delle compagnie aeree, quali potranno volare in Nepal. Gli aerei decolleranno solo a patto di una vendita di un numero sufficiente di biglietti. Sinceramente la situazione mi lascia perplesso”. 

Altro problema sollevato da Furtenbach è come affrontare la presenza di un eventuale positivo in spedizione. Non è difficile immaginare la velocità di diffusione del virus in un campo base. A quote elevate il sistema immunitario appare deficitario, il corpo è già spossato dall’ipossia, dal freddo. “Non vorrei contrarre il Covid-19 con febbre alta e polmonite mentre sono in alta quota”.

In conclusione, la notizia di una ripartenza della stagione alpinistica in autunno giunge come segnale di speranza dopo un periodo nefasto. Ma bisogna avere chiara la realtà dei fatti:C’è troppo rischio per i clienti ma anche per gli operatori. Preferirei lavorare allo sviluppo di protocolli di sicurezza e di igiene da seguire a campo base per la prossima primavera, così da poter tornare in montagna con un piano definito. Una strategia e una idea di come affrontare il tutto. Al momento non sappiamo abbastanza di questo virus”. 

Primi turisti al campo base dell’Everest

Intanto dal Nepal arrivano le prime foto post lockdown di turisti al campo base dell’Everest. Nessuno strappo alla regola dei voli, semplicemente trattasi di una famiglia scozzese, di Aberdeen, costretta ad affrontare la quarantena in Nepal.

Julie e Kris Smith, insieme ai due figli Erihn, 9 anni, e Jacob, 4, sono partiti per il Nepal il 6 marzo scorso, con l’intenzione di affrontare un trek di 30 giorni da Kathmandu al CB dell’Everest. Si sono incamminati il 19 marzo ma, 5 giorni più tardi, per il Paese è scattata la quarantena. Piuttosto che optare per il rimpatrio, hanno deciso di proseguire. Nonostante la chiusura di ampie aree dei parchi nazionali, sono riusciti ad ottenere un permesso speciale per spostarsi nella regione e hanno così affrontato il lockdown con gli sherpa, soggiornando nelle teahouse. 104 giorni dopo l’inizio della loro avventura hanno raggiunto il campo base, il 30 giugno scorso. Decisamente la sensazione di essere gli unici al campo base resterà impressa nella loro memoria.

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