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Online il documentario sull’invernale solitaria di Jost Kobusch sull’Everest

Tra le spedizioni himalayane dello scorso inverno, la solitaria sull’Everest del giovane Jost Kobusch ha di certo catturato la maggiore attenzione da parte degli appassionati del mondo alpinistico. Una scelta ardita quella dell’alpinista tedesco che, non nuovo nonostante la giovane età ad esperienze in solitaria, ha deciso di affrontare il più elevato degli Ottomila seguendo delle regole precise: salire in stile alpino e senza ossigeno supplementare. Aggiungiamo anche il particolare della scelta di seguire una dieta vegan, come ci raccontava nell’intervista rilasciata in fase di partenza da Kathmandu verso il Tetto del Mondo.

Una spedizione avventurosa che, pur non avendolo portato in vetta ha rappresentato una sfida nei confronti di se stesso, oltre che della natura. Oggi abbiamo la possibilità di riviverla in un documentario dal titolo “Solo en El Everest”, disponibile fino al 3 agosto 2020 sul sito spagnolo di Arte.TV, con sottotitoli multilingue.

Nei 33 minuti di video, Jost descrive le motivazioni alla base della scelta di partire da solo e in pieno inverno per sfidare la vetta più alta del Pianeta. Non solo ragioni personali, quali il mettersi in gioco e valutare i propri limiti, ma anche lanciare un messaggio contro il turismo di massa, scegliendo pertanto di salire in una stagione in cui l’Everest diventa meta per pochi.

Una salita che lo ha visto sfidare i forti venti dell’Everest lungo la cresta Ovest, arrivando a una quota di 7360 metri prima di decidere di rientrare al CB, sul finire del mese di febbraio. “Avrei potuto andare oltre, ma il mio intuito mi ha detto di fermarmi”. Una decisione dettata dalla stagione alpinistica ormai al termine ma anche dalla stanchezza di una lunga spedizione.

Ma in fondo, come ci raccontava lo scorso dicembre, toccare quota 8848 m non è mai stato il suo obiettivo principale. “Per me non esiste il concetto di fallimento. Tocca fermarti e tornare indietro? Di certo hai imparato qualcosa. La vetta è un bonus, l’alpinismo è molto di più. È fatto di strategia, di tentativi, non è solo il raggiungere una cima. Il fallimento è quando molli. Nell’alpinismo nulla vieta che se torni sulla medesima montagna l’anno successivo, quel fallimento diventi successo. Insomma, fallimento è una parola che puoi usare quando metti un punto. Non quando hai ancora la possibilità di riprovarci”.

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