Gran Sasso e Coronavirus: il rifugio Franchetti chiude i pernotti
“A causa dell’epidemia di covid-19, a tutela degli ospiti e di chi lavora in rifugio, questa estate il rifugio Franchetti fornirà solo servizio di bar e ristoro ore 12, da mattina a sera” è questo il messaggio che compare sul sito del rifugio Franchetti, struttura posta a 2433 metri sul versante teramano del Gran Sasso. È il rifugio più alto tra quelli presenti sul massiccio ed è anche tra i maggiormente noti e frequentati.
Il comunicato prosegue specificando come non ci sia possibilità di eccezione, salvo situazioni di pericolo o emergenza. E aggiunge l’impossibilità a “compensare la mancata disponibilità di posti letto interni fornendo posti in tenda all’esterno” sconsigliando anche “il campeggio libero nei dintorni del rifugio, perché non sarà possibile garantire i servizi consueti, né assistenza in caso di brutto tempo, per la difficoltà di gestire in sicurezza flussi imprevedibili”. Una decisione che l’appassionato gestore Luca Mazzoleni, ha preso dopo aver attentamente valutato la situazione. “Ho preferito fare così per la tutela della salute di tutti”.
Luca, dopo quanto tempo sei arrivato alla decisione di chiudere i pernotti?
“È da inizio emergenza che cerco di immaginare come potrebbe essere l’estate e come si sarebbe potuta gestire l’accoglienza. Per noi questa decisione rappresenta un danno e anche un dispiacere, ma il rifugio è molto piccolo e con le attuali regole dobbiamo fare dei cambiamenti. Il personale deve essere meglio distribuito nelle stanze, non possiamo più stringerci in una cameretta. Avendo solo due camere, una va destinata a loro. Nell’altra avrei 12 posti letto, che si riducono a 4. Inoltre la sanificazione non è affatto facile in un rifugio, per quanto si possano introdurre nuove regole. Da noi è sufficiente che arrivi una persona senza sacco a pelo: dovrei fornirgli lenzuola e piumone che poi non Avrei modo di lavare in rifugio.”
È solo una questione di sanificazione?
“In rifugio hai una convivenza e una promiscuità continua. Non avere ospiti la sera ci consente di poter staccare fisicamente, ma anche mentalmente rispetto al virus. Finita la cena e igienizzato il tutto si può andare a dormire tranquilli senza dover ripartire subito di corsa la mattina presto a sanificare i bagni e le superfici che le persone possono aver toccato durante la notte.
Penso che così si tuteli meglio la salute di noi che lavoriamo in rifugio e, di conseguenza, anche degli avventori.”
Come mai nemmeno le tende?
“Fuori dal rifugio c’è poco spazio per allestire un campo tendato. Se ne possono mettere due o tre, gli altri devono andare sul ghiaione. Inoltre in questo poco spazio dovrò mettere dei tavoli per compensare i posti all’interno.
Fondamentalmente il problema è che le tende sono ingovernabili al Franchetti. Alle 18 il sole va dietro al Corno Piccolo e comincia a fare freddo, non puoi far cenare le persone fuori. Chi dorme in tenda quantomeno vuole cenare al rifugio, quindi mi ritroverei di nuovo in una situazione di difficile gestione con un sovraffollamento interno serale. Non posso nemmeno pensare di fare i turni perché ci vorrebbe troppo tempo per servire tutti. In più c’è la questione vento, che qui arriva anche a 150 orari quando soffia. Spicchetta tutto e genera una situazione di pericolo complessa da gestire.
Sarebbe una risorsa economica il pernottamento in tenda, ma ho sempre fatto fatica a gestirlo anche nelle normali stagioni, immaginatevi durante questa.”
Hai già quantificato la probabile perdita economica?
“Tra il 40 e il 50 percento. Quest’anno va così, ma c’è chi ha perso molto di più. A me basta riuscire a coprire le spese e poter garantire lo stipendio di cui hanno bisogno ai ragazzi che lavorano con me da tanto.”
Sarai costretto a lasciare qualcuno a casa?
“Per ora ho già confermato due terzi delle persone. Agli altri ho chiesto di avere un attimo di tempo per capire l’evolversi della situazione. Ci auguriamo che la curva sia a scendere, in questo caso potrei richiamare tutti.
Alla fine però il lavoro maggiore è quello del pranzo, ad agosto servono comunque sei o sette persone. Se poi la sera sono liberi, per una volta si riposeranno un po’ di più.”
Quando aprirai?
“In questi giorni salirò per fare delle ispezioni sul sentiero, che va sistemato, e poi andrò al rifugio per riattivare l’acqua. Fino a pochi giorni fa era ancora gelata. Se riesco a farla ripartire già dal 30 maggio conto di essere aperto tutti i fine settimana. Dal 20 giungo spero di poter aprire in modo continuativo, ma siamo ancora nell’incertezza.”
Chiudi al pernotto, ma il rifugio rimane come presidio di sicurezza…
“Ovviamente si. Per fortuna la Regione ha fatto sue alcune nostre richieste avanzate come coordinamento nazionale rifugi, gruppo centro Italia. È così stato normato quello che può essere l’eventuale accesso al rifugio o pernotto per emergenza. In questi casi io non mi faccio interamente carico delle responsabilità legate a un eventuale focolaio. Possiamo quindi far dormire e accogliere nel rifugio persone bisognose di aiuto.
Un’ovvietà, ma volevamo che a livello regionale (e magari anche nazionale) questo venisse messo per iscritto. Il rifugio è un presidio di pubblica sicurezza e non si può pensare che io gestore debba accogliere tutti a mio rischio, pericolo e totale responsabilità.”
Secondo molte fonti questo sarà l’anno della montagna, tu cosa pensi?
“Io sono sempre ottimista. Non so però cosa potrebbe accadere, e devo dire che sono molto curioso di andare avanti. Può essere l’anno della montagna perché qui le persone si sentono più libere e meno minacciate che in spiaggia o in altri posti. I rifugi rappresentano comunque un punto critico perché sono zone di concentrazione. Sono sempre stati affollati, soprattutto i rifugi più conosciuti come il Franchetti o il vicino Duca degli Abruzzi. Quindi ti ritrovi ad avere gli stessi problemi che esistono in altre zone, forse anche maggiorati.”
Come mai?
“Il rifugio è un luogo dove si mangia tutti allo stesso tavolo. A volte nei tavoli da 6 si sta in 8 o 10 e nessuno si lamenta. Adesso non può più essere così. Ci ritroviamo quindi con meno mezzi, ma la possibilità che salgano molte più persone. Agosto sarà probabilmente un periodo molto critico da gestire.
Potrebbe quindi essere l’anno della montagna, ma lo potremo ‘sfruttare’ fino a un certo punto.”
Cambierete il vostro servizio?
“Di certo non sarà come prima, cercheremo poi di applicare le normative arrivate in questi giorni. Sicuramente utilizzo di mascherine e gel disinfettanti. Faremo servizio al tavolo cercando di lavorare all’aperto, se la meteo lo permetterà. Continueremo a usare i piatti normali perché abbiamo l’acqua e la possibilità di disinfettarli. Se poi ci dovessero essere problemi mi attrezzerò con i prodotti biodegradabili.”
Sempre con una grande attenzione all’ambiente…
“Sono anni che non compriamo nulla di plastica, come credo avvenga nella maggior parte dei rifugi.”
Un’ultima domanda: se dovesse rientrare l’allarme durante la stagione aprirai anche ai pernotti?
“Nel momento in cui dovesse rientrare l’allarme aprirò ai pernotti il giorno stesso. Dovrò attrezzarmi per portare su alimenti e scorte che mi permettano di soddisfare l’esigenza, ma non sarà un problema. Per ora ho deciso di traslare di un mese il rifornimento in elicottero che solitamente faccio a inizio giugno, in modo da avere il tempo di organizzarmi e capire come potrebbe evolvere la situazione.”