Film

3 film ad alto tasso di adrenalina

La vita degli ultimi giorni ci vede un po’ pantofolai. Forse è il caso di ritagliarci una parentesi per tornare in parete, naturalmente senza spostarci dal divano di casa. Lo faremo grazie a 3 film in verticale ad alto, altissimo tasso di adrenalina, disponibili in streaming.

Free Solo

Se si è alla ricerca di adrenalina è inevitabile inserire in lista “Free Solo” (1h 40′, 2018), il pluripremiato documentario National Geographic, a firma dei registi Elizabeth Chai Vasarhelyi e Jimmy Chin sull’epica salita di Alex Honnold su El Capitan, senza corda né protezioni. La prima pellicola dedicata all’arrampicata ad aver conquistato un premio Oscar nella storia del cinema. Era il 2017 quando Honnold metteva a segno “la salita impossibile” lungo la via Freerider. Definizione sintetica di una impresa difficilmente ripetibile, che dà il titolo al libro “La salita impossibile. Free solo su El Capitan” (Corbaccio, 2019) di Mark Synnott che, accanto al film hollywoodiano, racconta questa avventura mozzafiato. La ricchezza del documentario della coppia Vasarhelyi – Chin sta nella capacità mostrata dai registi di saper mescolare nelle giuste proporzioni scene su roccia e analisi introspettiva del protagonista. Un Alex deciso nell’inseguire i suoi obiettivi su roccia ma al contempo timido, e innamorato della sua Sanni.

The Dawn Wall

Seconda opzione inevitabile della lista è “The Dawn Wall” (1h 41′, 2017), documentario dedicato alla realizzazione della prima libera della Dawn Wall su El Capitan da parte di Tommy Caldwell e Kevin Jorgeson. Una pellicola da molti considerata eccezionale, al pari se non migliore di “Free Solo”. Il film, prodotto dalla Red Bull Media House, racconta i 19 giorni trascorsi in parete nel gennaio del 2015 da Caldwell e Jorgeson, durante i quali il mondo è rimasto col fiato sospeso ad osservarli da lontano. Sono state necessarie quasi 3 settimane, sospesi sulla Sud di El Capitan, per liberare tutti i tiri e, il 14 gennaio, toccare finalmente la vetta.

La salita della Dawn Wall rappresenta in realtà un traguardo nella vita di Caldwell ma anche nel film stesso che, al di là di documentare tale impresa, ripercorre la biografia di Tommy. Lo fa attraverso un mix di video, foto e interviste realizzate a amici e familiari, realizzato dalle abili mani dei registi Peter Mortimer e Josh Lowell. Si parla del rapimento da parte dei ribelli kirghizi a 22 anni. Della perdita dell’indice della mano destra dovuta a un incidente domestico. E ancora di un matrimonio in frantumi. Eventi che lo hanno reso il climber che è ora. Un uomo forte in termini fisici e psicologici. La Dawn Wall ha rappresentato per Caldwell una sfida con se stesso, un progetto studiato nei dettagli per non fallire. In totale sono stati necessari 6 anni di studio e tentativi per portare a termine questa grandiosa impresa. Come in “Free solo”, anche in “The Dawn Wall” troviamo ampio spazio dedicato ai sentimenti, in particolare al valore dell’amicizia.

Meru

Come terza pellicola ad alto tasso di adrenalina abbiamo voluto andare sul sicuro, tornando alla coppia eccezionale di registi formata dai coniugi Jimmy Chin e Elizabeth Chai Vasarhelyi. Prima di realizzare “Free Solo” i due avevano già dimostrato la propria abilità nel portare sul grande schermo il mondo della montagna con “Meru” (1h 30′, 2015). La pellicola racconta l’avventura di tre alpinisti impegnati in un tentativo di scalata della “pinna di squalo” del Meru (6.660 m), una delle pareti più impervie dell’Himalaya indiano. Su questa parete alta oltre 400 metri, di puro granito, troviamo lo stesso Jimmy Chin, insieme a Conrad Anker e Renan Ozturk. Il trio è riuscito a completare l’impresa in 11 giorni.

A differenza dei nostri precedenti suggerimenti, vi consigliamo stavolta di recuperare una coperta per una ottimale visione. “Meru” ci porta infatti in un ambiente impervio, con temperature estremamente basse, al limite della resistenza umana. Come afferma infatti a inizio film lo scrittore Jon Krakauer, il Meru è l’anti-Everest. “Sull’Everest puoi assumere Sherpa per trasportare tutte le tue cose, per sistemare le corde, per affrontare la maggior parte dei rischi. Nessuno porterà la tua roba sul Meru – se ne hai bisogno, devi caricartela in spalla. E c’è necessità di un equipaggiamento notevole”. Non manca anche in questa pellicola lo spazio dedicato alla componente emotiva dei personaggi. Il protagonista di cui viene maggiormente esplorata l’intimità è Anker che, durante la salita ha un solo pensiero in mente: sopravvivere per poter tornare a casa da moglie e figli.

 

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3 Commenti

  1. Stranamente c’è un Meru (significante) vicino ad Arusha, sula via del Kilimanjaro.
    Come turbinano i pensieri.

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