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Così il coronavirus ferma le montagne di tutto il mondo

Lo scorso 11 marzo l’OMS dichiarava ufficialmente il COVID-19 una pandemia. Da emergenza confinata ad alcune zone geografiche, il coronavirus si è diffuso su scala planetaria, portando tutti i Paesi a seguire una linea d’azione congiunta, fatta di quarantene e restrizioni per il bene della collettività. Il mondo rallenta i suoi ritmi, e anche le montagne si fermano. Restare a casa è la regola ormai universale. Le montagne aspetteranno. È così che in Europa, Asia e America, si sta procedendo in maniera sequenziale a chiudere comprensori sciistici, parchi e accessi alle vette.

Europa

L’Italia ha fatto da apripista con la chiusura degli impianti sciistici su tutto il territorio nazionale a seguito del decreto dello scorso 9 marzo. Con l’aggiunta di un appello al buon senso dei cittadini, perché rinuncino alle attività in montagna per evitare di caricare ulteriormente di lavoro il personale medico impegnato in corsia.

A pochi giorni di distanza anche il Canton Ticino ha avviato la chiusura delle sue montagne. Nel corso di una settimana si è proceduto a fermare piste e impianti in Francia, Spagna, Andorra e Austria, dove sono state chiuse le stazioni sciistiche del Tirolo, del Salisburghese e del Vorarlberg. Nell’Est Europa è stato vietato l’accesso ai Monti Tatra, tra Polonia e Slovacchia. In Bulgaria i comprensori di Bansko e Pomporovo saranno chiusi dal 17 marzo fino, al momento, al 29 marzo.

Patagonia

Il 17 marzo l’Argentina ha optato per la chiusura di diversi parchi nazionali, tra cui il Parco Nazionale Los Glaciares, all’interno del quale si innalzano Cerro Torre e Fitz Roy. Una decisione oculata, in anticipo sui tempi di espansione della pandemia, per contenere al meglio la propagazione del virus. Accanto al Parco Los Glaciares risultano chiusi anche i parchi nazionali di Iguazú, Lanín, Nahuel Huapi, Los Alerces, Terra del Fuoco, El Palmar, Quebrada del Condorito, Chaco, Pre-Delta e Talampaya. A El Chalten è consentito l’accesso solo ai residenti e si è proceduto ad uno stop nelle attività commerciali, fatta eccezione per supermercati e farmacie.

USA

Numerosi i parchi nazionali degli Stati Uniti chiusi in maniera totale o con limitazione degli accessi. Il Parco Nazionale di Yosemite ha annunciato il divieto integrale di accesso a partire da venerdì 20 marzo. Nella giornata di sabato il Joshua Tree Park ha proceduto alla chiusura di strade e aree campeggio all’interno del parco, che resta però accessibile a ciclisti e escursionisti. Il Rocky Mountain National Park è integralmente chiuso ai visitatori, come Yosemite, dallo scorso venerdì.

Il Parco nazionale del Denali ha stabilito lo scorso 21 marzo di sospendere tutti i permessi di salita per la stagione 2020, che generalmente si estende dalla seconda metà di aprile a metà luglio. I sentieri resteranno invece aperti.

“A partire da venerdì 20 marzo, il Parco nazionale e la riserva del Denali hanno sospeso l’elaborazione dei permessi di arrampicata per qualsiasi spedizione che volesse tentasse una salita al Denali o al monte Foraker per la stagione alpinistica del 2020 – si legge nel comunicato ufficiale – . Inoltre, la Talkeetna Ranger Station Walter Harper rimarrà chiusa al pubblico fino a nuovo avviso. La stagione di arrampicata di Denali e Mt. Foraker si apre in genere a fine aprile e dura fino a metà luglio, anche se la maggior parte delle squadre iniziano le loro spedizioni a maggio e all’inizio di aprile, giugno. Ad oggi, nessun permesso è stato rilasciato per la stagione 2020. Considerando i lunghi tempi di risposta internazionali al coronavirus, i protocolli sociali per contrastarlo e le restrizioni legate ai viaggi, la direzione del parco ha determinato che è opportuno sospendere tutti i permessi per il 2020.

La salute e la sicurezza della comunità alpinistica, compresi i visitatori del parco, i dipendenti, i volontari e i partner, sono la nostra priorità numero uno. L’alpinismo in alta montagna richiede generalmente il trasporto su piccoli aerei e la condivisione di tende, attrezzatura da arrampicata e altre infrastrutture per i campi. Alla luce di questi e altri fattori, come la difficoltà di seguire i protocolli di igiene raccomandati in un ambiente montano, i funzionari del parco hanno stabilito che in questo momento non è possibile proteggere adeguatamente la salute dei ranger e di altre squadre di emergenza, piloti e gli scalatori. Tutti gli alpinisti attualmente registrati per scalare il Denali o il Monte Foraker avranno diritto al rimborso della quota di scalata e di entrata nel parco del 2020. Gli alpinisti registrati non devono richiedere un rimborso, ma verranno avvisati via e-mail nelle prossime settimane quando i rimborsi verranno elaborati.”

Canada

A partire dal 19 marzo, Parks Canada ha scelto di sospendere a tempo indefinito tutti i servizi ai visitatori dei parchi nazionali canadesi. “Verrà chiuso tutto ciò che ha una porta”, questa in sintesi la disposizione generale. Restano al momento aperte al pubblico le aree verdi, con invito ad evitare assembramenti. La provincia di Alberta ha invitato inoltre alla chiusura degli impianti sciistici.

Himalaya

La prima vetta a subire l’effetto coronavirus è stato l’Everest. Il Governo della Cina, Paese di origine della pandemia del Covid-19, ne ha stabilito la chiusura del versante Nord e la cancellazione dei visti precedentemente rilasciati, sono escluse dalle limitazioni le spedizioni interne cinesi. Decisione seguita a breve giro da quella del governo nepalese di procedere a chiudere anche il Sud, di fronte alla ufficializzazione da parte dell’OMS dello stato di pandemia. Al contempo si è proceduto a uno stop ai voli internazionali da e per il Nepal. Negli ultimi giorni, di fronte al crescere del numero di contagi, si è resa inevitabile per il Governo nepalese la scelta di disporre il lockdown generale. Medesima decisione intrapresa dal governo pakistano per l’area del Gilgit-Baltistan, regione in cui ricadono K2, Nanga Parbat e Broad Peak.

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