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Ancora troppa gente sui sentieri e scattano le denunce: “Restate a casa”

Sono tanti gli italiani che, di fronte all’emergenza coronavirus, hanno accettato di privarsi temporaneamente della propria libertà per il bene comune, restando a casa. Sono tanti gli appassionati di montagna che hanno rinunciato alle proprie passioni. Purtroppo non si tratta di tutti. Nonostante gli accorati appelli che da giorni giungono da più fonti, dal Governo, dal Club Alpino Italiano, dal Soccorso Alpino, c’è ancora troppa gente sui sentieri di montagna.

Da Nord a Sud, quotidianamente, le Forze dell’Ordine si ritrovano a dover richiamare cittadini che, approfittando della mancanza di un divieto assoluto di uscire di casa per svolgere attività all’aria aperta, si dirigono in zone boscate per fare ben più di una passeggiata di ristoro.

Troppa gente sui sentieri

In Piemonte negli scorsi giorni i militari del Reparto Carabinieri Parco Nazionale Val Grande hanno multato tre persone che si erano avventurate nell’area montana tra Ossola e Verbano: avevano necessità di fare una passeggiata, di isolarsi per una frazione di tempo dalla vita urbana, dallo stress del momento. Una necessità comprensibile e condivisibile ma al momento non accettabile. “La Val Grande per le sue caratteristiche – ha spiegato la Forestale – rappresenta un territorio non compatibile con una normale attività motoria. Alcuni percorsi del parco sono potenzialmente pericolosi e al di sopra dei 1.200 metri di quota le condizioni della copertura nevosa sono tali da ritenere particolarmente marcato il rischio di valanghe“.

In Lombardia il Soccorso Alpino della XIX Delegazione Lariana si è ritrovato a dover rinnovare il proprio appello a restare in casa. C’è ancora troppa gente sui sentieri, come ha evidenziato a Lecco Notizie Giuseppe Rocchi, capo stazione di Lecco, che si è fatto così portavoce di tutti i volontari del soccorso.

“Gente, state a casa! Sono troppe le persone che vanno ancora in montagna infischiandosene delle disposizioni del decreto ministeriale sul Coronavirus. Vero che, al momento, non è vietata l’attività all’aria aperta svolta singolarmente, ma c’è troppa gente in giro. Sul San Martino in particolar modo, dove anche la sera si vede gente salire e scendere con le pile frontali come se non nulla fosse. Non costringeteci a dover presidiare i sentieri col rischio di dover multare la gente”.

Il Soccorso chiede ancora una volta la collaborazione collettiva, ricordando che le montagne non scappano e che eventuali infortuni andrebbero ad aggravare una situazione di emergenza sanitaria già allo stremo.

Tagliare legna non è una necessità

Dalle Alpi agli Appennini la situazione non cambia. A Pescasseroli, nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, forse pensando di poter approfittare di condizioni di ridotta vigilanza durante l’emergenza coronavirus, due cittadini abruzzesi sono andati a fare legna in bosco, in località Prati della Zocca. Sono stati però individuati durante una perlustrazione coordinata da Guardiaparco e personale della Stazione Carabinieri Parco. Ammonta a circa 8 quintali la legna sequestrata assieme a una motosega. I due sono stati poi deferiti all’Autorità Giudiziaria per il taglio in assenza della prevista autorizzazione rilasciata dal Comune proprietario il taglio delle piante abbattute da agenti meteorici. Accanto alle motivazioni ambientali, sono stati anche sanzionati e deferiti all’Autorità Giudiziaria per la violazione del decreto ministeriale dello scorso 11 marzo, in quanto il taglio della legna non rientra nelle necessità urgenti e indifferibili.

Attività all’aria aperta. Così si rischia il divieto assoluto

Il Governo ha lasciato al buon senso degli italiani la definizione di quando e dove svolgere attività all’aria aperta, nel rispetto del decreto coronavirus. Di fronte al persistere di situazioni come quelle appena descritte, in cui la passeggiata di ristoro diventa una fuga in montagna, il ministro dello sport Vincenzo Spadafora annuncia la potenziale introduzione di un divieto ufficiale. “Credo che nelle prossime ore bisognerà prendere in considerazione la possibilità di porre il divieto completo di attività all’aperto. Abbiamo lasciato questa opportunità perché ce lo consigliava anche la comunità scientifica. Ma se l’appello a restare a casa non sarà ascoltato, saremo costretti anche a porre un divieto assoluto“.

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