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Nei ghiacci himalayani i metalli della Rivoluzione Industriale

L’inquinamento di origine antropica ha raggiunto l’Himalaya prima dell’avvio delle prime imprese alpinistiche. Questa la conclusione di uno studio condotto sul ghiacciaio Dasuopu, a quota 7.200 metri sul Plateau tibetano, durante il quale sono state rinvenute tracce di metalli risalenti alla Rivoluzione Industriale del 1780. Gli scoraggianti risultati di questa ricerca, la prima realizzata a una simile quota, sono stati di recente pubblicati sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas).

Metalli tossici del XIX secolo

Il team di ricerca dell’Università dell’Ohio, coordinato dall’italiano Paolo Gabrielli,ha ricostruito, attraverso analisi delle carote glaciali, l’andamento dei livelli di metalli nelle nevi perenni himalayane negli ultimi 500 anni. In particolare un incremento significativo della presenza di metalli tossici, quali antimonio, cadmio, cromo, molibdeno, nichel e zinco, è stato associato al periodo storico compreso tra il 1810 e il 1880. Ovvero in concomitanza con l’avanzare della Rivoluzione Industriale.

Tali sostanze, presenti nelle ceneri volatili derivanti dalla combustione del carbone sarebbero state trasportate dalle prime fabbriche londinesi per oltre 10.000 chilometri dal vento. Andandosi a depositare, attraverso la caduta della neve, fino ai 7.000 metri del Dasuopu.

Dopo il 1880 tali concentrazioni sembrano stranamente diminuire. Il fenomeno non è da legarsi a un decremento della produzione di inquinanti in Occidente. Piuttosto a cambiamenti avvenuti nella circolazione atmosferica e ad inverni particolarmente umidi in Europa. E ad una contemporanea minor deposizione di neve in Himalaya.

Particolare è il caso dello zinco, i cui livelli nel ghiaccio himalayano risulterebbero pari a 5 volte le normali concentrazioni rilevate in natura in epica post industriale. Il fattore aggiuntivo, che motiva le elevate concentrazioni, sarebbe da ricercarsi negli incendi boschivi appiccati su larga scala tra il 1800 e 1900. Soluzioni adottate probabilmente a scopo di deforestazione per ampliare le zone da dedicare a pascolo e coltivazioni.

Altra concentrazione significativa è quella del piombo nella seconda parte del XX secolo. In questo caso, come dichiarato da Gabrielli, la causa sarebbe da ricercarsi nell’utilizzo delle benzine addizionate con il piombo. Problema stavolta non solo europeo ma anche e soprattutto dell’Asia, dove a partire dagli anni Settanta ha preso il via una rapida industrializzazione.

Metalli, pesticidi, erbicidi

I metalli tossici si vanno così ad aggiungere alla lista degli inquinanti presenti nei ghiacci himalayani, che preoccupano la comunità internazionale a causa dello stretto legame tra nevi perenni e approvvigionamento idrico per le popolazioni locali.

La scorsa estate avevamo già analizzato il problema del rinvenimento di pesticidi ed erbicidi lungo la catena himalayana. Sostanze che, attraverso le acque di scioglimento, vengono rilasciate nelle acque dei torrenti. In tale sede si verifica un fenomeno di bioaccumulo nei tessuti dei pesci. Alimento che giunge infine in tavola, portando così la tossicità dall’aria, ai ghiacci, fino all’essere umano.

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